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Tour degli ex ospedali romani. La Raggi con Barone, NurSind Roma

Marco Piergentilidi
Marco Piergentili
Pubblicato il: 05/12/2020 vai ai commenti

LazioNurSind dal territorio

Prima al Forlanini, poi al San Giacomo. Il tour della Raggi, negli ospedali chiusi di Roma continua; la richiesta è sempre la stessa, riaprire le strutture, ormai da anni lasciate abbandonate.

La chiusura dell’Ospedale San Giacomo risale al 2008, quando il presidio fu vittima del piano di rientro della sanità laziale voluto dall’allora presidente di regione e commissario Piero Marrazzo, il quale decise di chiudere i battenti di uno degli ospedali storici della Capitale, oltretutto sottoposto poco tempo prima ad importanti lavori di ristrutturazione.

All’epoca partì la protesta di medici e infermieri e una manifestazione dei movimenti per il diritto all'abitare, stroncata da uno sgombero delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa. 

"La struttura è chiusa da diversi anni. E in tanti oggi siamo venuti qui per ribadire la necessità di riaprire e riattivare al più presto l'ospedale San Giacomo in modo che possa accogliere pazienti Covid a bassa e media intensità, ma anche svolgere funzioni ambulatoriali", ha spiegato la sindaca di Roma. È quello che i cittadini si aspettano. È una battaglia giusta che dobbiamo fare insieme" - ribadisce la Raggi.

La riapertura di poli come il San Giacomo o il Forlanini, infatti, potrebbero offrire nuove opportunità di accoglienza e di trattamento a bassa intensità di pazienti affetti da Covid-19 con un impatto economico notevolmente ridotto.

Secondo il Prof. Massimo Martelli, ex primario di chirurgia toracica al Forlanini, il quale la scorsa primavera aveva lanciato una petizione su Change.org, raccogliendo 120mila sottoscrizioni per la riapertura del nosocomio di Monteverde, “basterebbero piccoli accorgimenti per riattivare a stretto giro almeno duecento posti letto da dedicare ai pazienti Covid, perché l’impiantistica c’è ancora tutta", "a suo tempo il Forlanini accoglieva 4mila pazienti con la tubercolosi, quindi una malattia altamente infettiva”.

È d’accordo anche Stefano Barone, segretario provinciale del Nursind, presente assieme alla sindaca Raggi e al Prof. Martelli, durante le visite: "vedere una struttura di queste dimensioni, completamente abbandonata, è un vero schiaffo ad operatori sanitari e pazienti che ogni giorno fanno i conti con la carenza dei posti letto e il sovraffollamento dei pronto soccorso"

La riattivazione di queste strutture consentirebbe, inoltre, di non assistere al fenomeno di riconversione in unità operative Covid-19 di gran parte degli ospedali romani. Per far fronte alla necessità di assistere e curare persone affette da Sars-Cov-2, spesso vengono sacrificati gli altri servizi sanitari in particolar modo quelle attività destinate all’assistenza di malati cronici, i quali, di fatto,  perdono il diritto alla salute, con chissà quali effetti collaterali futuri. 

L’Ospedale San Giacomo fu donato alla città di Roma dal cardinale Antonio Maria Salviati. Il testamento lasciato dopo la sua morte, avvenuta nel 1602, sancisce la volontà di destinare il bene a fini sanitari.

Secondo quanto stabilito dalla regione Lazio l'ex ospedale San Giacomo diventerà una residenza per anziani”. Lo ha confermato l'Assessora Regionale al Bilancio, Alessandra Sartore, rispondendo nel gennaio 2019 in Consiglio alla Pisana a un'interrogazione dei consiglieri di Fratelli d'Italia sul futuro dell'ex nosocomio romano.

 

Alle critiche sul rischio di conversione in albergo della struttura, Sartore replica, "Si lavora a progetti sanitari, per esempio una Senior House.“

“Ai cittadini che hanno chiesto di avere di nuovo un ospedale, rispondiamo che non potrà più esserlo perché si è scelto di potenziare la rete delle periferie, e perché nell'area del centro di Roma vi è già il doppio dei posti letto previsti dalle norme nazionali. In dieci anni il numero di posti letto si è ridotto, quindi riaprire l'ospedale San Giacomo significherebbe chiudere un altro ospedale, come il San Filippo Neri. Inoltre la struttura non risponde alle misure antisismiche e non ha l'accreditamento".

Sorge spontaneo chiedersi il perchè se una struttura non risponde ai requisiti antisismici per l’accreditamento sanitario, può invece risultare idonea per la realizzazione di un progetto definito sanitario dall’assessora come una Senior House.