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Le vostre tesi: Emozioni degli infermieri nella cura di pazienti in morte cerebrale

Isabella La Pumadi
Isabella La Puma
Pubblicato il: 24/04/2024 vai ai commenti

Professione e lavoroStudenti infermieri

Infermieristicamente aiuta gli studenti con le loro tesi. Pubblichiamo e divulghiamo i vostri questionari in modo da farvi avere più risposte possibili, quindi più dati da utilizzare!

Oggi aiuteremo nella divulgazione del suo test una studentessa del terzo anno del Cdl di infermieristica dell'Università Vanvitelli, sede di Avellino, Angela Vanacore. Sta conducendo una raccolta dati per la stesura della sua tesi di laurea e lo scopo della sua indagine è quello di analizzare il coinvolgimento emotivo degli infermieri durante l'assistenza a pazienti in morte cerebrale potenziali donatori di organi.

In Italia si possono stimare 22,5 donatori per milione di persone, contro una media europea di circa il 17%. Questo dato ci colloca al terzo posto tra i Paesi europei, dopo la Spagna e la Francia. Un dato importante, se guardiamo le donazioni da vivente, ci fa vedere che le donne italiane sono le prime donatrici in Europa. In tutto il continente la media si attesta al 58% mentre in Italia arriva al 70%, il doppio rispetto agli uomini. Il dato emerge da uno studio del Centro nazionale trapianti sulle differenze di genere nelle donazioni. A livello europeo, la Spagna è al 65%, Gran Bretagna e Turchia al 55% e la Francia al 48% (Ministero della Salute, 2019). Tuttavia, la quantità di organi a disposizione non riesce a soddisfare la domanda, divenendo una possibilità limitata a pochi. Il momento della comunicazione della Morte Encefalica (ME) (Gonçalves et al., 2012) e la proposta di donazione di organi e/o tessuti rappresentano situazioni particolarmente stressanti, non solo per la famiglia ma, anche, per l’intera equipe multidisciplinare. È un momento che racchiude in sé un carico emotivo immenso, con reazioni da parte dei familiari, imprevedibili, espresse in sentimenti di dolore, rabbia, senso di colpa, rifiuto totale della notizia e reazioni violente contro gli operatori sanitari(Jöbges et al., 2019).

Ciò che complica la situazione, inoltre, è la scarsa conoscenza della morte cerebrale sia da parte dell’infermiere che della famiglia. Diversi familiari dichiarano di non sapere cosa è la ME e cosa comporta l’acconsentire alla donazione (Berntzen and Bjørk, 2014). Secondo uno studio di Berntzen e Biørk (2014), la confusione dei familiari aumenta quando c’è una mancanza di informazioni e chiarimenti da parte del personale sanitario, presupposto, invece, importante al fine di condurre adeguatamente la comunicazione. Ne consegue, quindi, che gli infermieri devono avere, oltre alla perfetta conoscenza e padronanza della materia in termini nozionistici e di competenze, anche buone capacità comunicative per relazionarsi con i parenti, specialmente se si ha poca esperienza in tale contesto (Orøy et al., 2013).

Un altro momento delicato è rappresentato dal consenso alla donazione che deve essere libero, informato e volontario. Seppur questo riguarda una scelta individuale, nel momento in cui non si può manifestare la propria volontà in merito, diventa una scelta della famiglia, che si troverà non solo a confrontarsi con la possibile morte di un proprio caro ma anche ad esprimersi favorevole o meno alla donazione d’organo (Ruta et al., 2019).

Per i familiari tale situazione è di difficile comprensione e implica una grande sforzo emotivo, sofferenza e stress psicologico. Tutti questi momenti fanno sorgere nell’operatore sanitario un conflitto psicologico e una lotta tra consapevolezza delle proprie emozioni e l’agire nel rispetto del paziente e dei familiari, garantendone la dignità, Virginio e colleghi (2014) ad esempio, mettono in evidenza il punto di vista degli infermieri durante il processo di donazione d’organi e sottolineano come gli infermieri devono affrontare il contrasto tra la diagnosi di morte cerebrale del proprio assistito e continuare a prestare le cure assistenziali per mantenere gli organi in vista del trapianto. Fosberg e colleghi (Forsberg et al., 2014), invece, indagò il vissuto degli infermieri durante il processo di donazione e, dall’analisi dei dati, ne risulta che il rispetto e la dignità sono due componenti che costituiscono l’assistenza infermieristica alla persona assistita e ai familiari. In questa difficile situazione, gli infermieri o i medici possono erogare assistenza con difficoltà e manifestare segni di cedimento e di disequilibrio psico-fisico, che si ripercuotono in maniera negativa nel contesto lavorativo. Nonostante l’importanza della tematica, pochi sono gli studi presenti in letteratura minando quindi la capacità dei professionisti di conoscere il suddetto ambito. Risulta, quindi, importante indagare l’esperienza degli operatori sanitari durante il processo di comunicazione di morte cerebrale e consenso alla donazione di organi, per riconoscere precocemente i sintomi e segni di tale disagio e intervenire attraverso le migliori strategie e tecniche di comunicazione efficace per relazionarsi ai familiari e facilitare il consenso.

Angela ha deciso di raccogliere dati su questo argomento, aiutiamola cliccando qui!

 

Crediti

La comunicazione della morte cerebrale e successiva proposta di donazione d’organo: studio osservazionale, Carriero M.C., Margiotta E., Carvello M., Petrelli C., Marchello S., Conte L., Lupo R., Calabrò A., Caldararo C., Donadio C., Bardone L., IJN N.36/2021