ISS: Il 73 per cento dei padri usa il congedo di paternità, troppo breve per 9 coppie su 10
La maggioranza delle madri e dei padri, rispettivamente il 91% e l’89%, ritiene che la durata attuale del congedo di paternità sia insufficiente e inadeguata per favorire una reale condivisione delle responsabilità familiari. Questo disaccordo con la tradizionale divisione dei ruoli domestici e di cura emerge chiaramente come un segnale di cambiamento culturale. Lo studio, parte del progetto europeo 4e-parent coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sottolinea l'importanza di promuovere una paternità più accudente e paritaria. Secondo Rocco Bellantone, Presidente dell'ISS, l’elevata percentuale di padri che usufruiscono del congedo di paternità obbligatorio rappresenta un passo avanti significativo verso una maggiore condivisione delle responsabilità genitoriali. Questa tendenza, oltre a rafforzare il legame padre-figlio, può favorire l’uguaglianza di genere e migliorare il sistema di relazioni all’interno della società. Tuttavia, emergono differenze significative a livello regionale e sociale. I padri del Sud Italia, quelli con un livello di istruzione più basso e quelli più legati ai tradizionali ruoli familiari, sono meno propensi a utilizzare il congedo di paternità. Una maggiore retribuzione di questi congedi potrebbe incentivare un loro utilizzo più diffuso, secondo la maggior parte dei genitori intervistati. Inoltre, le madri sottolineano la necessità di periodi più lunghi per affrontare esigenze legate alla cura, come l’allattamento fino ai 6 mesi e oltre.Un secondo studio, sempre parte del progetto 4e-parent, evidenzia che solo il 45% dei padri impiegati nel settore privato utilizza il congedo di paternità, mentre il 33% non è consapevole del diritto a usufruirne. Tra le motivazioni per non utilizzarlo figurano la presenza della partner a casa (53%), la scarsa informazione (33%) e la paura di ripercussioni sul lavoro (14%). In termini di conciliazione famiglia-lavoro, le madri trovano maggiore difficoltà rispetto ai padri nel bilanciare le responsabilità familiari e lavorative. Il 49,8% delle donne contro il 38,7% degli uomini percepisce che il proprio rendimento lavorativo è negativamente influenzato dalla cura dei figli. Inoltre, il 47,1% delle donne rispetto al 32,8% degli uomini ritiene difficile conciliare le aspettative lavorative con le responsabilità familiari. La cultura lavorativa, che tende a mettere il lavoro al primo posto, è maggiormente percepita dagli uomini (48,2%) rispetto alle donne (35,8%). Le politiche aziendali e i servizi territoriali giocano un ruolo cruciale. Una rete di servizi per l’infanzia adeguata, orari flessibili e una cultura aziendale orientata alla conciliazione famiglia-lavoro potrebbero favorire un maggiore utilizzo dei congedi parentali e migliorare il benessere delle famiglie. Inoltre, un’organizzazione del lavoro per obiettivi, sebbene efficace in alcuni ambiti, può ridurre la probabilità di accesso a tali congedi. Questi risultati evidenziano la necessità di politiche mirate e investimenti per sostenere la genitorialità condivisa e garantire un equilibrio tra vita professionale e familiare.