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Il lavaggio delle mani dalla “Storia del pensiero scientifico” ai nostri giorni

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La Redazione
Pubblicato il: 05/03/2021 vai ai commenti

NursingProfessione e lavoro

a cura di Ciro Scognamiglio

In epoca pandemica come quella attuale e proprio nel corso di questo ultimo anno (2020-2021) non è male riprendere alcuni argomenti di importanza storico-professionale ma, spesso, disattesi per le assenze istituzionali, per i carichi di lavoro imprevisti, per la mal celata carenza di presidi essenziali (DPI), per la cronica mancanza di Risorse Umane.

Cose già dette nelle varie riproposizioni di “episodi di cronaca” ma sempre utili da ricordare attualmente.  

Abbiamo sempre pensato che non serve un DPCM per fare in modo che poche semplici regole possano salvaguardare la nostra salute.

Sappiamo bene che un Decreto “copia-incolla” delle misure adottate per la pandemia del 1918 non può vantare una efficacia osteggiata dal normativismo kelseniano e dalla attuale velocità dei mezzi di comunicazione e dello sviluppo tecnologico.

Ma, oltre ogni regola scritta, occorre dire che:

  • il lavaggio delle mani è un “atto igienico” che non ha bisogno di imposizioni ed è, da sempre, considerato fondamentale nella prevenzione
  • il distanziamento fisico (e non sociale, che è tutt’altra cosa) è semplice educazione e, eventualmente, un pacato controllo della scostumata invadenza
  • l’uso della mascherina è una necessità del momento ma, occorre ricordare, che almeno il 25-30 % della popolazione lavorativa dovrebbe indossarla, a prescindere dalla pandemia, per i rischi che la loro professione comporta (pensiamo agli imbianchini, ai verniciatori, ai falegnami, ai tornitori, ai muratori, ecc. ovvero a tutti coloro a contatto con polveri e vernici).

In queste pagine ci soffermiamo al “lavaggio delle mani”, vista la vastità delle cose da dire, per ricreare quel percorso immaginario che, a partire da alcune antiche civiltà e attraverso l’impegno degli studiosi e la narrazione dei filosofi e dei professionisti, è giunto fino a noi manifestando tutta l’efficacia di una semplice e poco costosa procedura.    

L’ambito ospedaliero/sanitario rappresenta, sicuramente, l’ambiente di vita e lavorativo dove maggiormente si concentra la necessità primaria di controllare e prevenire le eventuali infezioni.

Ma non si può restringere il rischio biologico e l’importanza dell’igiene delle mani al solo ambito sanitario, come ben noto e come riportato nell’allegato XLIV del D.Lgs. numero 81 del 9 aprile 2008 e successive modificazioni e integrazioni, riguardo le attività lavorative che possono comportare l’esposizione ad agenti biologici.

E’ ben noto quanta importanza dedicano alcune religioni alla pratica, di origine antichissima, dell’abluzione.

Questo anche perché le malattie infettive hanno scandito gli anni della Storia dell’Umanità lasciando scie di dolore nelle contrazioni demografiche, ed effetti catastrofici nell’economia e nella società.

La Storia, quella vera, è costruita dall’intento dell’Uomo di rendersi partecipe degli avvenimenti e di lasciare traccia di quanto le sue riflessioni siano state capaci di influenzare l’agire quotidiano.

Il metodo osservazionale è alla base di ogni futura sistematizzazione di idee che potevano apparire azzardate per l’epoca in cui venivano formulate.

Le varie epidemie e pestilenze “regolavano”, in modo diretto o indiretto, le contrazioni demografiche, la riduzione delle contribuzioni fiscali, davano motivo a carestie legate alla diminuzione di mano d’opera agricola, sgretolavano le attività edili e commerciali, creavano grossi problemi di igiene per il riversarsi nei centri aggregati (successivamente i centri urbani) del flusso incontrollato proveniente dalle zone rurali.

La popolazione abbandonava i “centri produttivi” periferici per addensarsi nei centri, già ad alta densità abitativa, credendo di poter ricevere un livello assistenziale immediato e più aderente alle richieste sanitarie del momento. 

Le malattie opportunistiche che sfruttavano la malnutrizione lasciavano dire al saggio del villaggio (o al teorico del momento) che “ … se un contadino mangiava un pollo, o era moribondo il contadino o era moribondo il pollo … “.

A partire dal 541 d.C. sono stati in tanti, scrittori e filosofi, ad arricchire la letteratura raccontando gli episodi nefasti in cui era facile trovarsi.

Con l’avvio della Riforma protestante di Martin Lutero (nel 1517) Martin Lutero, anche nuove idee si affacciarono sull’alba di un’epoca che richiedeva di essere certificata e riconosciuta.

Le “riflessioni” del momento, le osservazioni, i ”ricordi” della tragicità degli sconvolgimenti sociali ed economici arricchirono gli anni pandemici di nuove testimonianze mettendo in secondo piano la volontà popolare di mascherare il dramma che si compieva.

L’indice degli autori è ampio e ricco è il materiale giunto fino ai nostri tempi ma un breve excursus è d’obbligo per rendere merito a chi ha saputo essere propositivo nel silenzio degli Stati in perenne conflitto.

Le teorie “contagionistiche” nascono con Girolamo Fracastoro (Verona 1478 – Incaffi, Verona 1553) grazie al trattato De contagione et contagiosis morbis del 1546 e, grazie ai suoi tre libri “Syphilis sive de morbo gallico” abbiamo una efficace descrizione di una malattia che ricopriva tutto il corpo di ulcere: la Sifilide.

Negli anni a seguire prese piede l’epidemiologia descrittiva di John Graunt (1620 – 1674) come sistematizzazione dei dati demografici riferiti ad una epidemia di peste che colpì la città di Londra in quegli anni.

I primi studi sulla vaccinazione fanno riferimento a Edward Jenner (1749 – 1823) con particolare riferimento al vaiolo. La procedura, molto comune in Inghilterra, richiedeva la contaminazione diretta del soggetto tramite una piccola ferita da gestire, successivamente, per preservare i suoi eventuali contatti da un possibile contagio.

Successivamente Jeremy Bentham, fondatore dell’Utilitarismo (1748 – 1832), iniziò a valutare quale azione potesse essere considerata “buona”, cioè quando contribuisce alla felicità comune evitando un dolore.

Ma si deve a Ignaz Philipp Semmelweis (Budapest 1818 – Vienna 1865) la prima grande intuizione sul lavaggio delle mani.

Egli capì che l’altissima mortalità per febbre puerperale che si registrava tra le partorienti era dovuta a una infezione trasmessa alle pazienti  dalle mani dei medici e degli studenti di medicina che, dalla sala dove praticavano le autopsie, si recavano poi a visitare le gestanti o le puerpere.

Semmelweis impose a tutti i suoi collaboratori una scrupolosa pulizia delle mani e la disinfezione con un antisettico e, prima ancora della comparsa sulla scena di Pasteur e Koch, le conclusioni di un giovane medico contribuirono a salvare la vita a migliaia di donne. 

Le stesse conclusioni alle quali giunse Margaret Ann Bulkley (9 novembre 1795 – 25 luglio 1865) la quale, lungo tutta la sua carriera in giro tra colonie e protettorati inglesi, si adoperò affinché le classi disagiate della popolazione locale potessero usufruire di specifici interventi per migliorare le condizioni igieniche-sanitarie anche in considerazione che, proprio i prigionieri e gli schiavi, vivevano anche della condizione di lebbrosi.     

Dobbiamo, invece, a Louis Pasteur (1822 – 1895) le più interessanti intuizioni sulla profilassi immunitaria datando 1876 le sue importanti considerazioni sull'asepsi e l'antisepsi nel ramo della chirurgia.

Importanza tale da lasciar dichiarare a Joseph Lister, un importante chirurgo britannico che operava ad Edimburgo, in una lettera del 18 febbraio 1874, che la chirurgia era grande debitrice a Pasteur.

Robert Koch (1843 – 1910) fu uno dei primi ad introdurre proposte riguardanti misure igieniche da adottare per prevenire ulteriori propagazioni della malattia. I suoi postulati restano, attualmente, validi dalla scienza medica contemporanea.

Il 30 ottobre 1901 Emil Adolf von Behring (1854 – 1917) ricevette il premio Nobel « per la sua attività nel campo della sieroterapia … » dichiarando di non aver trovato un rimedio contro la tubercolosi ma un mezzo di difesa con l'allontanamento di tutte le fonti di contagio.

Idee innovative ci arrivarono da Oliver Wendell Holmes (Cambridge, 29 agosto 1809 – Cambridge, 7 ottobre 1894) il quale, oltre a puntualizzazioni sulla febbre puerperale, rese popolari diversi termini, come ad esempio quello di “anestesia”.

Ed ecco che siamo giunti a Florence Nightingale (Firenze, 12 maggio 1820 – Londra, 13 agosto 1910).

Nel 1870 le Teorie (e le scuole) della Nightingale cominciano a diffondersi trovando terreno fertile e credibilità istituzionale (ma spesso in conflitto con Margaret Ann Bulkley). Il merito è l’aver sistematizzato una procedura verificando i reali report; l’aver istituito le scuole in cui cominciare una formazione finalizzata; l’aver cercato di “moralizzare” i componenti del corpo infermieristico; l’aver realizzato l’inserimento “di una parte” (lavaggio mani) nel “tutto” della continuità storica (scienza dell’igiene); l’aver introdotto il concetto di Privacy nel giuramento dell’Infermiere.

 

Dall’aziendalizzazione forzata ai processi di qualità ormai assenti e dimenticati, dalle funzioni direttive ai coordinamenti, dalle ibride docenze alle fughe verso strutture nascoste oggi non si sente pronunciare più l’aggettivo (o il sostantivo) “paziente” e i rapporti con l’ammalato sono obiettivi di un sogno sempre più lontano (se non progetti obiettivi per catturare risorse).

E anche tutte le teorie e le analisi sui tanto decantati “processi di qualità” sono sparite nelle logiche di mercato, considerando che sarebbe stato più che difficile certificare una qualità non realizzabile.

Sapendo di suscitare amarezza e delusione, ci sentiamo di affermare che tutte le analisi, gli studi, le conoscenze acquisite e perdute non rappresentano nessun valore aggiunto in assenza dello spirito vero che dovrebbe animare la professione.

Oggi c’è, ancora, chi teorizza che i pazienti ricoverati nelle Rianimazioni e Terapie Intensive, che manifestino parametri emodinamicamente instabili, anche se con infusione di farmaci inotropi, possano evitare le procedure di igiene quotidiane per non incorrere in variazioni emodinamiche a rischio.

Pessimo ricordo degli inizi delle attività dei Lazzaretti nei quali l’organico di controllo prevedeva un medico, un cappellano, un custode, un curato, un ufficiale militare e delle guardie e dove i grandi assenti erano le figure addette all’igiene e all’assistenza.

Ci vengono in aiuto alcuni colleghi del Dipartimento Medicina Perioperatoria e Terapia Intensiva di Monza i quali, in un loro lavoro pubblicato recentemente affermano che : “L’igiene del paziente viene considerata un’attività di base ma nelle Terapie Intensive può diventare complessa, ed anche critica, a causa delle condizioni dei pazienti.”

Le “attenzioni” dedicate al paziente critico non escludono le cure igieniche, le manovre di pulizia quotidiana e/o essenziali funzionali a mantenere uno stato di igiene compatibile con l’ambiente in cui il paziente è ospitato.

E, purtroppo, dopo tante epidemie, pandemie e infezioni, dopo studi di personalità rilevanti del mondo scientifico, dopo Linee Guida, Protocolli e Raccomandazioni ministeriali, ci ritroviamo, a distanza di 700/800 anni a dover ripetere a noi e ai nostri colleghi : “Attenti ad un buon lavaggio delle mani !”. Una triste realtà!    

 

Bibliografia e Sitografia

A.A.V.V. – Alterazioni dei parametri vitali indotte dalle cure igieniche nel paziente critico : uno studio esplorativo – Dipartimento di Medicina Perioperatoria e Terapia Intensiva Generale – AO S. Gerardo – Monza – Università Milano Bicocca

Ann Marriner – I teorici dell’infermieristica e le loro teorie – Casa Editrice Ambrosiana – Milano, 1989

Collezione delle Leggi e dei Decreti del Regno delle due Sicilie, Napoli, 1832. Decreto del 3 maggio 1832 emanato da Ferdinando II. Cfr. inoltre Chiara Palmerini, “Napoli pulitissima (era il 1831)” – Panorama, 7 febbraio 2008.

Film “Hitch” con Will Smith, Eva Mendes, Kevin James, Casper Andreas - 2005

McNeill W. H. – La peste nella storia. Epidemie, morbi e contagio dall’antichità all’età contemporanea – Giulio Einaudi Editore – Torino, 1981.

Storia del bidet. Un grande contenitore ideologico – (History of the bidet) – Castelvecchi, 2003, ISBN 978-88-8210-111-4 – URL consultato il 3 settembre 2018 (archiviato dall’URL originale il 21 ottobre 2017)

Tognotti E. –La “Spagnola” in Italia – FrancoAngeli Storia – Milano, 2002

www.area-c54.it

www.edatlas.it - Le malattie infettive nella Storia dell’Umanità. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Storia Moderna