COVID - 19. Una nave ospedale per l'emergenza CoronaVirus: Liguria e Sicilia pronte a dire Sì
L'emergenza CoronaVirus sta mettendo a dura prova il Servizio Sanitario Nazionale soprattutto nella sua capacità di poter offrire assistenza contemporaneamente a molti pazienti. Le misure restrittive rigide imposte dal governo hanno proprio la funzione di evitare che la curva dei contagi si impenni e con essa il numero di pazienti necessari di assistenza ospedaliera e soprattutto terapia intensiva.
Ecco allora prendere piede un'idea per niente bizzarra che vede in queste ore molto attivo un noto armatore che vorrebbe trasformare una delle sue navi in nave ospedale. Le navi del gruppo MSC candidate su cui si sarebbero accesi i riflettori sarebbero diverse a seconda della funzione cui dovrà assolvere il progetto che prevede opzioni diverse: nave appoggio per pazienti ordinari, nave quarantena per pazienti positivi al test oppure nave ospedale per pazienti con patologia Covid accertata. L'armatore Aponte di MSC dichiara di essere in grado di realizzare l'oneroso progetto in poche settimane, in collaborazione con la protezione civile e lo staff tecnico del Registro Italiano Navale Rina che devono indicare le soluzioni impiantistiche del caso.
Oggi l'Italia non possiede una nave ospedale pur avendo maturato una lunga tradizione che comincia il 17 maggio 1866 con l'entrata in servizio della prima nave ospedale italiana: il piroscafo Washington trasformato per accogliere 100 ricoveri. L'ultima nave ospedale in servizio per la Marina Militare è stata invece la Toscana, piroscafo usato durante la seconda guerra mondiale, famoso per aver trasportato gli esuli istriani a Venezia e demolita nel 1960. La storia è ricca di esempi e la nazione che più di ogni altra, per le sue mire di dominio dei mari, fin dal 1600 ha investito maggiormente in questa soluzione è sicuramente la Gran Bretagna.
Solo alcune nazioni hanno però proseguito lo sviluppo di progetti navali dedicati, come Stati Uniti ad esempio e questi ultimi posseggono forse le più attrezzate in servizio: navi USNS MERCY e USNS COMFORT. Nonostante Mercy nasca come petroliera nel 1975, i suoi enormi spazi hanno consentito una riconversione che ne fa uno degli ospedali più grandi e attrezzati tra i più blasonati della terra ferma.
Non abbiamo navi dedicate nonostante l'ammiraglia della flotta, nave Cavour, tra le sue quattro funzioni tattiche abbia anche quella di nave ospedale, capace di assicurare un valido supporto sanitario essendo attrezzata con un, ospedale di bordo costituito da 2 sale operatorie, 1 unità di terapia intensiva, 1 unità di rianimazione, 1 unità per il trattamento dei pazienti ustionati, 1 unità di diagnostica per immagini, 1 unità odontoiatrica, 1 farmacia, 1 laboratorio d’analisi, 3 sale degenza per un totale di 32 posti letto.
La costruzione di nuovi ospedali, come accaduto in Cina nei tempi che hanno lasciato sbigottito il mondo, è qualcosa di impensabile, mentre l'utilizzo di questa soluzione potrebbe rappresentare un valido aiuto al decongestionamento degli ospedali del Nord nella speranza che il Virus arresti la sua corsa e non apra a scenari più gravi.
Si tratta quindi di una soluzione ampliamente collaudata e di sicuro impatto e l’iniziativa posta in campo è sicuramente meritoria.
Potremmo fare dell’ironia facile su questa proposta e un po’ di umorismo ci farebbe anche bene; e allora vogliamo sperare che agli infermieri che vi andranno ad operare sia richiesta almeno la prova di nuoto e voga, come per l’iscrizione alla gente di mare; ci sarà poi forse una qualche indennità per il mal di mare?
C’è da augurarsi che l’iniziativa non nasconda una qualche operazione speculativa e veda presto la luce anche in chiave di ammodernamento delle risorse disponibili ed in ragione di emergenze simili cui, gioco forza dovremo abituarci.
Andrea Tirotto