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Il Bisturi che non taglia e la Sanità fatta a pezzi

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 26/01/2016 vai ai commenti

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E così paradossalmente,il simbolo di un'Italia, la cui sanità è tagliata, lacerata, ridotta a brandelli è un Bisturi che non taglia più.

La denuncia arriva dall' Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani), che ha condotto un'inchiesta, coinvolgendo migliaia di chirurghi in tutta Italia.

Diego Piazza_Presidente dell'Acoi_ parla di una situazione che si perpetra da anni ormai, e che sta diventando pericolosa, la tendenza a cercare il prezzo più basso, i criteri di valutazione delle commissioni regionali alquanto discutibili, sono tutte variabili che hanno determinato l'acquisto di dispositivi medico_ chirurgici pessimi dal punto di vista qualitativo, a discapito della sicurezza e dell'igiene.

Ma cosa stanno facendo di questa Sanità allo sbaraglio?

Stanno cancellando ad uno ad uno tutti i Diritti fondamentali dell'uomo, stanno annientando il Diritto alla Salute, in nome della spending review, un colpo di spugna e l'articolo 32 della Costituzione è solo carta straccia, così come la Carta della qualità in chirurgia, in vigore dal 2007, che garantisce al cittadino, dal momento del ricovero alle dimissioni,massima qualità e sicurezza, oltre che informazioni, rispetto per le persone e le loro condizioni.

I 54 impegni contenuti nella Carta sono riassumibili in 7 principi: accoglienza, informazione, consenso informato, organizzazione, sicurezza , igiene.

Ed invece, la scarsa qualità dei bisturi non garantisce niente di questo al paziente, nessuna sicurezza, spesso l'operatore deve apporre più forza per incidere, e questo lo porta ad andare oltre l'intenzione del taglio; la mediocrità dello strumento ha reso impossibile la precisione chirurgica, e questo ha conseguenze sia sul piano estetico che su quello clinico, infatti l'aumento del trauma cutaneo, aumenta il rischio di contaminazione batterica della ferita.

Il Bisturi, simbolo della Malasanità, è solo la punta dell'Iceberg di tutto quello che non funziona più; e tutto in nome del Risparmio.

Ma davvero si risparmia acquistando dispositivi di scarsa qualità?

Tutt'altro, l'approvvigionamento di materiale di scarsa qualità è una scelta antieconomica, ad esempio, in uno stesso intervento è necessario utilizzare più bisturi, cosa che non si verificherebbe con un buon bisturi. Ma questo vale per qualsiasi cosa utilizzata nelle nostre unità operative, dalle siringhe ai guanti, per una semplice manovra si è costretti ad utilizzare più siringhe, perché non funzionanti in aspirazione; guanti che si bucano appena indossati.

Non è certo questo il modo di risparmiare, di attuare la tanto citata spending review, il processo non solo è l'antitesi della sicurezza per il paziente, ma è quanto mai dispendioso.

E mentre il bisturi che non taglia, rimbalza alle cronache, destando non poca indignazione, in questi giorni è stata presentata al Mef (Ministero dell' economia e delle finanze), alla presenza dei ministri Padoan e Lorenzin, l'Operazione di centralizzazione degli Acquisti della Pubblica amministrazione, trainata dalla sanità, che punta a realizzare un nuovo modello di aggregazione della spesa.

 

Nel 2016 si partirà con una spesa sanitaria su base annua, tra farmaci, dispositivi medici, pulizia, ristorazione e via dicendo.

A tal proposito si è espresso Assobiomedica, che non si dice contraria agli acquisti centralizzati, soprattutto se consentono di ridurre i costi amministrativi e burocratici.

Questo però non deve ridurre gli investimenti in prodotti ed apparecchiature mediche, che, non devono essere considerati beni di largo consumo, ma rappresentano fattori produttivi sofisticati, dalle cui caratteristiche e modalità di impiego dipende la qualità delle prestazioni di assistenza sanitaria erogata ai cittadini.

Ogni qualvolta si parli di spreco, si fa sempre eco alla tanto declamata siringa, come se fosse il principio e la fine di tutti i mali, eppure la siringa non è certo uno strumento banale sul quale risparmiare; una siringa presenta 20 diverse tipologie e altrettante gli aghi, che si differenziano a seconda dell'ambito di applicazione e hanno caratteristiche diverse ed in taluni casi anche sofisticate.

Allora va bene la razionalizzazione della spesa, ma non si può accettare la massificazione degli acquisti, perché non si può standardizzare su dispositivi ad alto contenuto tecnologico e spesso salvavita.

Da quanto si apprende, e da quanto tutti i giorni, riscontriamo nelle nostre realtà operative, di fatto questa massificazione esiste, a discapito della sicurezza dei pazienti, ma anche degli operatori, le cui manovre non sono più a garanzia della propria e dell'altrui incolumità.

Questo modus facendi è responsabile della grave denuncia mossa dall'Acoi in questi giorni, la denuncia del Bisturi che non taglia, ma che sta facendo a pezzi il Diritto alla Salute.

 fonte: Clamorosa denuncia dei chirurghi italiani: “I nostri bisturi non tagliano più. Colpa delle gare orientate solo al prezzo più basso” (da quotidiano sanità)