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Sanità, Corte dei Conti: Sistema sotto pressione, serve investire e valorizzare i professionisti

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 04/07/2025

Professione e lavoroStandard Assistenziali

Nella Relazione sul Rendiconto dello Stato, sanità sotto pressione tra carenze di personale, diseguaglianze nei LEA, ritardi su prevenzione e liste d’attesa. Urgente rivalutare il ruolo degli operatori sanitari

“È necessario rimettere al centro del ‘villaggio salute’ il professionista sanitario (l’infermiere e il medico)” – parole forti, quelle pronunciate dal Procuratore generale della Corte dei Conti, Pio Silvestri, nel corso della requisitoria che ha accompagnato la pubblicazione della Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato 2024, presentata il 26 giugno 2025. Un’affermazione che non resta isolata ma si intreccia con i dati e le analisi contenute nel corposo documento della magistratura contabile, che mette in luce come il sistema sanitario nazionale sia oggi in uno stato di profonda tensione, tra carenze strutturali, disomogeneità territoriali, e crescente difficoltà a garantire equità e qualità delle cure.

Il nodo della carenza Infermieristica

Tra le criticità più marcate spicca la carenza cronica di personale infermieristico, aggravata dai pensionamenti attesi e dalla scarsità di ricambio generazionale. Il fenomeno, già noto da anni, viene ora riletto in una chiave più ampia: non si tratta solo di numeri, ma di modelli organizzativi da ripensare, che riconoscano finalmente il ruolo strategico dell’infermiere nella sanità territoriale e ospedaliera.

La Corte dei Conti sottolinea la difficoltà delle Regioni a rendere operative le strutture previste dal DM 77 e dalla riforma dell’assistenza territoriale: Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali sono spesso sulla carta, ma prive del personale necessario. In questo contesto, l’infermiere di famiglia e comunità, figura chiave nella visione della sanità del futuro, rimane ancora largamente sotto-utilizzata.

Finanziamenti in calo, capacità di spesa incerta

Nel 2024, il Ministero della Salute ha registrato una riduzione delle risorse disponibili (-11%), con un calo netto del 24% degli investimenti in conto capitale. Questo ha inevitabili ripercussioni sulla formazione, sulla sicurezza sul lavoro e sul reclutamento di nuovo personale. L’infermiere si trova così a operare in un sistema finanziariamente indebolito, dove le promesse di riforma spesso non trovano una corrispondente dotazione economica.

La capacità di spesa resta comunque altalenante: migliora leggermente l’attivazione degli stanziamenti (89%), ma peggiora il tasso di finalizzazione della spesa (dal 53,6% al 50,1%), in particolare per le missioni “tutela della salute” e “ricerca e innovazione”.

LEA e divari territoriali: sud penalizzato, Sicilia tra le regioni più in difficoltà

La professione infermieristica risente anche delle disuguaglianze territoriali nei Livelli Essenziali di Assistenza. Il monitoraggio 2023 evidenzia come solo 13 Regioni siano pienamente conformi ai LEA. Calabria, Sicilia, Molise e Abruzzo sono ancora sotto la soglia. La Sicilia, in particolare, mostra carenze nella prevenzione e nell’assistenza distrettuale, due ambiti dove l’infermiere è centrale ma spesso sottodimensionato o mal distribuito.

Questa situazione si traduce non solo in una minor qualità assistenziale, ma anche in un maggior stress lavorativo per il personale sanitario, che opera in condizioni di sovraccarico, senza adeguati strumenti organizzativi o supporti formativi.

Lista d'attesa e stabilizzaizoni: l'infermiere resta in trincea

Le liste d’attesa restano un problema drammatico: se le prestazioni urgenti hanno un tasso di garanzia del 76%, sei Regioni non raggiungono nemmeno il 60%. Per migliorare la situazione, l’Amministrazione ha avviato stabilizzazioni per 5.186 unità nel 2024. Ma in molti casi si tratta di una risposta parziale a un fabbisogno ben più ampio.

L’infermiere continua a garantire la tenuta del sistema in condizioni complesse, affrontando turni estenuanti, aggressioni verbali e fisiche, e spesso senza riconoscimenti adeguati. Il CCNL 2019–2021 ha previsto indennità e misure di welfare aziendale, ma le ricadute sul campo sono ancora limitate.

Investire sulla formazione e sulla valorizzazione del ruolo infermieristico

La Corte invita infine a rafforzare la formazione, la sicurezza e la valorizzazione delle competenze, vigilando sul corretto esercizio delle attività sanitarie. Questo richiamo si intreccia con l’appello, ormai pressante, che arriva da tutte le sigle sindacali della professione: l’infermiere deve essere messo nelle condizioni di esercitare il proprio ruolo con autonomia, dignità professionale e giusta retribuzione.

Non è più tempo di soluzioni tampone: è necessaria una strategia nazionale per la professione infermieristica, che parta dal reclutamento, passi dalla formazione continua, e arrivi a un modello organizzativo dove l’infermiere sia davvero coprotagonista dei processi decisionali.