Covid. Chiusa inchiesta Bergamo. Da Conte a Gallera a Speranza, ecco chi sono gli indagati
Era il 20 marzo 2020, quando nel silenzio in cui era piombata Bergamo, si udì il cupo lamento dei motori. Eravamo in pieno lockdown, qualcuno si affacciò alla finestra, scattando una di quelle fotografie che resteranno nella storia: una fila interminabile di camion dell'esercito, percorre lentamente il percorso che va dal cimitero al casello dell'autostrada.
Trasportano 65 bare che Bergamo non può più seppellire, che non riesce più nemmeno a cremare. I militari le scorteranno a Modena e Bologna, poi le ceneri torneranno dai loro cari.
6000 morti, 6mila vite spezzate dal Covid che forse si potevano evitare?
Dopo tre anni, la Procura di Bergamo chiude le indagini sulla gestione del Covid nel Bergamasco, la provincia più colpita dalla pandemia. Gli indagati sono una ventina, tra cui l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore al Welfare Giulio Gallera e il presidente dell'Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro. In totale gli indagati sarebbero una ventina tra cui anche il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo; l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli.
Le accuse sono quelle di reato di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio.
L’inchiesta parte da quel maledetto 23 febbraio, quando, due giorni dopo il 'paziente 1' di Codogno, vengono accertati i primi due casi al ' Pesenti Fenaroli ' di Alzano Lombardo. L'ospedale viene subito chiuso per poi riaprire poche ore dopo senza ragione, e senza essere sanificato. È l'ipotesi da cui muove l'accusa.