La legge 81: l’inizio della fine
Una cosa è certa: la legge 81, quella che sancisce la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), rappresenta un gesto di grande civiltà, una conquista che fa il paio con la 180 del 1978 e che pone il nostro Paese in una posizione di tutto rispetto per quanto riguarda il trattamento e la tutela dei diritti delle persone che soffrono un disturbo psichico.
Ho voluto chiarire questo principio, poiché il titolo si sarebbe potuto prestare ad interpretazioni superficiali e a conseguenti giudizi frettolosi e sommari da parte di chi si ferma alle prime righe degli articoli di stampa (per coloro che si limitano ai titoli non ho, al momento, soluzioni).
Perché, quindi, “l’inizio della fine”?
Beh, perché in Italia le cose funzionano così: si scrivono belle proposte di legge, si modificano (migliorandole) in Parlamento, vengono discusse, votate, promulgate. Le leggi vengono spesso annunciate in maniera altisonante, vengono descritte come pietre miliari della nostra storia, diventano medaglie per chi le ha ispirate, bandiere di giustizia e libertà dell’una o dell’altra parte politica.
Vengono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.
Diventano patrimonio comune di tutti i cittadini.
Fin qui, tutto bene.
In Italia il problema viene dopo: chi garantisce la corretta applicazione della legge? Chi si occupa di seguirne l’iter fino alla sua completa applicazione? Chi sanziona gli inadempienti?
Spesso, per convincere i destinatari ad applicare le leggi è necessario scrivere altre leggi, regolamenti, istruzioni operative e poi decreti, ordinanze, sentenze.
È successo con la sopracitata 180: ci sono voluti ben 21 anni perché anche l’ultimo manicomio chiudesse (si trattava del San Niccolò di Siena, chiuso il 30 settembre 1999).
Succederà anche con la legge 81? Probabilmente si, poiché alla chiusura degli OPG non è stato assicurato un adeguato potenziamento del territorio: si sono fatte le cose, come si userebbe dire secondo un vecchio motto, all’italiana.
Le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) non bastano. Non solo nei numeri, ma anche nella “qualità”, sia formativa, sia di dotazione di risorse umane.
Alla questione numerica si sta cercando di sopperire convertendo posti letto in alcune Comunità Riabilitative Psichiatriche, con l’unico risultato di peggiorare l’altro aspetto “qualitativo”, ovvero formazione e dotazione di risorse umane.
Il personale non è adeguatamente preparato ad accogliere autori di reato (in particolare le persone che soffrono di un disturbo antisociale di personalità) e non è presente un numero adeguato di operatori, spesso costretti a lavorare in un numero talmente esiguo (addirittura con rapporti di 1 operatore ogni 10-15 pazienti) da sfidare i più elementari principi di sicurezza delle cure e sicurezza del personale.
Eccolo, l’inizio della fine: se non si cercherà di porre rimedio a questa drammatica situazione potremmo assistere a diversi fenomeni:
- diminuzione dei posti letto di riabilitazione per pazienti non autori di reato;
- diminuzione della sicurezza negli ambienti di lavoro (comunità di riabilitazione psichiatrica e REMS);
- diminuzione della qualità dell’assistenza psichiatrica sul territorio (in Lombardia, ad esempio, nel 50% dei Centri Psico Sociali non si riesce più a garantire l’apertura giornaliera a 12 ore);
- diminuzione del personale per burn-out, dato il peggioramento delle condizioni lavorative e il clima di incertezza che si vive nei luoghi di lavoro;
- reazione a catena, dove il punto 4 potrà determinare un ulteriore peggioramento dei punti 1, 2 e 3.
Se poi sommate tali previsioni al modello giornalistico “sensazionalistico”, imperante oggigiorno (che crea allarmismo tra la gente comune), alla diffusione sui social di alcuni atteggiamenti superficiali e qualunquistici ( che aumenta l’allarmismo di cui sopra) e ad una certa politica miope verso i problemi sanitari del Paese, ecco che l’implosione dell’attuale governo della Salute Mentale del nostro Paese è prossima a manifestarsi.
La soluzione: il miracolo!
Il miracolo che qualcuno dei nostri governanti si risvegli dal torpore e si accorga che alla Salute Mentale sono state destinate meno risorse della media europea e che, attuando una nuova politica di finanziamenti e procedendo velocemente ad una riorganizzazione dei Servizi e ad un’adeguata formazione ad hoc del personale, possa restituire speranza a questa sciagurato Paese.
Staremo a vedere.
Intanto non dite che non ve l’avevamo detto!