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Covid-19. Siamo professionisti chiamati a scelte dolorose e silenziose. Daniele Carbocci NurSind a La Nazione

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La Redazione
Pubblicato il: 02/04/2020 vai ai commenti

CoronavirusLe interviste

Riportiamo integralmente l’intervista che Daniele Carbocci, segretario territoriale NurSind Pisa e membro del Direttivo Nazionale, ha rilasciato a La Nazione

 

 

Daniele Carbocci, Segretario del NurSind, qualcuno vi chiama Eroi, lei si sente tale?

No, anzi trovo, come molti miei colleghi, questa retorica fastidiosa. Sa chi sono davvero gli infermieri?

 

Chi?

Professionisti preparati che hanno studiato tanto e sono abituati a gestire, ogni giorno, situazioni critiche. Le malattie infettive sono il nostro pane quotidiano, ma non da un paio di mesi, ma da sempre. In questa pandemia ciò che ci spaventa veramente è la sua diffusine capillare.

 

La percezione del ruolo dell’infermiere nella società è cambiata. Quando tutto finitrà la sua categoria ne uscirà rafforzata?

Sinceramente? Temo di no.

 

Perché?

Lo sa qual era uno dei nostri più grandi problemi prima del coronavirus? Spesso, quasi ogni giorno, un infermiere o un medico veniva aggredito nel suo reparto o al pronto soccorso da un paziente. Oggi l’Italia si è accorta che il personale sanitario è un valore aggiunto, ma la memoria è corta.

 

Quanto è cambiata la vostra vita personale?

Stravolta, per molti di noi. Tanti infermieri hanno dovuto sostenere scelte dolorose e silenziose. Lasciare la casa con i genitori anziani. Vivere lontani dalla moglie che magari è malata. Dormire in garage o sul divano. E sa perché?

 

Dica.

Parlo con tanti miei colleghi, e la sensazione è sempre la stessa. Non abbiamo paura per noi, ma temiamo di portare la malattia a casa. E questo è un incubo.

 

Avete calcolato quanto rischia un infermiere oggi. Esiste una percentuale di rischio?

Che io sappia no. Dopo settimane di battaglie e di lotte per avere presidi specialistici, la situazione nei nostri ospedali pisani è migliorata. Chi lavora nei reparti Covid, per assurdo è ben tutelato. Se non si commettono errori si rischia pochissimo. Situazione diversa vivono gli infermieri nei reparti no-Covid. Qui la paura è che arrivi un paziente con un’atra patologia e che in un primo moneto non risulti positivo al tampone. Ma poi magari dopo giorni diviene positivo.

 

Pisa come se la sta cavando?

Stiamo reagendo al colpo piuttosto bene. La scorsa settimana è stata la più critica. Sono giuti da noi pazienti che non trovano più posto in altre zone della Toscana. Ad oggi abbiamo circa 180 ricoverati e diversi posti letto liberi in terapia intensiva.

Con tutto il rispetto per chi è stato male ed ha perso la vita, se questi fossero i nostri numeri e il peggio fosse davvero passato, potremmo dire che è andata bene, anche se…

 

Cosa?

Lo sa cosa le dico? Che questa pandemia esplosa 10 anni fa sarebbe stata più facilmente gestibile per il sistema sanitario. I tagli degli ultimi anni ci hanno indebolito. I politici de lo ricorderanno alla fine di questa emergenza?

 

Che cosa significa svolgere un turno di lavoro oggi per un infermiere?

Essere stanco. Lavorare dentro scafandri, completamente ricoperti e con difficoltà a respirare. Sono turni pesanti che ti segnano.