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Infermieri svendesi: la FNOPI ne autorizza la cessione, ma a che prezzo?

di Daniele Carbocci, segretario territoraiale NurSind Pisa, membro del direttivo Nazionale

 

La salvaguardia della salute della popolazione…non passa attraverso la salvaguardia di un singolo atto tecnico”. Queste le parole del comunicato di FNOPI per una excusatio non petita all’indomani delle polemiche che sui social e non solo (anche OPI provinciali hanno scritto a Mangiacavalli) hanno portato addirittura ad una petizione che chiede le dimissioni della Presidente Mangiacavalli, rea di non aver preso una posizione contraria alla delibera veneta sull’OSS con formazione complementare e sull’accordo che prevede l’attribuzione dell’attività vaccinale a figure tecniche e biologi.

E’ chiaro che alla maggioranza degli infermieri sfuggono i motivi per i quali la dirigenza FNOPI non si opponga a questa politica delle “attribuzioni” ad altri delle competenze tecniche della professione infermieristica. 

E quello che più è grave è che non è dato sapere fin dove si voglia arrivare.

 

E’ possibile pensare che ogni atto tecnico, quand’anche sia semplice, ma ad oggi specificità infermieristica, possa essere attribuito ad altre figure supponendo che l’infermiere sia il supervisore di questi atti? Possibile pensare che sì, l’iniezione intramuscolare può anche essere considerata di per sé un atto di limitata complessità, ma è giusto che questo giustifichi il fatto che tutti possano essere autorizzati e in grado di farlo? 

E quanti e quali sono gli atti di scarsa complessità propri della professione infermieristica che possono essere ceduti ad altri? 

Abbiamo iniziato a cedere agli OSS, fra le altre cose, le medicazioni non complesse (?) e adesso, con la delibera del Veneto, anche l’esecuzione dell’Elettrocardiogramma.

E’ giusto? Ha un senso nell’attuale organizzazione dell’assistenza? C’è davvero una prospettiva reale che l’infermiere assuma un ruolo completamente diverso dall’attuale nel futuro dell’assistenza in questo Paese?

Conoscendo la realtà e quello che ci prospetta la politica, no, non pare proprio esserci un’evoluzione delle attività professionali infermieristiche nel panorama sanitario italiano.

Ed allora, hanno senso, benché teoricamente giustificate dall’attuale fase emergenziale, la scelta di FNOPI di non difendere, come altri ordini hanno fatto, gli atti tecnici specifici attualmente attribuiti dalla legge agli infermieri?

A Fnopi risulta forse che, ad esempio, i tecnici di neurofisiopatologia abbiano ceduto o vogliano cedere ad altri l’atto tecnico dell’esecuzione dell’elettroencefalogramma?

Risulta forse che i tecnici di radiologia abbiano ceduto o vogliano cedere ad altri l’esecuzione delle radiografie? In fin dei conti l’atto tecnico di schiacciare un pulsante è anche più semplice di fare una iniezione intramuscolare.

 

Risulta che i medici abbiano ceduto ad altri, senza colpo ferire, l’atto tecnico dell’intubazione orotracheale, mantenendone la supervisione? Direi di no viste le infinite polemiche succedutesi negli anni.

Fnopi ha notizia di quando l’atto tecnico dell’incisione chirurgica verrà attribuita ad altri e il medico “manterrà il processo e il governo di tale percorso”, per dirla con le parole di Fnopi?

 Il tutto magari dopo aver seguito un corso, rigorosamente in FAD.

 

Dice FNOPI che gli infermieri hanno già vissuto l’esperienza della “cessione di atti tecnici” da parte dei medici. Peccato che FNOPI non ricordi che questa cessione (peraltro ancora perlopiù in divenire…)  in realtà non ha ricevuto l’avallo della comunità professione dei medici, in primis dell’Ordine dei Medici. I quali l’hanno contestata e continuano ampiamente a contestarla. 

Invece, gli infermieri, cedono, pare molto volentieri parti delle loro specificità tecniche visto che se ne fa portavoce proprio il loro ordine professionale.

 

La dirigenza FNOPI ricorda che la maggior parte delle  altre 21 professioni sanitarie si sono evolute e “staccate” dalla professione infermieristica proprio per aver rivendicato, oltre agli aspetti intellettuali, anche gli atti tecnici specifici?

 

Chi non ricorda che, ad esempio, il tecnico della perfusione cardiocircolatoria, un tempo, era un infermiere? Così come il tecnico di neurofisiopatologia.

Come non ricordare che la quasi totalità delle figure professionali sanitarie esiste perché esiste un atto tecnico specifico che individua quella professione?

L’igienista dentale, non fonda il suo esistere sull’atto tecnico della pulizia dei denti?

E quanti esempi potremmo fare sul podologo, l’ortottista e via elencando le 21 professioni sanitarie. 

 

Onestamente quello che sfugge alla “massa”  degli infermieri, spaesati di fronte alla politica di FNOPI,  è la visione attuale e futura che la dirigenza Fnopi ha della professione infermieristica

Visione che di per sé può anche non essere completamente sbagliata, ma che ad oggi appare sicuramente non adatta all’attuale contesto organizzativo in cui operano gli infermieri.

Con il continuo ricordare al mondo che la professione infermieristica è una professione intellettuale, pare si stia perdendo di vista che intellettuale non significa che non si possano più usare le mani.

A questo proposito è emblematico che la maggior parte delle campagne pubblicitarie di FNOPI ritragga un infermiere con una cartelletta o un tablet in mano 

Si continua a “cedere” spazi propri della professione infermieristica ad altri con la “scusa” che l’infermiere deve evolvere. 

 

Ma evolvere verso che cosa? 

 

Gli atti tecnici sono propri di una professione. Anche quelli apparentemente più semplici.

Perché ogni atto tecnico specifico sottende una conoscenza altrettanto specifica delle conseguenze dell’atto stesso.  Ed è fondamentale che queste conseguenze siano chiare, lo siano per un semplice motivo: perché si è studiato abbastanza per conoscerle

Avallare decisioni per la creazione di figure che compiano atti sanitari con poche ore di corso e di tirocinio o addirittura con corsi FAD, non può essere condiviso, soprattutto da quella parte della professione che opera sul campo.

 

Se andiamo avanti così, difficilmente FNOPI potrà continuare a vantarsi di essere l’ordine professionale con più iscritti, perché se non si ripensano le strategie gli infermieri diverranno una categoria residuale, di “supervisori”,  magari a distanza, di figure di un’assistenza sempre più basata su atti tecnici non supportati dalle conoscenze cliniche.