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A processo l’infermiere che causò la morte di una paziente con un mix di talofen e valium

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 18/11/2021

AttualitàCronache sanitarie

E’ entrato nel vivo il processo che riguarda un infermiere 53enne, accusato di aver causato la morte di una paziente, con un mix di farmaci.

La vicenda

I fatti risalgono all’autunno del 2016, e riguardano reparto di Lungodegenza dell’ospedale di Cervia. La vittima è una paziente 66enne che morirà la notte del 26 settembre, per un mix di talofen e e Valium, iniettati dall’infermiere senza che vi fosse la prescrizione medica, oggi accusato di omicidio colposo e abuso della professione medica.

 

Il processo

A deporre davanti al giudice è la collega che quella notte era in turno con l’imputato, l’unica ad averlo visto preparare e somministrare per via endovenosa un mix Valium e Talofen.

 

Si legge sul Corriere Romagna: l’infermiera, originaria di Forlì, all’epoca aveva 27 anni ed era al primo incarico in un ospedale. C’era lei di turno nel settore in cui era ricoverata la 66enne, «paziente obesa e diabetica, ma lucida e in attesa di essere dimessa di lì a poco». Quella sera la degente non riusciva a dormire. «Le somministrai una compressa di Halcion (un farmaco per trattare l’insonnia, ndr), previsto dalla cartella clinica, ma continuava a non prendere sonno». In quel frangente il collega sarebbe entrato in stanza: “Vuoi dormire? Se vuoi ti aiuto io”, le avrebbe detto prima di andare in guardiola a preparare la siringa. «Mi opposi, gli dissi di aspettare, lo seguii, lo vidi aspirare la fialetta di Valium e tornare nella stanza, praticando l’iniezione in bolo, nel catetere della paziente. Ero preoccupata – ha ricordato in aula – ma la sua sicurezza mi tranquillizzò».

Erano ormai passate le 22.30 quando in reparto si accorsero che la 66enne era deceduta. «Lo vidi rientrare in stanza e andai anch’io, sorprendendolo tentare di sentirle il polso carotideo». La signora, tuttavia era ormai morta, «pallida, con la bocca semiaperta e i parametri vitali irrilevabili». L’unica cosa da fare era chiamare il medico di turno, che constatò subito il decesso mentre ancora l’infermiere «stava praticando un blando massaggio cardiaco».