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Una palla al piede, simbolo del peso che gli infermieri sono costretti a portare. Il flash mob NurSind Lazio

 

Il commosso suono di una tromba nel silenzio surreale di una Roma assolata, comincia così il flash mob di NurSind Lazio, che stamattina si è tenuto davanti alla sede dalla Giunta regionale, e che va a chiudere un evento senza pari che ha toccato tutte le province italiane, unite in unico coro: non dimenticateci, non vogliamo tornare invisibili.

Decine di infermieri arrivati da ogni parte del Lazio e dalle regioni vicine, in un rispettoso silenzio hanno onorato i 40 colleghi morti, e poi hanno ancora una volta rivendicato il Diritto al riconoscimento economico e professionale.

Hanno messo una palla al piede legata alla caviglia per simboleggiare quel peso con cui sono stati costretti a lavorare prima e durante l’emergenza Coronavirus - spiega Stefano Barone, segretario territoriale NurSind Roma e membro del direttivo Nazionale -. Siamo stanchi delle promesse, da tempo chiediamo assunzioni, ma anche la giusta valorizzazione della nostra professione che, purtroppo, grazie al Covid ha dimostrato quanto sia importante per salvare vite. Ma anche il sistema sanitario regionale”.

Il flash mob è stata anche l’occasione per chiedere la risoluzione dei tanti problemi irrisolti che attanagliano la sanità laziale: demansionamento, aggressioni, precariato, scorrimento delle graduatorie,  stabilizzazioni istanze che, al termine del presidio, una delegazione ha potuto portare direttamente sul tavolo della segreteria dell'assessore Alessio D'amato, in attesa che il titolare della Sanità laziale possa incontrarli personalmente.