Aviaria nel latte. Il virus è arrivato fino a noi: la mortalità supera il 40 per cento
IL virus dell'aviaria che è stato recentemente individuato negli allevamenti intensivi degli Stati Uniti, ha varcato le soglie dei supermercati, infettando anche il latte pastorizzato in vendita. Questo allarme scaturisce da una serie di scoperte che sollevano domande cruciali sulla nostra sicurezza alimentare e sulla potenziale minaccia di trasmissione inter-specie.
Attualmente, ci troviamo di fronte a una situazione di incertezza: i test utilizzati, come la Pcr, non consentono di distinguere se il virus presente nel latte sia attivo o costituito da frammenti. Tuttavia, è improbabile che il virus sopravviva alla pastorizzazione, che raggiunge temperature fino a 85 gradi Celsius. Nonostante ciò, la prospettiva di una contaminazione del latte solleva legittime preoccupazioni riguardo alla sicurezza alimentare.
Il professore Massimo Ciccozzi, esperto di Epidemiologia e Statistica Medica presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma, mette in guardia sul potenziale rischio di trasmissione inter-specie. Fino ad ora, gli esseri umani si sono ammalati principalmente attraverso il contatto diretto con gli animali infetti, ma non è mai stata confermata la trasmissione da uomo a uomo. Tuttavia, se ciò dovesse verificarsi con il virus dell'aviaria, con una mortalità superiore al 40%, le conseguenze sarebbero disastrose.
L'aviaria ha già dimostrato una capacità di adattamento, con casi confermati di trasmissione ai mammiferi, incluso il bestiame, e ora al latte. Questo indica una pericolosa fase di transizione del virus che potrebbe raggiungere gli esseri umani. L'esperienza con il Sars-Cov2, responsabile della pandemia da Covid, ci ricorda quanto sia importante affrontare tempestivamente e efficacemente queste minacce virali.
I numeri parlano chiaro: dall'inizio del 2003 all'aprile 2024, l'OMS ha registrato 889 casi umani di influenza aviaria in 23 paesi, con un tasso di mortalità del 52%. In Italia, sono stati confermati 11 nuovi focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità nel 2023, e un altro nel 2024.
La priorità attuale è contenere la diffusione del virus e prevenire ulteriori trasmissioni. Questo richiede un'identificazione tempestiva degli animali infetti, la distruzione sicura del latte contaminato e il monitoraggio costante degli allevamenti. È essenziale anche lo sviluppo di vaccini per il bestiame e una riconsiderazione delle politiche agricole, specialmente negli allevamenti intensivi.
Il virus dell'aviaria, come tutti i virus, cerca costantemente nuove "nicchie ecologiche", e attualmente la nostra specie è quella più vulnerabile. È fondamentale impedire al virus di trovare terreno fertile negli esseri umani, poiché una mutazione che lo renda trasmissibile tra persone potrebbe portare a conseguenze catastrofiche.
Il rischio è reale e richiede una risposta coordinata e decisa da parte delle autorità sanitarie e degli attori del settore agricolo. Solo affrontando questa minaccia con determinazione e cooperazione possiamo proteggere la salute pubblica e prevenire una potenziale catastrofe.