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30 mila gli operatori sanitari contagiati da Covid-19. La curva continua a salire. Perché?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 02/07/2020 vai ai commenti

AttualitàCoronavirusStudi e analisi

Mentre la curva dei contagi è in continua decrescita, le terapie intensive si svuotano ed i reparti Covid-19 chiudono nel giubilo generale, quello che continua a salire con qualche deflessione, è il contagio del personale sanitario: al 3 giugno, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Iss erano 28. 276 gli operatori sanitari contagiati, pari al 12% dei casi totali segnalati; al 30 giugno risultano essere 29.506, con un ulteriore incremento di 1.230 contagiati.

 

Una curva in controtendenza che dovrebbe destare preoccupazione, finché il contagio degli operatori sanitari non scenderà, le strutture sanitarie continueranno ad essere possibili focolai a dispetto del contenimento sociale del contagio.

Gli operatori sanitari stanno continuando a pagare a caro prezzo l’impreparazione organizzativa dell’emergenza, che ad oggi pensavamo fosse superata, supposizione smentita dai dati.

Dall’inizio della pandemia gli operatori sanitari sono stati cavie di protocolli inesistenti o distorti, adattati alla carenza di Dpi, in particolare mascherine e respiratori medici.

I documenti OMS che si sono succeduti in questi mesi hanno risentito di queste carenze, raccomandando e smentendo di volta in volta quale DPI utilizzare ed in quali casi.

Un modus operandi deleterio, visto che le linee guida dovrebbero essere basate sulle migliori evidenze scientifiche, lasciando poi ai singoli Paesi, la possibilità di definire le priorità in relazione alla disponibilità ed eventuali difficoltà di approvvigionamento.

Il carente approvvigionamento dei Dpi è solo la punta dell’iceberg: ad oggi mancano ancora un’adeguata formazione ed un’esecuzione sistematica dei tamponi agli operatori sanitari.

Si procede a macchia di leopardo in tutto il territorio italiano e spesso anche all’interno di regioni e perfino di Asl.

Manca una policy univoca su tamponi e test sierologici, forse per paura di indebolire gli organici?

Per operatori sanitari non intendiamo solo quelli che operano negli ospedali, ma anche quelli delle case di riposo o quelli che si occupano di assistenza domiciliare. Questo vuol dire mettere a repentaglio la vita delle fasce più fragili della società, ancora oggi, a 4 mesi dall’inizio dell’epidemia.

Auspico che questo dato non passi inosservato, è la sentinella che l’emergenza non è finita e risente ancora di una profonda disorganizzazione.

Andrebbero rivisti i documenti contenenti le raccomandazioni in tema di DPI, andrebbero garantiti sempre, ed infine andrebbe predisposto un piano che permetta a tutte le Regioni di effettuare i tamponi a tutti gli operatori sanitari.

 

Marialuisa Asta