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Vancomicina e cateteri midline: uno studio conferma i rischi, ma la pratica è ancora diffusa

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 23/07/2025

Professione e lavoroStudi e analisi

 

Un’analisi multicentrica smentisce la sicurezza della vancomicina nei midline, confermando un aumento di complicanze gravi e fallimenti del dispositivo. Tuttavia, il farmaco continua a essere utilizzato in quasi un paziente su cinque.

 

Nonostante le raccomandazioni contro l’uso della vancomicina nei cateteri midline per terapie antibiotiche parenterali domiciliari (OPAT), una nuova analisi su oltre 3.300 pazienti conferma che questa pratica è ancora frequente — e potenzialmente pericolosa. Lo studio, condotto dal Michigan Hospital Medicine Safety Consortium e pubblicato secondo le linee guida STROBE, evidenzia un rischio significativamente aumentato di complicanze maggiori tra i pazienti trattati con vancomicina tramite midline rispetto a quelli che hanno ricevuto altri antimicrobici.

I numeri dello studio
Dal gennaio 2017 all’agosto 2024, sono stati analizzati 3.317 pazienti dimessi dall’ospedale con un catetere midline per OPAT. Il 18% (597 pazienti) ha ricevuto vancomicina. I gruppi erano simili per durata della terapia (mediana di 11 giorni) e per tempo di permanenza del catetere.

Tuttavia, le complicanze sono state molto diverse. Le complicanze maggiori (infezioni del sangue correlate al catetere – CRBSI – e trombosi venose – CR-VTE) sono state registrate nel 4,5% dei pazienti trattati con vancomicina, contro solo lo 0,8% degli altri. Il rischio relativo, dopo aggiustamenti statistici, è risultato quasi quintuplicato (HR aggiustato 4,82). Ancora più allarmante: il rischio di CRBSI era 8 volte superiore tra i pazienti trattati con vancomicina.

Anche le complicanze minori (infiltrazioni, migrazione della punta, ostruzioni, dislocamenti) e il fallimento del dispositivo (rimozione prematura) erano significativamente più frequenti nel gruppo vancomicina (12,2% vs 7,2%; HR aggiustato 1,75).

Linee guida confermate, ma non seguite
Le attuali linee guida sconsigliano l’uso della vancomicina nei midline per via della sua natura irritante e potenzialmente vescicante. Eppure, lo studio ha evidenziato che 1 catetere midline su 5 viene ancora usato per infondere vancomicina, spesso anche con il coinvolgimento di specialisti in malattie infettive (nel 85% dei casi).

Cosa significa per la pratica clinica
Questi dati pongono interrogativi cruciali sulla gestione dell’antibioticoterapia in regime domiciliare. La scelta del dispositivo e la compatibilità dell’infuso dovrebbero essere rivalutate attentamente per ridurre il rischio di complicanze evitabili.

Il messaggio è chiaro: l’infusione di vancomicina attraverso cateteri midline è associata a un rischio clinicamente e statisticamente significativo di complicanze gravi. È necessario un cambiamento nella pratica clinica, in particolare alla luce della disponibilità di valide alternative antibiotiche sia orali che endovenose.

Conclusioni
Lo studio evidenzia un’urgenza di allineare la pratica clinica alle evidenze scientifiche. Serve maggiore consapevolezza tra infermieri, infettivologi, farmacisti e team di accesso vascolare. Solo una collaborazione multidisciplinare potrà garantire la sicurezza dei pazienti trattati a domicilio.

 

da: Paje D, Walzl E, Heath M, et al. Safety of Vancomycin Use Through Midline Catheters for Outpatient Parenteral Antimicrobial Therapy. JAMA Intern Med. Published online July 21, 2025. doi:10.1001/jamainternmed.2025.3110