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Vicenza. Ospedali con pochi Infermieri, ma i laureati sono disoccupati. "Non era mai successo prima", l'allarme del NurSind

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 03/01/2014 vai ai commenti

NurSind dal territorioVeneto

03_20_gdv_f1_384 da IL CORRIERE DEL VENETO: VICENZA — «Una volta mancavano i laureati, ora mancano le assunzioni e ci sono pure infermieri disoccupati o precari». Le parole del segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, riassumono una delle preoccupazioni principali del sindacato di categoria degli infermieri. E cioè quella di veder crescere sempre più il numero dei giovani con una laurea specifica e veder calare, di contro, le assunzioni negli ospedali, dove comunque servirebbe un aumento del personale. Un trend registrato a livello nazionale e che si verifica anche nel Vicentino, dove sono circa cinquemila gli infermieri attivi nelle varie strutture ospedaliere e di assistenza: «Ma stimiamo - afferma Bottega - che ci siano circa 400 persone, per lo più giovani, con in tasca una laurea in Infermieristica e però disoccupati, con un lavoro precario in case di riposo oppure costretti a scegliere altri impieghi nell'attesa di un concorso pubblico. Ed è un fenomeno che non si era mai verificato anni prima». Ora, dunque, le cose sono cambiate. «D'altronde - spiega Bottega - il settore privato taglia i posti di lavoro e il pubblico riduce i posti letto, blocca il turnover, allunga l'età lavorativa. Di conseguenza, restano le carenze di personale, ma non ci sono assunzioni». La preoccupazione del NurSind emerge dalla fotografia che il sindacato scatta dell'anno appena concluso, durante il quale gli iscritti sono cresciuti del cinque per cento raggiungendo 1500 professionisti in provincia, di cui 700 solo nell'Usl 6 di Vicenza. Ma è proprio qui che il sindacato denuncia le difficoltà maggiori: «A differenza delle realtà in provincia dove le relazioni sindacali funzionano - osserva il segretario provinciale Andrea Gregori - in città ci sono difficoltà dovute alla mancanza di una figura che si occupi, a tempo pieno, delle relazioni sindacali. C'è il direttore amministrativo, che però svolge anche il ruolo di capo del personale, e dunque questo ha portato, per esempio, a non poter firmare l'accordo sulle risorse aggiuntive per le sostituzioni relative ancora al 2008». E ancora: «L'Usl 6 - afferma Gregori - non ha nemmeno una graduatoria pronta, e da tempo la chiediamo. Questa situazione non può più andare avanti ed è ora che l'azienda intervenga, colmando queste lacune». CORVEN_VICENZA(2014_01_03)_Page7 (A cura di G.M.C.)   [video width="600" height="480" mp4="/media/2014/01/tvanotizie0201201419300.mp4"][/video]     03_20_gdv_f1_384 da IL GIORNALE DI VICENZA: INFERMIERI, ALLARME DEL NURSIND "GIA' IN 400 SONO SENZA LAVORO"; Il segretario Gregori attacca l'Ulss: "Relazioni sindacali inesistenti" «All’Ulss6 mancano le relazioni sindacali. In13 anni non era mai accaduto. Non c’è un titolare e per i 3 mila 600 dipendenti è una grossa carenza. Con Alessandri firmavamo cinque accordi in un anno. Nel 2013 non siamo riusciti a firmarne neppure uno, anche se sul tavolo ne avevamo portati sei. Non si può avere un capo del del personale che sioccupa saltuariamente di queste cose. Incomprensioni e proposte ferme sono figlie di questa scelta strategica. Non è un caso. C’è una precisa volontà». La denuncia è dura, forte, e arriva dal segretario provinciale del NurSind Andrea Gregori. Sotto accusa un rapporto che non decolla. A essere preso di mira è il direttore amministrativo Roberto Toniolo, al quale il Direttore Generale Angonese ha affidato anche il compito di dirigere il personale. Secondo il NurSind, il sindacato di categoria largamente maggioritario al San Bortolo con i suoi 700 iscritti su 1462 infermieri, il doppio incarico non funziona, anzi provoca un deleterio immobilismo. L’accusa di Gregori non concede alibi: «Con l’Ulss 6 il dialogo è inesistente. Non è andato avanti neppure l’accordo sulle risorse aggiuntive per pagare gli straordinari ai turnisti, che pure è previsto dal contratto. Angonese pensa ad altro e Toniolo sarà bravo a far quadrare i conti, ma non ha il tempo per interessarsi di rapporti sindacali. Questo spacca anche i sindacati. Non c’è unitarietà, ognuno va in ordine sparso. È uno stallo che ci preoccupa». Per Gregori la latitanza riguarda solo l’Ulss del capoluogo: «C’è stata un’inversione di tendenza. In passato lo scontro avveniva con le Ulss periferiche, mentre il rapporto con Vicenza era agevole. Ora le risposte positive vengono dalle Ulss 3, 4 e 5, mentre l’Ulss 6 sembra più orientata a dividere gli interlocutori, ha assunto una posizione ideologica piuttosto che trovare soluzioni». Il segretario nazionale del NurSind Andrea Bottega porta dati a gittata più vasta sul fronte degli iscritti e della rappresentatività. «Nonostante la crisi del sindacalismo, nel 2013 siamo cresciuti. Oggi in Italia siamo 24 mila, il 10 per cento in più; nel Vicentino 1500, il 5 per cento in più. L’Aran ci annovera frale sigle ufficiali. Siamo l’unico sindacato di categoria a sedere sui tavoli di contrattazione nazionale, il primo di soli infermieri della sanità italiana, e, come Cgu Cisal, la quarta confederazione del pubblico impiego». Grossi problemi, invece, per l’occupazione: blocco del turnover, assenza di concorsi, crisi della sanità privata e riforma-Fornero hanno causato il crollo delle assunzioni. Oggi i giovani infermieri che entrano sul mercato non trovano lavoro e sono costretti a fare i precari nelle case di riposo o a riciclarsi come camerieri, commessi, badanti. In provincia, fra chi è a casa o ha rimediato un lavoro di fortuna si contano già 400 persone, e la domanda sempre alta per i corsi universitari andrà ad ingrossare la fila dei disoccupati. Anche qui accuse contro l’Ulss 6 da parte di Bottega e Gregori «Gravidanze e pensionamenti creano buchi improvvisi da coprire, ma l’Ulss 6 non ha neppure una graduatoria. Per le sostituzioni bisogna ricorrere alle altre Ulss vicentine, a Padova. Si perde tempo, mentre in ospedale si lavora in emergenza». Infine, le dotazioni standard per il fabbisogno dei reparti. «Il timore è che si punti solo a un contenimento dei costi. La carenza di infermieri nelle corsie non mette in condizioni di rispondere ai bisogni della popolazione». (a cura di Franco Pepe) GD20