Ecco perché l’infermiera di Lugo non ha ucciso nessuno. Nel 2025 potrebbe tornare in corsia
Manca un movente plausibile, non c’è stata manipolazione dei reperti da parte dell'imputata, gli indici statistici sulla mortalità in corsia non sono riconducibili a specifiche condotte ed infine il metodo con cui era stata attribuita l'iniezione letale di potassio, non è accettato in maniera unanime dalla comunità scientifica.
Sono queste in breve le motivazioni con cui la Corte d'Assise d'Appello di Bologna, ha definitivamente assolto Daniela Poggiali, l’infermiera che nel 2014 fu accusata di aver ucciso Rosa Calderoni, 78enne deceduta l'8 aprile del 2014 e anche per il caso del 94enne Massimo Montanari deceduto il 12 marzo 2014 sempre a Lugo.
Nel primo caso si partiva da un ergastolo, due volte riformato da assoluzioni in appello, poi annullate da altrettante Cassazioni. Nel secondo da una condanna a 30 anni, in primo grado. In entrambi, per la Corte, il fatto non sussiste.
Per quanto riguarda i selfie di Poggiali, con una paziente appena morta, rappresentano per la Corte, un comportamento deprecabile, ma che nulla hanno a che fare con le morti dei due anziani, non possono essere valutate come elemento di prova e non posso indicare una personalità portata all’omicidio.
Infine, statistiche che sin dall'inizio attribuivano alla Poggiali tassi di mortalità in corsia superiori di 3-5 volte a quelli degli altri infermieri, furono frutto dalla frettolosa e maldestra sovrapposizione dell’iniziativa inquisitoria e repressiva adottata dai vertici Asl pur a fronte di un sospetto omicidio, e quindi indebitamente.
Assolta completamente, Daniela Poggiali, potrebbe però avere una possibilità di tornare in corsia nel 2025, quando, trascorsi 5 anni, secondo regolamento disciplinare, potrà richiedere la reiscrizione ed ottenerla, qualora il sanitario radiato abbia tenuto una condotta irreprensibile.