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Totò Schillaci. Le notti magiche, il sogno di farcela, il cancro al colon retto

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 19/09/2024 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

E’ morto ieri 18 settembre, a 59 anni, per un tumore al colon-retto Totò Schillaci.  Il suo nome è legato per sempre a quelle "notti magiche" dei Mondiali di Calcio del 1990, quando la sua grinta, il suo talento e la sua straordinaria capacità di far sognare un'intera nazione ci fecero credere in qualcosa di grande.
Totò non era solo un campione, ma un simbolo di speranza e di unità. Era l’uomo che ci fece vivere una delle estati più belle della nostra storia, una stagione in cui sembrava che tutto fosse possibile, in cui il calcio riusciva a farci sentire più vicini, più forti, più ottimisti. Attraverso i suoi gol, abbiamo sentito la felicità collettiva e quella voglia di costruire un futuro migliore, un futuro che all’epoca ci sembrava alla portata di tutti.
Schillaci ha incarnato lo spirito di quegli anni: il desiderio di emergere, la capacità di credere nei propri sogni, anche quando sembravano impossibili. Con lui in campo, sentivamo di poter affrontare il mondo. Oggi piangiamo non solo un grande sportivo, ma anche un uomo che ha reso più luminose le nostre vite, anche se solo per un breve ma intenso momento.

Schillaci, le cui condizioni sono peggiorate giorni fa, era seguito dall'equipe del reparto di pneumologia. Le ragioni specifiche del suo ricovero non sono state rese note, ma l'ex bomber aveva subito in questi anni due interventi per tumore colon-retto, che gli venne diagnosticato all’inizio del 2022.
I tumori del colon-retto sono la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne (Rapporto “I numeri del cancro in Italia 2023”)
Il tumore è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che riveste l’ultima parte dell’intestino.
Il Rapporto stima per l’anno 2023 50.500  nuovi casi (26.800 negli uomini e 23.700 nelle donne, in crescita rispetto al 2022.
Per quanto riguarda la mortalità, il Rapporto evidenzia  che i maggiori vantaggi in termini di morti evitate in tutto l’arco temporale 2007-2019 per il tumore del colon-retto è negli uomini di -16.188 morti, (-10,8%). Nelle donne il dato è -11.067 morti, (-8,9%).
Nel 2022, sono stati stimati 24.200 decessi (uomini = 13.000; donne 11.200)
Il dati del Report “I numeri del cancro in Italia 2022” indicano la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi pari al 65% negli uomini e 66% nelle donne, la percentuale sale rispettivamente al 77% e al 79% se si considera la probabilità di vivere ulteriori 4 anni dopo aver superato il primo anno dalla diagnosi.

Il tumore del colon-retto è un cancro che si forma nei tessuti del colon (la parte più lunga dell’intestino crasso) o del retto (la parte dell’intestino crasso più vicina all’ano). Colon e retto fanno parte dell'intestino, l’organo che assorbe le sostanze nutritive assunte con il cibo. Ha l’aspetto di un tubo cavo la cui lunghezza varia da persona a persona tra i 4 e i 10 metri, ma in media è lungo 7 metri. L’intestino è suddiviso in due parti che hanno funzioni diverse: l’intestino tenue e l’intestino crasso. L’intestino tenue ‒ o piccolo intestino, a sua volta distinto in duodeno, digiuno e ileo ‒ ha la funzione di portare a termine la digestione iniziata in bocca e proseguita nello stomaco, cui è collegato tramite il duodeno. La funzione principale dell'intestino crasso ‒ o grosso intestino ‒ è invece di assorbire acqua per compattare le feci. L’Intestino crasso comprende colon ‒ a sua volta suddiviso in colon destro o ascendente (con il cieco e l'appendice), colon trasverso, colon sinistro o discendente e sigma ‒ e retto, che termina infine nel canale anale.
Come tutti i tumori, anche il tumore del colon-retto è una conseguenza della crescita incontrollata di cellule, in questo caso di quelle epiteliali della mucosa che riveste internamente la parte interna dell’intestino.

I tumori dell’intestino nascono soprattutto nel colon e nel retto, mentre i tumori del piccolo intestino e del canale anale sono molti rari (2-3 per cento di tutti i tumori del tratto digerente). I tumori del colon sono quasi tre volte più frequenti dei tumori del retto, e si manifestano con modalità diverse sia a livello clinico sia molecolare. Questo condiziona il tipo di trattamento locale (chirurgia e/o radioterapia) e sistemico (chemioterapia, terapia biologiche e molecolari, immunoterapia), oltre alla sequenza in cui questi tipi diversi di cure vengono offerte al paziente.
La malattia, abbastanza rara prima dei 40 anni, è maggiormente diffusa in persone fra i 60 e i 75 anni, con poche distinzioni fra uomini e donne. Dati più recenti mettono invece in luce un aumento annuo dello 0,4 per cento dei casi di tumore in individui con meno di 50 anni di età e pertanto non coperti dallo screening, gratuito dai 50 anni in poi. Questo aumento di casi riguarda in particolar modo soggetti molto giovani, fino all’età di 30 anni al momento della diagnosi, per cause non ancora conosciute e al momento oggetto di studio anche da parte di ricercatori in Italia.

Chi è a rischio
I fattori di rischio noti per il tumore del colon-retto sono legati alla dieta, ai geni e ad altre cause di tipo non ereditario. Poiché si tratta di fattori piuttosto comuni, in un certo senso tutti sono a rischio.
Fattori nutrizionali: molti studi hanno dimostrato che una dieta ad alto contenuto di grassi e proteine animali e povera di fibre è associata a un aumento dei tumori intestinali. Viceversa, diete ricche di fibre, caratterizzate da un alto consumo di frutta e vegetali, sembrano avere un ruolo protettivo. Obesità e sovrappeso costituiscono ulteriori fattori di rischio, in genere legati a una alimentazione e a uno stile di vita poco sani.
Fattori genetici: è possibile ereditare la predisposizione ad ammalarsi di tumore del colon-retto se nella famiglia d'origine si sono manifestate malattie come le poliposi adenomatose ereditarie (tra cui l'adenomatosi poliposa familiare, o FAP, la sindrome di Gardner e quella di Turcot) e il carcinoma ereditario del colon-retto su base non poliposica (detto anche HNPCC o sindrome di Lynch). Si tratta di malattie ereditarie trasmesse da genitori portatori di specifiche alterazioni genetiche e possono anche non dar luogo ad alcun sintomo. La probabilità di trasmettere alla prole il gene alterato è del 50 per cento, indipendentemente dal sesso. Questi tumori con fattori di rischio ereditari rappresentano circa il 10 per cento di tutti i tumori del colon-retto. Inoltre si stima che la probabilità di sviluppare un tumore del colon-retto aumenti di due o tre volte nei parenti di primo grado di una persona affetta da cancro o da polipi del grosso intestino, anche se non affetta da sindromi ereditarie riconosciute.
Fattori non ereditari: nel determinare il rischio di ammalarsi di tumore del colon-retto sono importanti anche l'età (l'incidenza è superiore nelle persone anziane), il fumo, la sedentarietà, le malattie infiammatorie croniche intestinali (come la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn), una storia clinica passata di polipi del colon o un pregresso tumore del colon-retto. Polipi e carcinomi che non rientrano tra le sindromi ereditarie sono definiti “sporadici”.

Sintomi
In generale i polipi non provocano sintomi, ma a volte possono dar luogo a piccole perdite di sangue, rilevabili con un esame delle feci per la ricerca del cosiddetto "sangue occulto". In alcuni casi le perdite di sangue sono maggiori e visibili anche a occhio nudo e si possono verificare anche vere e proprie emorragie rettali.
I sintomi sono molto variabili e condizionati da diversi fattori quali la sede del tumore, la sua estensione e la presenza o assenza di ostruzioni o emorragie. Questo fa sì che le manifestazioni di questo tipo di cancro siano spesso sovrapponibili a quelle di molte altre malattie addominali o intestinali. Per questo, sintomi precoci, vaghi e saltuari quali la stanchezza e la mancanza di appetito, e altri più gravi come l’anemia e la perdita di peso, sono spesso trascurati dal paziente, soprattutto se in giovane età. Talora una stitichezza ostinata, alternata a diarrea, può costituire un primo campanello d’allarme da non sottovalutare.

L'importanza della prevenzione e dello screening
La diagnosi precoce è fondamentale per aumentare le possibilità di guarigione. Lo screening per il tumore al colon-retto è raccomandato per tutti gli individui tra i 50 e i 69 anni.
Il programma di screening normalmente prevede la ricerca del sangue occulto nelle feci (da effettuare almeno ogni 2 anni) e in caso di positività, una colonscopia di approfondimento.
Questi esami sono gratuiti e offerti dal Servizio Sanitario Nazionale. La partecipazione allo screening ha contribuito a ridurre l'incidenza e la mortalità per questa neoplasia negli ultimi anni.

Trattamento e prospettive del tumore
Il trattamento del tumore al colon-retto può includere:
Chirurgia
Radioterapia
Chemioterapia
Altre terapie mirate