Professioni sanitarie, la Camera approva il documento per il riordino: ecco cosa cambia
Dopo mesi di audizioni e approfondimenti, la XII Commissione Affari Sociali della Camera ha approvato il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sul riordino delle professioni sanitarie. Il testo, frutto di 15 sedute e 53 audizioni, mira a una revisione complessiva del settore sanitario, con l’obiettivo di colmare le lacune normative, organizzative e formative che da anni penalizzano operatori e cittadini.
L’obiettivo della riforma: un sistema sanitario più moderno, coerente e integrato
Il documento parte da una constatazione condivisa: le professioni sanitarie rappresentano il motore del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ma sono oggi regolate da un impianto normativo frammentato e in parte superato. La legge 3/2018 ha posto le basi per un riordino, ma molti provvedimenti attuativi non sono mai stati completati.
Ad oggi, le professioni sanitarie riconosciute sono 31, ognuna con specifico albo e obbligo di iscrizione. La formazione è universitaria, ma mancano standard condivisi, equità tra professioni, e riconoscimento adeguato delle nuove figure emergenti. Il documento approvato propone un sistema più organico, in grado di rispondere ai cambiamenti demografici (invecchiamento, cronicità), tecnologici (sanità digitale) e sociali (maggior richiesta di prossimità e personalizzazione delle cure).
Criticità e diseguaglianze: le evidenze emerse dalle audizioni
Durante l’indagine, sono stati ascoltati rappresentanti degli Ordini, sindacati, associazioni professionali, università e istituzioni. Ne è emerso un quadro critico:
-
Carenza di personale: infermieri, logopedisti, fisioterapisti, farmacisti e medici sono numericamente insufficienti. L’Italia ha meno infermieri per abitante rispetto alla media UE (11 pazienti per infermiere contro i 6 raccomandati). Le prospettive di pensionamento e l’emigrazione verso l’estero peggiorano la situazione.
-
Formazione squilibrata: alcuni corsi universitari (es. infermieristica e psicologia) hanno troppi studenti per docente. In altri casi mancano del tutto i percorsi (es. chiropratica, per cui oggi è necessario studiare all’estero) o non sono aggiornati alle reali esigenze (come le magistrali non cliniche per logopedisti).
-
Riconoscimenti incompleti: osteopati e chiropratici, pur formalmente riconosciuti dalla legge, non dispongono ancora di un albo o di un accesso regolare al SSN. Stesso discorso per sociologi e nutrizionisti, che restano in un limbo giuridico e professionale.
-
Disparità retributive e contrattuali: alcune professioni godono di indennità e tutele, altre no. Le richieste vanno dall’adeguamento salariale alle norme sul burnout, dal riconoscimento delle professioni usuranti alla tutela legale in caso di contenzioso.
-
Sovrapposizione di ruoli: ad esempio, tra infermieri, OSS e nuove figure come l’assistente infermiere. Il rischio è generare ambiguità operative e confusione nei percorsi di cura.
Le proposte operative contenute nel documento
Il testo approvato dalla Commissione propone una serie di misure concrete:
-
Revisione degli standard formativi, inclusa l’introduzione di percorsi magistrali abilitanti per alcune professioni (es. infermieri, fisioterapisti, logopedisti).
-
Snellimento degli iter di riconoscimento per le nuove professioni sanitarie, con procedure più rapide e una maggiore inclusione degli stakeholder.
-
Istituzione e rafforzamento degli albi professionali mancanti, come per osteopati, chiropratici e sociologi.
-
Ridefinizione del sistema degli Ordini professionali, abbandonando il livello provinciale in favore di quello regionale, con voto elettronico e maggiore rappresentanza femminile.
-
Miglioramento delle condizioni di lavoro, attraverso l’eliminazione dei tetti di spesa per le assunzioni, l’introduzione di incentivi per le zone carenti e misure contro le aggressioni al personale sanitario.
-
Valorizzazione del ruolo degli assistenti sociali, degli educatori e dei professionisti sociosanitari, con l’inserimento effettivo nei modelli di assistenza territoriale, come previsto dal DM 77/2022.
-
Integrazione delle figure sanitarie nelle nuove Case della Comunità, il modello organizzativo centrale del PNRR, in cui i professionisti lavoreranno in modo multidisciplinare per garantire prossimità e continuità delle cure.
-
Monitoraggio del fabbisogno professionale su base decennale, per prevenire squilibri regionali e carenze improvvise di specialisti.
Le posizioni politiche
Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle si sono astenuti. Entrambi hanno espresso apprezzamento per la sintesi del documento, ma hanno sollevato perplessità politiche. I dem, per voce di Ilenia Malavasi, contestano la lettura delle cause del degrado del SSN, ritenendo insufficiente l’analisi del sottofinanziamento e dell’abuso di lavoro precario. Il M5S, con Andrea Quartini, ha lamentato un eccessivo spazio concesso a posizioni corporative, chiedendo più coraggio nel perorare la causa pubblica del SSN.
Il presidente della Commissione, Ugo Cappellacci, ha difeso il carattere neutrale del documento e ha ricordato che l’indagine conoscitiva ha il compito di raccogliere e restituire fedelmente tutte le voci ascoltate, senza distorsioni politiche.
Conclusioni e prossimi passi
Il documento è stato illustrato ufficialmente il 10 aprile, alla presenza del Ministro della Salute e del Sottosegretario. Ora si attende il passaggio politico: trasformare queste proposte in norme effettive, piani operativi e risorse stanziate.
In un’Italia in cui l’aspettativa di vita aumenta, le fragilità crescono e i professionisti della salute fuggono o si demotivano, il riordino delle professioni sanitarie non è solo un’opportunità tecnica, ma una necessità sociale. La sfida sarà non perdere tempo.