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Nursind celebra la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio

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La Redazione
Pubblicato il: 10/09/2020 vai ai commenti

Lettere alla Redazione

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Vincenzo Raucci membro della segreteria NurSind Monza

Si celebra oggi, 10 settembre, la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. L’evento ha una storia ormai ventennale: nel 1999, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lanciò la sua prima campagna per la prevenzione del suicidio con il programma Supre. A questo programma era associato uno studio internazionale che aveva coinvolto paesi del mondo nei quali non era mai stata condotta alcuna ricerca sul problema, come la Cina, il Vietnam, l’Iran, il Brasile e il Sudafrica, e altri paesi con alti tassi di suicidio, quali l’Estonia, la Svezia e l’Australia.

Nel 2003, a Stoccolma, venne lanciata la prima Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. Un’iniziativa che in origine fu promossa dall’Associazione internazionale per la prevenzione del suicidio (Aisp) e che fu riconosciuta dall’Oms.

L’Aisp e l’Oms, che sono da sempre tra i principali promotori della celebrazione, affrontano tematiche relative al suicidio, alle sue cause e ai metodi di prevenzione.

La ricorrenza è sostenuta da diverse campagne e, in particolare per il 2017, dalla campagna “Take a minute, change a life” promossa da Aisp. La campagna è incentrata sul ruolo delle comunità nella prevenzione del suicidio. Le persone più esposte sono connesse a una comunità, a reti composte da colleghi, familiari o compagni di scuola.

Il suicidio è uno dei maggiori problemi nell’ambito della salute pubblica, con circa un milione di morti l’anno mentre sono venti volte di più i tenativi di suicidio. È una delle principali cause di morte nel mondo, in modo particolare tra i giovani. Affligge individui, famiglie, ambienti di lavoro, quartieri e assetto sociale. Il costo economico associato al suicidio e all’autolesionismo è stimato in centinaia di milioni di euro ogni anno.

Ogni membro della comunità può avere un ruolo fondamentale nel sostenere coloro che si trovano in difficoltà. Anche solo un minuto di tempo, la disposizione all’ascolto e alla condivisione di una storia, possono cambiare il destino di una persona che pianifica il suicidio, ma che molto spesso spera che qualcuno l’aiuti a fermarsi prima di compiere il gesto estremo.

Il suicidio è il risultato di una complessa interazione tra malattia mentale, povertà, abuso di sostanze, isolamento sociale, perdite, difficoltà relazionali e problemi di lavoro.

In particolare, gli eventi suicidari aumentano, nella popolazione, in conseguenza di un importante catastrofe. E non ha fatto eccezione l’evento catastrofico più importante, più drammatico e più destabilizzante di questo secolo, ovvero la pandemia da Covid-19.

“Il Covid-19 ha infettato più di 26 milioni di persone in tutto il mondo - spiega David Gunnell, docente di Epidemiologia e di Scienze della salute della popolazione dell'Università di Bristol - e ha causato più di 870 mila vittime fino a oggi, colpendo vite e i mezzi di sussistenza delle persone. C’è preoccupazione sull’impatto della pandemia sulla salute mentale e sul rischio di suicidio”.

Infatti, in base a quanto affermano gli psichiatri intervenuti al Convegno Internazionale di Suicidologia e Salute Pubblica, tenutosi di recente a Roma, da marzo a oggi in Italia si sono registrati 71 suicidi e 46 tentativi di suicidio che si ritiene siano connessi in maniera diretta o indiretta al coronavirus.

Gli esperti, onoltre, stimano un incremento del rischio di suicidi. Ecco perché per prevenirli, oltre a saperne riconoscere i segnali d’allarme, è necessario anche l’impegno dei media: una review di oltre 100 studi scientifici dimostra non a caso che parlare dei casi di suicidio in maniera corretta non solo non induce all’emulazione, ma può addirittura ridurre il numero delle vittime.