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NurSind Piemonte. Cara Lorenzin, si punisce chi opera per la salute e non si batte ciglio di fronte e morti evitabili. La lettera

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La Redazione
Pubblicato il: 19/02/2018 vai ai commenti

Piemonte

Il Nursind il Sindacato delle Professioni infermieristiche, a nome del Coordinatore Regionale Nursind Francesco Coppolella e del Segretario Territoriale di Torino Giuseppe Summa, scrive una lettera aperta al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in merito al caso dell'infermiere della centrale operativa del 118 di Grugliasco Agostinis Stefano, inviato in consiglio disciplinare da parte della sua Azienda Città della Salute e della Scienza di Torino, per aver segnalato ai carabinieri un reato punibile penalmente.

 

 

Gentile Ministro,                                                                                                                                     

la ringraziamo per quanto ha espresso nella sua lettera aperta agli infermieri, siamo anche noi convinti che l’elevarsi a rango di professione intellettuale non richieda un semplice cambio di denominazione. Il rango di professione intellettuale richiede passi culturali irrinunciabili in nome di quella “infungibilità” che per la prima volta un Ministro della Repubblica, nella sua persona, ha riconosciuto pubblicamente. La ringraziamo per questo, ma una professione intellettuale è per definizione autonoma e questo è il vero problema.                                                                             

Potremmo citare tutte le norme e la giurisprudenza sul tema, non sarebbe sufficiente.                       

Il termine “autonomia” è spesso troppo difficile da accettare e a dimostrarlo c'è più di caso meritevole della sua attenzione.                                                                                                           

In particolare, quello di Stefano, infermiere della Centrale Operativa 118 di Torino, “reo” di aver chiamato i Carabinieri per liberare l’ennesimo mezzo di soccorso sottratto alla cittadinanza, trattenuto in uno ospedale del Torinese per mancanza di barelle.                                                         

Un’azione che ha scatenato le ire dei Dirigenti di Pronto Soccorso e 118. La commissione disciplinare, convocata per giudicare l’operato del collega, si riunirà il 22 febbraio prossimo.     

 

Stefano Agostinis

 

 

Ricorderà, Signor Ministro, il caso dell’Ospedale di Nola: medici ed infermieri misero per terra i pazienti per mancanza di barelle e mentre l’amministrazione li deferiva alla commissione disciplinare, Lei li definì “eroi” per le condizioni in cui erano costretti a lavorare.                     

Vogliamo ricordare inoltre i casi di Raffaella NOVALDI, Gianfranco RUGGIU e Antonia LUCI (deceduta a Torino il primo gennaio 2018) che non sono vittime del fato ineluttabile ma della disorganizzazione posta in essere di fronte a eventi ciclici, stagionali e prevedibili.                     

 Strategie scellerate che perdurano nei loro effetti colpevolizzando chiunque alzi la testa o vi si opponga.Sfugge probabilmente anche ai manager più eruditi la definizione di “soccorso pubblico,” un’ambulanza serve per salvare vite umane ed è a disposizione dei cittadini. Non è proprietà del direttore del 118 men che meno del dirigente medico ospedaliero e ci piacerebbe assistere a pari veemenza nel richiedere provvedimenti nei confronti di chi ha tagliato i servizi, i posti letto e il personale.                     

La convocazione disciplinare in questo caso oltre a rappresentare un atto intimidatorio, ha avvallato un comportamento illecito giustificando che una barella venga trattenuta in Pronto Soccorso per ore. Ecco  Ministro, noi riteniamo che ci sia qualcosa di malato in un sistema che istruisce procedimenti così rapidi in nome di una “lesa maestà” inesistente, ma che non batte ciglio di fronte a morti che potevano essere evitate.                                                                                                                     

Riportiamo qui la frase della sua lettera che più di tutte ci ha colpito: “bisogna ridare dignità ai lavoratori e ad una professione che merita un grande ringraziamento da tutti noi per l’abnegazione e la professionalità che mette nel fornire giornalmente cure e attenzione ai soggetti più deboli.”       

La preghiamo di dar seguito alle sue nobili parole adoperandosi per il ripristino dello stato di diritto che qui parrebbe definitivamente scomparso. La dignità dei lavoratori, la salvaguardia della vita umana e la tutela dei soggetti deboli non valgono la difesa ad oltranza di dirigenti arroganti e di un sistema che sfoggia sempre più l’arroganza dell’impunità.