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NurSind. Aggressioni infermieri: il decreto ‘ad hoc’ è solo un inizio, servono misure strutturali

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 27/09/2024 vai ai commenti

AttualitàGoverno

 

Le aggressioni al personale sanitario, in particolare agli infermieri, sono un fenomeno sempre più preoccupante in Italia. L'urgenza di affrontare la questione ha spinto il Governo a predisporre nuove misure, culminate nella proposta di un decreto ad hoc per contrastare questa emergenza. A sottolineare l'importanza di questo passo è Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato infermieri NurSind, che ha espresso le sue considerazioni all'Adnkronos Salute.

"La decisione di procedere con un decreto specifico è un segnale importante della necessità di intervenire con urgenza per contrastare il gravissimo fenomeno delle aggressioni al personale sanitario", afferma Bottega. Gli infermieri, in particolare, sono tra i principali bersagli di queste violenze, poiché rappresentano la prima interfaccia tra i pazienti e i loro familiari. In un contesto di crescente tensione nei pronto soccorso e nelle strutture ospedaliere, sono spesso vittime di atti di aggressione, sia verbale che fisica.

Le misure del decreto: strumenti di deterrenza

La bozza del decreto che presto sarà discussa in Consiglio dei Ministri prevede una serie di misure deterrenti per arginare il problema. Tra queste, l'introduzione di presidi di polizia all'interno delle strutture sanitarie, l'installazione di telecamere di sorveglianza e l'inasprimento delle pene, con la possibilità di arresto in flagranza, anche differito, per chi commette aggressioni ai danni del personale sanitario.

Questi interventi puntano a creare un ambiente più sicuro per medici, infermieri e altri operatori sanitari, cercando di ridurre il numero di episodi di violenza. Tuttavia, Bottega avverte che la sola deterrenza non sarà sufficiente a risolvere il problema.

Le cause strutturali della violenza

"Come abbiamo ribadito nei giorni scorsi al tavolo del Ministero della Salute, i presidi di polizia e le telecamere sono strumenti importanti, ma rischiano di essere un palliativo se non si affrontano le cause strutturali che generano episodi di violenza fisica e verbale", spiega Bottega. Il sindacalista sottolinea la necessità di guardare oltre le soluzioni immediate, concentrandosi sulle radici del problema.

Secondo Bottega, la mancanza di personale e il sovraccarico di lavoro sono tra i principali fattori che alimentano il malcontento dei pazienti e dei loro familiari, portando a situazioni di tensione che spesso sfociano in aggressioni. Le lunghe attese nei pronto soccorso e l'impossibilità di ricevere cure tempestive alimentano la frustrazione, che si riversa sul personale sanitario, percepito come l'unico interlocutore disponibile.

La fuga degli infermieri e la carenza di personale

Un altro aspetto cruciale, secondo il segretario NurSind, è la carenza cronica di personale. "Assumiamo personale e valorizziamolo per impedirne la fuga. Solo così si potranno coprire le esigenze del territorio e alleggerire in primis i pronto soccorso", afferma Bottega. Negli ultimi anni, molti infermieri hanno lasciato il sistema sanitario pubblico, attratti da opportunità migliori all'estero o nel settore privato, aggravando ulteriormente la crisi delle risorse umane nel sistema sanitario italiano.

Un incremento del personale infermieristico potrebbe non solo migliorare le condizioni di lavoro degli operatori sanitari, riducendo il burnout, ma anche rendere più efficienti i servizi sanitari, contribuendo a ridurre le liste d'attesa. In questo modo, si potrebbe dare una risposta più tempestiva ai bisogni di cura di una popolazione che invecchia, come quella italiana, arginando così anche il fenomeno delle aggressioni.

Una risposta completa al problema delle aggressioni

Il messaggio che emerge dalle parole di Bottega è chiaro: il decreto rappresenta un passo importante, ma non può essere l'unica risposta. Le misure di sicurezza e deterrenza, come i presidi di polizia e le telecamere, sono necessarie per proteggere gli operatori sanitari nel breve termine. Tuttavia, senza un intervento strutturale che risolva i problemi legati alla carenza di personale e al sovraccarico del sistema sanitario, il fenomeno delle aggressioni rischia di ripresentarsi con la stessa gravità.

Per Bottega, la vera soluzione risiede in un piano di lungo termine che preveda non solo nuove assunzioni, ma anche una valorizzazione delle figure professionali, garantendo condizioni di lavoro adeguate e una maggiore soddisfazione professionale. Solo così sarà possibile creare un sistema sanitario più sicuro ed efficiente, in grado di rispondere alle sfide di una società in continua evoluzione.