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Lombalgia presagio del CoVid? Potrebbe essere un sintomo precoce

Il caso di una paziente di Molfetta di 42 anni che ha scoperto il contagio dopo essere finita in pronto soccorso per le fitte.

L'infettivologo Angarano: "Accade soprattutto nelle giovani donne nella fase iniziale del Covid"

 

Medici e scienziati lo sanno bene: il Covid-19 può manifestarsi con dolori muscolari molto forti. "Da ossa rotte", rimarca il professor Gioacchino Angarano, lo specialista che prima di vestire i panni di consulente dell'Asl Bari per la riconversione dell'ospedale San Paolo è stato per anni al timone del reparto Malattie infettive del Policlinico. "Questi dolori molto forti si presentano specialmente nelle donne, anche giovani. E soprattutto nella fase influenzale dalla malattia, ovvero ai suoi esordi", conferma l'infettivologo barese.

Dolori muscolari. Forti, molto forti, dunque. Anche un mal di schiena importante. Come nel caso di Lucia, la donna di 42 anni di Molfetta che, secondo quanto riferisce La Gazzetta del Mezzogiorno, ha scoperto di aver contratto il Coronavirus dopo essere passata per il pronto soccorso dell'ospedale Don Tonino Bello. La storia risale a fine novembre.

"Ho iniziato improvvisamente ad accusare dolori molto forti alla schiena, ma inizialmente non mi sono preoccupata più di tanto", racconta la donna, che è madre di due bambine di otto e 10 anni.

"D'accordo con il mio medico ho iniziato ad assumere antidolorifici, ma senza ottenere alcun risultato. Anzi, le mie condizioni sono peggiorate", aggiunge. Non ha mai avuto i sintomi tipici del Covid. Niente febbre o raffreddore, niente tosse e nessuna perdita né del gusto né dell'olfatto. E così, senza sospettare il contagio, la 42enne va in pronto soccorso, dove il tampone rapido prima e quello molecolare dopo danno esito positivo. "Era il Covid". Ora la malattia non è che un ricordo: Lucia ne è uscita prima di Natale. Adesso sa che i dolori muscolari molto forti possono essere una spia del virus. "Dolori da ossa rotte", come dice il professor Angarano.

 

fonte: La Repubblica