Infermieri. Difficile conciliare lavoro/famiglia. Orari scuole poco flessibili, costi elevati baby sitter. Il sondaggio NurSind/Anaao
L’organizzazione di nidi e materne non è pensata per i genitori che lavorano, almeno non per quelli che lavorano in sanità: orari lavoro poco flessibili, spesso incompatibili con quelli delle scuole di infanzia ed i costi della baby sitter che incidono notevolmente su uno stipendio non adeguato al costo della vita.
E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da NurSind e Anaao Assomed Piemonte, somministrato ai propri iscritti, al fine di valutare le difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro.

Il Campione
La survey è stata lanciata on line nel mese di Dicembre 2019, hanno risposto 280 dipendenti rappresentativi di tutte le aziende della sanità piemontese. I numeri non eccessivamente elevati sono giustificati dall’ elevata età media dei lavoratori in sanità (54 anni per i medici e 51 per gli infermieri) che quindi determina un bacino non così esteso di coloro che hanno figli piccoli.
Il 71 % dei responders è di sesso femminile; il 37 % medico, il 56% infermiere, il 3,5 % dirigente sanitario.

Per il 58% dei responders il lavoro è organizzato su tre turni (mattino- pomeriggio-notte).
Disaggregando i dati per professione, lavora su tre turni l’80% degli infermieri ed il 33% dei medici, il 47% dei medici pur operando in orario ordinario (8.30-17), ha reperibilità notturne/festive.
Il 75% dei responders ha un figlio che frequenta la scuola materna ed il 25% l’asilo nido.
I risultati
Il 41,8% dei sanitari manda i propri figli in scuole d’infanzia/nidi privati.
La percentuale sale al 50% se consideriamo solo la categoria medica.
Si abbandona il pubblico non perché il figlio sia fuori dalle graduatorie delle scuole (alla domanda “hai fatto richiesta nelle scuole pubbliche e sei stato rifiutato” il 92% ha risposto “no“ ) ma perché si ricerca una maggiore flessibilità di orario che generalmente il servizio privato offre.
Il 60,5% dei responders infatti cerca orari più prolungati e maggiori aperture durante ponti/festività, solo una percentuale minore opta per il privato perché offre una maggiore qualità del servizio (9.8%) .
il 50% dei nidi e scuole d’ infanzia comunali NON offre il servizio di POST scuola, mentre il 44,5 % non offre quello di PRE scuola.
Le percentuali sono pressoché sovrapponibili per nidi e materne.
Orari così limitati non sono conciliabili con impieghi lavorativi che terminano dopo le 16.30 e iniziano prima delle 8 o che prevedono un tempo di spostamento scuola- lavoro.
Infatti nel 46% dei casi i genitori non riescono a prendere il figlio a scuola più di 1- 2 volte/ settimana, mentre quasi il 10% non riesce mai.
La collaborazione con i nonni pare fondamentale per riuscire a gestire la famiglia, anche se l’età media al primo figlio avanza e con essa anche l’età media dei nonni.
I nonni gestiscono i nipoti più tra gli infermieri (76%) che tra i medici (58%), mentre questi ultimi fanno maggiore ricorso alle baby-sitter (35,4%).
Anche in caso di lavoro festivo e notturno la gestione dei figli piccoli diventa critica:
nel 59% dei casi vengono accuditi dall’ altro genitore ma spesso vengono nuovamente in soccorso i nonni, più frequentemente se entrambi i genitori sono sanitari (36%) rispetto al caso in cui il sanitario sia uno solo dei due (27%).
Per il 21,8% dei responders che invece si affida alla baby-sitter, le spese familiari aumentano:
-se il 30% spende circa 100 euro al mese per il servizio di baby-sitting, il 36% supera le 500 euro mensili e tra i medici la percentuale di chi spende oltre 500 euro supera il 52%.

Ma le difficoltà non sono solo legate alla scarsa flessibilità degli orari di apertura, ma anche alle prolungate chiusure durante i ponti e le festività.
Poichè i servizi sanitari ospedalieri non chiudono durante i “ ponti” e da contratto a medici e infermieri sono garantiti solo 15 giorni consecutivi di ferie estive, i problemi su dove sistemare i figli nei periodi di chiusura estiva o per festività sono cogenti .
Infatti ben il 56.6% dei responders dichiara di avere molti problemi nel gestire i figli a Luglio ed Agosto, il 37,5% di averne un po’ e solo il 5,8% di non averne.
Difficoltà, e dunque risultati, analoghi durante i “ponti” e le festività.
Gli asili nido aziendali nelle ASL Piemontesi sono solo 3 (Aso Cuneo, Vercelli e Città della Salute di To) e quasi l’86% dei dipendenti auspicherebbe il servizio.
Quando viene chiesto di dare un voto da 1 a 10 alla compatibilità degli orari di asili nido/materne con gli orari del lavoro negli ospedali, il giudizio è pessimo:
media del 4 sia per nidi che per materne.
Dopo i dati sopra esposti, non stupisce poi così tanto che, considerando solo i problemi organizzativi che la genitorialità comporta, il 63% degli intervistati abbia risposto di aver avuto meno figli di quel che avrebbe desiderato.
Il dato è gravissimo ed allarmante.

Chi lavora in sanità, come probabilmente tanti altri lavoratori full time o su tre turni, auspica soprattutto un servizio comunale che si adatti alle mutate caratteristiche della società: dove le donne lavorano e quindi necessitano di vero welfare.
Ovvero di orari elastici e chiusure limitate.
Gli orari delle scuole come dimostrano i dati sono inconciliabili e si deve ricorrere ad alternative non sempre possibili.
Le difficoltà crescono ulteriormente poiché al disagio della turnistica, si aggiunge la chiamata al lavoro non programmata, che è abbastanza frequente soprattutto per gli infermieri.

Sempre più difficile, se non impossibile, ottenere un orario di lavoro ridotto e/o flessibile.
L’aspetto economico non è affatto di secondo piano ed è ancora più critico per gli infermieri.
Il ricorso alla baby sitter incide pesantemente sulle casse della famiglia, tenendo anche conto che le indennità legate al disagio della turnistica sono ferme al secolo scorso.
L’indennità notturna sia per i medici che per gli infermieri ad esempio è di 2,74 euro lordi all’ora. Il costo di una baby sitter come noto è molto più alto.
I nonni non sempre godono di buona salute e spesso ci si ritrova ad occuparsi anche di loro.
Il quadro che emerge dal sondaggio è desolante:
-l’organizzazione di nidi e materne non è pensata per i genitori che lavorano, almeno non per quello che lavorano in sanità
. Certo, sarebbe ancor meglio, a parità di stipendio, poter accudire i propri figli ottenendo orari di lavoro meno disagevoli o ridotti, ma questa è un‘altra storia che approfondiremo a breve.