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Aumenta il numero dei suicidi tra gli infermieri. Il report

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 19/09/2024 vai ai commenti

Professione e lavoroStudi e analisi

In occasione della Giornata per la prevenzione del suicidio, si è riaccesa l’attenzione su una realtà allarmante che riguarda il mondo della sanità: medici e infermieri sono tra le categorie professionali più esposte al rischio suicidio. In particolare, i professionisti sanitari presentano un tasso di suicidi pari a 21 ogni 100mila abitanti, quasi il doppio rispetto alla popolazione generale, dove il tasso si attesta a 12,6 ogni 100mila abitanti. Questo dato mette in luce una crisi profonda all'interno di un settore che, nonostante la sua missione salvifica, risulta paradossalmente fragile di fronte al peso emotivo e psicologico che il lavoro comporta.

Il peso della Professione Sanitaria
Lo stress e le condizioni di lavoro estreme a cui medici e infermieri sono sottoposti sono i principali fattori che contribuiscono all’aumento dei suicidi. La situazione si aggrava per le donne, che ricoprono un ruolo ancora più delicato all'interno di questo contesto. Secondo il report condotto dal Professor Foad Aodi, esperto di salute globale e presidente di Amsi (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), Umem (Unione Medica Euromediterranea) e Uniti per Unire, le donne nella sanità sono il gruppo più a rischio, con un'incidenza del suicidio del 70% superiore rispetto ai colleghi uomini.
Le cause di questo dramma sono molteplici e interconnesse. Lavorare in prima linea, soprattutto nei reparti di emergenza-urgenza, espone i professionisti a un costante contatto con la morte e situazioni critiche, spesso traumatiche. Le aggressioni, sia fisiche che verbali, da parte di pazienti o colleghi, contribuiscono a creare un ambiente di lavoro ostile e a generare traumi psicologici difficili da superare. In alcuni casi, le donne sono anche vittime di violenze e abusi sessuali, che aggravano ulteriormente il quadro.

La Sindrome di burnout e la depressione
Un altro fattore cruciale che incide sulla salute mentale dei professionisti sanitari è la sindrome di burnout, che colpisce il 60% dei medici e infermieri a livello globale. Questa condizione, caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale, rappresenta un ostacolo significativo al benessere psicologico dei professionisti, impedendo loro di svolgere il proprio lavoro in maniera efficace e appagante.
La depressione, spesso nascosta per paura di compromettere la propria carriera, è un altro nemico insidioso. Le denunce da parte dei pazienti, a volte infondate o amplificate, sono un ulteriore fattore di stress che può aggravare la fragilità emotiva dei medici. In Paesi come l'Italia, dove non esiste ancora una legge che depenalizzi l’errore medico, la pressione aumenta ulteriormente.

Le difficoltà delle donne nella sanità
Le donne rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile, non solo per le ragioni già menzionate, ma anche per il doppio ruolo che sono chiamate a ricoprire, divise tra la carriera professionale e le responsabilità familiari. Questo squilibrio provoca un sovraccarico che, nel tempo, può sfociare in malattie psichiche e nel peggiore dei casi in comportamenti suicidari. In molte situazioni, le donne devono affrontare anche la discriminazione di genere, che si traduce in scarse opportunità di carriera e retribuzioni non all'altezza.

Le statistiche allarmanti
Secondo le statistiche raccolte da Amsi, Umem e Uniti per Unire, il tasso di suicidio tra gli infermieri è di 16,2 ogni 100mila abitanti, seguito dai medici con 13 ogni 100mila. Questi numeri dimostrano che i professionisti sanitari sono la seconda categoria a livello globale con il più alto tasso di suicidi, subito dopo gli artisti e le persone dello spettacolo.
Negli ultimi cinque anni, il fenomeno è aumentato del 15%, segno che la situazione sta peggiorando e richiede interventi immediati. In particolare, il rischio di suicidio aumenta del 10% per i medici e gli infermieri che operano in Paesi in guerra o in nazioni economicamente svantaggiate, dove la carenza di risorse sanitarie mette ulteriormente a dura prova il loro equilibrio psicologico.

Le proposte per la tutela dei professionisti sanitari
Per affrontare questa emergenza, Amsi, Umem e Uniti per Unire hanno avanzato una serie di proposte concrete volte a migliorare la salute mentale dei professionisti sanitari:
Servizi specializzati: aumentare e migliorare l’organizzazione di servizi di supporto psicologico all'interno degli ospedali, grazie alla presenza di professionisti specializzati nel trattamento dello stress lavorativo.
Comitati di ascolto: istituire comitati di ascolto che possano monitorare la situazione psicologica di ciascun professionista, con particolare attenzione a chi ha subito episodi di violenza fisica o psicologica.
Cultura della trasparenza: promuovere una cultura in cui i professionisti possano denunciare apertamente i loro disagi psicologici senza il timore di ripercussioni sulla carriera.

Queste misure sono fondamentali per garantire che medici e infermieri, la spina dorsale del sistema sanitario, possano operare in un ambiente sicuro e salutare, sia fisicamente che mentalmente. La salute dei cittadini dipende direttamente dal benessere di chi si prende cura di loro, ed è imperativo che la politica, sia a livello nazionale che internazionale, si impegni concretamente a proteggere i professionisti sanitari dal rischio di suicidio.