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Parkinson: la nuova pompa salvavita cambia il lavoro degli infermieri (e la vita dei pazienti)

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 24/07/2025

Professione e lavoroStudi e analisi

 

Una pompa sottocutanea per l’apomorfina riduce i sintomi nei pazienti con Parkinson: meno crisi motorie, più autonomia. Ma la gestione infermieristica è cruciale. Ecco cosa sapere.

Secondo la Michael J. Fox Foundation, oltre un milione di persone solo negli USA convive con la malattia di Parkinson, un disturbo neurologico cronico e progressivo che altera la produzione di dopamina, causando tremori, lentezza nei movimenti, rigidità muscolare e disturbi dell’equilibrio. A questi si sommano sintomi non motori spesso invalidanti: stitichezza, depressione, affaticamento, problemi cognitivi.

Le terapie farmacologiche a base di dopamino-agonisti rappresentano il cardine del trattamento, ma con il tempo possono verificarsi i cosiddetti “periodi off”: momenti in cui il farmaco smette di funzionare temporaneamente e i sintomi motori (e non) riemergono. Questi momenti, spesso legati a fluttuazioni dei livelli plasmatici del farmaco, compromettono in modo significativo la qualità di vita.

La svolta? Una nuova modalità di somministrazione dell’apomorfina: infusione continua sottocutanea con pompa.

La FDA ha detto sì: Onapgo è realtà

La FDA (Food and Drug Administration) ha approvato Onapgo, un sistema a infusione sottocutanea continua dell’apomorfina cloridrato, già noto dal 2004 in formulazione per iniezioni intermittenti (Apokyn). In uno studio randomizzato in doppio cieco, i pazienti trattati con la nuova pompa hanno avuto quasi due ore in meno di “periodi off” al giorno rispetto al gruppo placebo.

Onapgo non è un oppiaceo, non è una sostanza controllata e non è correlato alla morfina, nonostante il nome.

Effetti collaterali e gestione infermieristica

Gli effetti indesiderati più frequenti includono:

  • Noduli ed eritema nel sito di infusione,

  • Nausea, sonnolenza, insonnia,

  • Discinesie e cefalea.

La premedicazione antiemetica è fondamentale: il foglietto illustrativo consiglia trimetobenzamide per via orale, iniziando 3 giorni prima dell’avvio della terapia. Attenzione: il suo uso non deve superare i due mesi.

MAI usare antiemetici serotoninergici come ondansetron, che possono causare ipotensione grave e perdita di coscienza in combinazione con Onapgo.

Il ruolo dell’infermiere: educazione, sicurezza e vigilanza

Gli infermieri devono conoscere il funzionamento del set di infusione e formare il paziente sull’inserimento della cannula (sempre nel sottocute, mai in vena), sulla corretta connessione del set e sul cambio giornaliero del sito di infusione per evitare infezioni o trombi.

La gestione di Onapgo richiede precisione tecnica, educazione terapeutica e monitoraggio continuo.

 “L’infermiere diventa il punto di riferimento per l’autogestione domiciliare del dispositivo, ma anche per il monitoraggio di eventi avversi gravi e per il supporto emotivo al paziente e ai caregiver.”

Anche Vyalev in arrivo: levodopa e carbidopa in infusione continua

La FDA ha inoltre approvato Vyalev, un secondo sistema a pompa che infonde levodopa e carbidopa in modo continuo. Questo approccio aumenta il tempo “on” (assenza di sintomi motori) fino a 3 ore in più al giorno rispetto alla terapia orale. Una rivoluzione per i pazienti in fase avanzata.

Cosa cambia per gli infermieri?

Con l’arrivo di terapie infusionali domiciliari, l’assistenza infermieristica deve aggiornarsi. Servono:

  • Competenze avanzate in gestione di dispositivi,

  • Educazione terapeutica strutturata,

  • Monitoraggio degli effetti collaterali,

  • Coordinamento con specialisti e caregiver.

La tecnologia si evolve, ma resta un punto fermo: l’infermiere è il collante tra innovazione, sicurezza e umanizzazionedella cura.

 

da: Aschenbrenner, D. Subcutaneous infusions treat "off" periods in Parkinson disease. Am. J. Nurs.. 2025;125(6):20-21. doi:10.1097/AJN.0000000000000093a.