8 Marzo: La storia di Mamasika, la mamma delle donne vittime di stupro
Delle vere Eroine, la storia sovente non ne parla.
Le loro storie passano sotto silenzio, perché scomode, perché parlarne potrebbe significare aprire uno squarcio in “questioni” che, chi governa gli equilibri di questo mondo, vuole tenere celate agli occhi del popolo, che va formattato, omologato in un unico pensiero.
Viviamo di stereotipi e di storie costruite ad arte, vittime consapevoli di un'informazione pilotata, dove ogni tanto si apre una falla, attraverso la quale arrivano a noi storie che sconosciamo, orrori che pensavamo non esistessero, dove nascono e crescono delle Donne che meritano di essere raccontate e conosciute, per la loro forza ed il loro coraggio, per quello che hanno edificato a dispetto di immani crudeltà.
Così oggi , otto marzo, mi piacerebbe parlarvi di una Eroina di questo secolo, di Masika, conosciuta come Mamasika, la “mamma di tutte le donne del Congo”.
Nella Repubblica del Congo, dal 1993 ad oggi sono state violentate centinaia di migliaia di donne.
Secondo le statistiche del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa), nel Congo vengono commessi 1100 stupri al mese. Le violenze sessuali hanno cominciato ad essere praticate un maniera massiva a partire dalla prima guerra del Congo(1996-1997), terminata con la caduta del regime pluridecennale del dittatore Mobotu Sese Seko, ed hanno continuato ad essere commesse con intensità crescente durante la seconda guerra del Congo(1988- 2002).
Le violenze sessuali hanno colpito indistintamente donne e bambine, dai 4 mesi di età agli 80 anni.
Le guerre che hanno macchiato di sangue le terre del Congo, hanno fatto dieci milioni di vittime, e sono state particolarmente cruente, proprio perché caratterizzate dalle violenze sulle donne. Guerre come tutti i conflitti del mondo, nate nell'intento di depredare uno Stato, in questo caso il Congo, nel territorio che va dall' Ituri al Kalanga, ricco di diamanti, foreste e Coltan, minerale usato per l'elettronica. Dietro le guerre etniche, dietro sono ben nascosti i conflitti economici, dove i guerriglieri ribelli e le milizie congolesi sono solo pedine, usate per distruggere popolazioni intere, al fine di appropriarsi delle ricchezze del Congo, tanto preziose per il mondo Occidentale. Si calcola per ogni chilo di Coltan(usato per costruire smartphone, navigatori, airbag) muoiano due bambini.
E' noto come la violenza sui civili, oggi come ieri, sia stata usata ed è usata come strategia di guerra, come arma per punire la comunità colpevole di presunte cospirazioni con il nemico, per terrorizzare la popolazione, assoggettarla alla propria volontà.
In molti casi la violenza sessuale è stata usata come specifica strategia a lungo termine di annientamento del nemico: gli stupri sono stati perpetrati da soldati affetti da hiv con l'unico scopo di contagiare le donne e fa nascere figli malati.
Le violenze sessuali sono state sinonimo di genocidio, per l'eliminazione di un particolare gruppo etnico, attraverso la fecondazione di donne appartenenti all'etnia rivale con il conseguente “imbastardimento” della stirpe.
La brutalità delle violenze perpetrate sulle donne del Congo non ha precedenti, come non ha precedenti il silenzio che il mondo pone su quanto da vent'anni accade in quei territori; donne sottoposte a stupri di massa, violentate davanti alle loro famiglie, costrette a rapporti sessuali con padre e fratelli. Rapite, rese schiave sessuali dei loro carnefici, altre seppellite vive per rendere la terra più “fertile”.
Nonostante la guerra sia ufficialmente finita nel 2002 con gli accordi di Sun City(Sud Africa), i gruppi ribelli sono ancora presenti nel territorio, ed insieme alle forze armate congolesi sono gli autori tutt'ora del 65% delle violenze sessuali contro le donne. Inoltre le statistiche rilevano un preoccupante aumento dei casi di stupro commessi dai civili con un percepito senso di banalizzazione del reato di violenza sessuale.
La guerra del Congo trascina con sé dieci milioni di morti, milioni di bambini e di donne uccisi e stuprati e torturati nei modi peggiori.
Milioni di donne .. e tra loro un'Eroina, Masika Katsava, congolese, una donna minuta, ma capace di un coraggio e di una forza immensa, che ha attraversato l'inferno e all'inferno è riuscita ad aiutare altre donne che come lei, sono state vittime di così tanta barbarie, del peggior svilimento che si può dare ad una donna in quanto tale, carne da macello, carne da annientare, da usare per distruggere etnie e popolazioni.
Il 2 febbraio di quest'anno, il cuore di Masika si è fermato per un infarto, a pochi mesi dal suo cinquantesimo compleanno.
E' morta la coraggiosa attivista dei diritti delle donne, una donna che ha speso una vita intera ad aiutare le donne vittime di stupro
Ha un viso dolce Masika, e gli occhi velati di chi ha visto gli orrori di una guerra che dura da vent'anni, di chi ha vissuto sulla pelle quegli orrori: è stata vittima si stupro per ben quattro volte, il marito è stato ucciso, “l'amore della sua vita “, come lo chiamava lei; la madre è stata stuprata ed uccisa davanti ai suoi occhi. Le figlie sono state violentate, ha visto i guerriglieri infierire sul loro corpo , la maggiore delle due aveva appena quattordici anni, entrambe sono rimaste incinta, e nella foresta si sa, non c'è rimedio alle gravidanze non desiderate, Masika ha vissuto con le figlie il dolore di portare dentro il frutto della violenza, il seme dell'assassino.
Una donna che nel dolore e nelle drammaticità degli eventi che l'hanno attraversata ha trovato il coraggio di aiutare le altre donne, così nel 1999 fondò un'associazione, una casa di accoglienza per l'aiuto alle vittime della violenza. La sede era casa sua a Buganda, villaggio nella provincia del Sud Kivu, zona di conflitto.
Ascolto, assistenza sanitaria, questo offriva Masika alle donne; le ospitava, le curava, le insegnava un mestiere, le Restituiva una vita, quella vita che non volevano più, donne così segnate da desiderare la morte come liberazione dalla sofferenza, dall'orrore che avevano dovuto subire.
Masika, divenne mamma Masika, e per tutti divenne Mamasika, la mamma delle donne vittime dello stupro.
Sono 6000 le persone tra donne e bambini salvati da Mamasika, nelle cinquanta case di accoglienza fondate dalla donna.
“Ho deciso che dovevo fare qualcosa per rendere più forte me stessa e le altre donne. Per far tornare le donne ad essere quello che erano prima delle violenze”, disse orgogliosamente Masika a Dublino nel 2013, “uno stupro non è la fine, si può iniziare di nuovo, come ho fatto io. Nonostante tutto quello che ho passato, sono ancora in piedi, se ce l ho fatta io, possono farcela anche loro”.
Ha messo ogni giorno la sua vita a repentaglio, salvando la vita di altre donne, ha lottato contro i guerriglieri, ha avuto il coraggio di alzare la testa, a dispetto di chi si è preso il suo corpo e quello delle figlie, ha mantenuto viva la sua anima, la sua forza, che nessun uomo è riuscito a strappargli.
Queste sono vere Eroine, le Donne come Masika, di cui il mondo non parla, di cui il mondo tace sulla sua esistenza, perché il coraggio è contagioso, e le donne coraggiose sono da temere per questo mondo ancora troppo machista, che pensa ancora che la donna non valga niente, che sia un essere inferiore, su cui infierire, da ferire, violare e gettare in un fosso.
Masika è stata una Donna come poche, che ha saputo raccogliere ed accogliere tutte le lacrime amare ed il terrore di chi ha vissuto come lei all'inferno, facendone Forza.
“Non dobbiamo arrenderci. Dobbiamo risollevarci e vivere. Abbiamo il diritto di vivere”, diceva a tutte loro.
Il 2 febbraio al suo funerale, una folla immensa di donne l' ha accompagnata nel suo ultimo viaggio tra applausi e lacrime, c'erano tutte le figlie di Mamasika, erano lì per lei, erano lì grazie a lei.
A lei devono la vita le 6000 donne che ha salvato, e le generazioni a venire , figli delle donne che Masika ha reso libere.
In questo giorno dedicato alle Donne, al di là degli slogan, che tali restano e che passata questa giornata torneranno nell'oblio, il mio Omaggio va a Masika, ed idealmente poggio sul suo eterno riposo una ramoscello di mimosa.
Il mio Omaggio va a tutte le Donne che come lei hanno fatto grande il mondo nel silenzio di chi le ha dimenticate.
Le Donne che hanno avuto il coraggio di reagire , di vivere nonostante tutto, che hanno fatto del dolore forza per aiutare altre donne e renderle libere, a dispetto di chi le vuole ferite a morte.
Allora, non mi resta che dedicarti, forse troppo tardi queste parole, nella speranza che oggi tu sia un esempio per noi tutte, orgogliosamente Donne.
Ciao Mamasika, perdonaci, perdona quello che fino ad adesso è stato il nostro silenzio su quella che è stata la tua storia.
Fonte: Addio Masika: la donna che in Congo ha ridato una vita alle vittime di stupro