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Professioni sanitarie, la Camera approva il documento per il riordino: ecco cosa cambia

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 12/04/2025

AttualitàGoverno

 

Dopo mesi di audizioni e approfondimenti, la XII Commissione Affari Sociali della Camera ha approvato il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sul riordino delle professioni sanitarie. Il testo, frutto di 15 sedute e 53 audizioni, mira a una revisione complessiva del settore sanitario, con l’obiettivo di colmare le lacune normative, organizzative e formative che da anni penalizzano operatori e cittadini.

L’obiettivo della riforma: un sistema sanitario più moderno, coerente e integrato

Il documento parte da una constatazione condivisa: le professioni sanitarie rappresentano il motore del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ma sono oggi regolate da un impianto normativo frammentato e in parte superato. La legge 3/2018 ha posto le basi per un riordino, ma molti provvedimenti attuativi non sono mai stati completati.

Ad oggi, le professioni sanitarie riconosciute sono 31, ognuna con specifico albo e obbligo di iscrizione. La formazione è universitaria, ma mancano standard condivisi, equità tra professioni, e riconoscimento adeguato delle nuove figure emergenti. Il documento approvato propone un sistema più organico, in grado di rispondere ai cambiamenti demografici (invecchiamento, cronicità), tecnologici (sanità digitale) e sociali (maggior richiesta di prossimità e personalizzazione delle cure).

Criticità e diseguaglianze: le evidenze emerse dalle audizioni

Durante l’indagine, sono stati ascoltati rappresentanti degli Ordini, sindacati, associazioni professionali, università e istituzioni. Ne è emerso un quadro critico:

  • Carenza di personale: infermieri, logopedisti, fisioterapisti, farmacisti e medici sono numericamente insufficienti. L’Italia ha meno infermieri per abitante rispetto alla media UE (11 pazienti per infermiere contro i 6 raccomandati). Le prospettive di pensionamento e l’emigrazione verso l’estero peggiorano la situazione.

  • Formazione squilibrata: alcuni corsi universitari (es. infermieristica e psicologia) hanno troppi studenti per docente. In altri casi mancano del tutto i percorsi (es. chiropratica, per cui oggi è necessario studiare all’estero) o non sono aggiornati alle reali esigenze (come le magistrali non cliniche per logopedisti).

  • Riconoscimenti incompleti: osteopati e chiropratici, pur formalmente riconosciuti dalla legge, non dispongono ancora di un albo o di un accesso regolare al SSN. Stesso discorso per sociologi e nutrizionisti, che restano in un limbo giuridico e professionale.

  • Disparità retributive e contrattuali: alcune professioni godono di indennità e tutele, altre no. Le richieste vanno dall’adeguamento salariale alle norme sul burnout, dal riconoscimento delle professioni usuranti alla tutela legale in caso di contenzioso.

  • Sovrapposizione di ruoli: ad esempio, tra infermieri, OSS e nuove figure come l’assistente infermiere. Il rischio è generare ambiguità operative e confusione nei percorsi di cura.

Le proposte operative contenute nel documento

Il testo approvato dalla Commissione propone una serie di misure concrete:

  1. Revisione degli standard formativi, inclusa l’introduzione di percorsi magistrali abilitanti per alcune professioni (es. infermieri, fisioterapisti, logopedisti).

  2. Snellimento degli iter di riconoscimento per le nuove professioni sanitarie, con procedure più rapide e una maggiore inclusione degli stakeholder.

  3. Istituzione e rafforzamento degli albi professionali mancanti, come per osteopati, chiropratici e sociologi.

  4. Ridefinizione del sistema degli Ordini professionali, abbandonando il livello provinciale in favore di quello regionale, con voto elettronico e maggiore rappresentanza femminile.

  5. Miglioramento delle condizioni di lavoro, attraverso l’eliminazione dei tetti di spesa per le assunzioni, l’introduzione di incentivi per le zone carenti e misure contro le aggressioni al personale sanitario.

  6. Valorizzazione del ruolo degli assistenti sociali, degli educatori e dei professionisti sociosanitari, con l’inserimento effettivo nei modelli di assistenza territoriale, come previsto dal DM 77/2022.

  7. Integrazione delle figure sanitarie nelle nuove Case della Comunità, il modello organizzativo centrale del PNRR, in cui i professionisti lavoreranno in modo multidisciplinare per garantire prossimità e continuità delle cure.

  8. Monitoraggio del fabbisogno professionale su base decennale, per prevenire squilibri regionali e carenze improvvise di specialisti.

Le posizioni politiche

Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle si sono astenuti. Entrambi hanno espresso apprezzamento per la sintesi del documento, ma hanno sollevato perplessità politiche. I dem, per voce di Ilenia Malavasi, contestano la lettura delle cause del degrado del SSN, ritenendo insufficiente l’analisi del sottofinanziamento e dell’abuso di lavoro precario. Il M5S, con Andrea Quartini, ha lamentato un eccessivo spazio concesso a posizioni corporative, chiedendo più coraggio nel perorare la causa pubblica del SSN.

Il presidente della Commissione, Ugo Cappellacci, ha difeso il carattere neutrale del documento e ha ricordato che l’indagine conoscitiva ha il compito di raccogliere e restituire fedelmente tutte le voci ascoltate, senza distorsioni politiche.

Conclusioni e prossimi passi

Il documento è stato illustrato ufficialmente il 10 aprile, alla presenza del Ministro della Salute e del Sottosegretario. Ora si attende il passaggio politico: trasformare queste proposte in norme effettive, piani operativi e risorse stanziate.

In un’Italia in cui l’aspettativa di vita aumenta, le fragilità crescono e i professionisti della salute fuggono o si demotivano, il riordino delle professioni sanitarie non è solo un’opportunità tecnica, ma una necessità sociale. La sfida sarà non perdere tempo.