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IL PICC TEAM e l’infermiere impiantatore…il valore aggiunto delle UO.

Gemma Maria Riboldidi
Gemma Maria Riboldi
Pubblicato il: 19/01/2023 vai ai commenti

Competenze avanzate - Cosa c'è già...Nursing

Di Dario D'Amata

 

La diffusione di accessi vascolari sempre più evoluti, nell’ottica di diminuzione delle complicanze (infettive, trombotiche), ha portato alla diffusione e alla creazione di team dedicati.

L’obiettivo è quello di prevenire il discomfort dei pazienti alle ripetute punture e di posizionare l’accesso ideale in base alla tipologia del paziente e alle cure necessarie.

Nasce in quest’ottica la figura dell’infermiere impiantatore.

Attualmente, da un punto di vista normativo, non esiste un percorso specifico ma alcune università si sono dotate di master, o corsi di perfezionamento, che permettono di acquisire le conoscenze teoriche e pratiche. Tali percorsi prevedono l’acquisizione di competenze quali l’utilizzo dell’ecografo per la venipuntura, la tip location e l’utilizzo delle linee guida più recenti. In Italia, attualmente, le linee guida di riferimento sono, oltre a quelle internazionali, emanate dal GAVACELT (Gruppo Aperto di Studio 'Gli Accessi Venosi Centrali a Lungo Termine', https://gavecelt.it/nuovo/).

È bene sottolineare che l’utilizzo dell’ecografo è necessario per una buona riuscita dell’impianto. Tale competenza rientra quindi all’interno delle competenze infermieristiche in quanto risulta necessario alla messa in atto della procedura assistenziale “posizionare il corretto accesso per la somministrazione della terapia”. Imparare ad utilizzare l’ecografia per la veni puntura permette di prevenire numerose complicanze come le punture accidentali di plessi nervosi o arteriosi, inoltre, risulta essere necessaria per stabilire a priori se la vena è ideale al posizionamento di un catetere senza tentativi infruttuosi e inutili.

A seguito di questi percorsi specifici sopracitati, gli infermieri, vengono abilitati al posizionamento di cateteri picc, midline e cannule periferiche lunghe nelle vene periferiche. Tale abilitazione porta pertanto all’individuazione, all’interno di un team, di una figura che oltre a svolgere una competenza avanzata, diviene un vero e proprio consulente degli accessi vascolari.

In tante aziende, con non poche difficoltà, nasce così il PICC TEAM.

Il PICC TEAM è una squadra a volte a completa gestione infermieristica che effettua l’impianto di accessi vascolari in bed side o ambulatorialmente; inoltre, questo TEAM di esperti, si occupa di consulenza sulla gestione e risoluzione di complicanze ed interviene in caso di prelievi difficili.

Gli infermieri che entrano a far parte del picc team vengono individuati tra quelli che hanno un percorso di formazione specifico e hanno effettuato un determinato numero di impianti certificati.

A volte, il personale dedicato al servizio di picc team non esplica il proprio lavoro solo all’interno di tale servizio, ma in associazione al lavoro all’interno di una normale UO, rappresentando un valore aggiunto all’unità stessa. Avere un infermiere impiantatore nell’equipe di reparto permette di avere una maggiore attenzione sugli accessi vascolari e, spesso, di azzerare il timing tra richiesta e posizionamento.

Ma entriamo ora nel vivo del lavoro dell’infermiere impiantatore e degli strumenti, oltre l’ecografo, indispensabili per svolgere il suo ruolo dandovi delle brevi nozioni sulle varie tipologie di accessi venosi di cui si occupa!

Gli accessi che vengono posizionati si dividono in:

  • Le cannule periferiche lunghe: cannule con lunghezza compresa tra gli 8-11 cm la cui punta rimane all’interno di un vaso del braccio. Possono essere usate per la somministrazione di soluzioni con Ph e osmolarità da vena periferica. 
  • Midline: cateteri venosi periferici la cui punta finisce in vena ascellare. Possono essere usati per la somministrazione di soluzioni con Ph e osmolarità da vena periferica.
  • PICC: cateteri centrali ad inserzione periferica, la cui punta finisce in giunzione atrio-cavale. Possono essere usati per la somministrazione di soluzioni acide, basiche e ad elevata osmolarità, e per eseguire il monitoraggio emodinamico.

È l’infermiere impiantatore a valutare il tipo di accesso necessario valutando l’anamnesi del paziente e la terapia infusionale in atto

Le conoscenze e gli strumenti subiscono una costante evoluzione in base alle nuove evidenze scientifiche a cui ne consegue una continua evoluzione delle competenze.

Ricordiamoci allora che se ciò che si fa è uguale a come si faceva dieci anni prima, cari infermieri, c’è un problema! L’infermiere impiantatore è frutto di questa evoluzione.