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Soia e cancro: miti e malintesi. Facciamo chiarezza

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 20/06/2023

AttualitàStudi e analisi

Negli ultimi anni si sono diffusi molti falsi miti sugli effetti dannosi della soia sull’uomo ma una recente rassegna, basata su 417 studi sull’uomo (Messina M, Mejia SB, Cassidy A, et al. Neither soyfoods nor isoflavones warrant classification as endocrine disruptors: a technical review of the observational and clinical data. Crit Rev Food Sci Nutr. 2022;62(21):5824-5885. doi:10.1080/10408398.2021.1895054), ci fornisce dati assolutamente tranquillizzanti sulla soia e smonta le varie dicerie sui suoi effetti ormonali.

“A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca”, recita un vecchio adagio e, su queste tematiche, è facile che il pensiero malizioso corra a chi ha interesse a difendere l’industria zootecnica.

Cerchiamo, quindi, di fare chiarezza su questo delicato tema.

Innanzitutto i dati rispetto alla suddetta rassegna: essa si compone, come detto, di 417 pubblicazioni composte da 228 studi osservazionali, 157 studi clinici e 32 revisioni sistemiche.

Le prove disponibili indicano che l’assunzione di isoflavoni non influisce negativamente sulla funzione tiroidea. Gli effetti avversi non si osservano nemmeno sul tessuto mammario o endometriale o sui livelli di estrogeni nelle donne, o sui livelli di testosterone o di estrogeni, o sui parametri dello sperma negli uomini. Sebbene la durata del ciclo mestruale possa essere leggermente aumentata, l’ovulazione non viene impedita.

Uno dei falsi miti era quello che voleva gli isoflavoni della soia agire, nel corpo umano, come estrogeni, aumentando il rischio del cancro.

Falso: la mancata comprensione delle differenze tra estrogeni e isoflavoni (composti vegetali naturali presenti negli alimenti a base di soia) ha portato a molte false supposizioni. Gli isoflavoni hanno una struttura chimica simile agli estrogeni umani, ma si legano ai recettori degli estrogeni del corpo in modo diverso e funzionano in modo diverso. Al contrario: alcuni studi indicano gli isoflavoni come attivatori anticancro, come supporti delle difese immunitarie e, addirittura, come riparatori del DNA.

Un altro falso mito suggeriva che, dopo una diagnosi di cancro al seno o alla prostata, bisognava evitare i cibi a base di soia.

Falso: tali messaggi derivavano principalmente dall’incomprensione sui potenziali effetti dei “fitoestrogeni” e dei tumori sensibili agli ormoni, e non disponevamo di buoni dati dalla ricerca con i sopravvissuti al cancro. Ma ora gli studi sui sopravvissuti al cancro al seno e alla prostata non mostrano effetti dannosi e il potenziale per gli alimenti a base di soia che svolgono un ruolo benefico come parte di una dieta sana.

Molti risultati coerenti tra loro, di diversi studi sulla popolazione, hanno dimostrato che non vi è alcun aumento del rischio per i sopravvissuti al cancro al seno che consumano alimenti a base di soia.

In effetti, prove limitate mostrano il potenziale per una maggiore sopravvivenza generale, e forse una diminuzione delle recidive, tra le donne (comprese quelle che avevano il cancro ER+) che includono quantità moderate di soia.

Ultimo mito: i semi di soia interi vanno bene, ma qualsiasi lavorazione rende i cibi a base di soia una scelta malsana.

Falso: alcune persone temono che gli alimenti a base di soia più trasformati concentrino gli isoflavoni a livelli drammaticamente alti che potrebbero comportare il rischio di cancro. Altri temono che tale lavorazione rimuova tutti gli elementi della soia che la rendono salutare. È possibile trovare prodotti di soia che vanno dalla lavorazione minima (come l’edamame al vapore), ai tradizionali alimenti a base di soia moderatamente lavorati (si pensi al tofu e al latte di soia) a componenti isolati utilizzati come ingredienti (come l’isolato proteico di soia nei cereali e nelle barrette e la fibra di soia aggiunta al pane).

In realtà, anche nella soia lavorata la percentuale di isoflavoni non cambia sostanzialmente, anzi: alcune forme di proteine di soia isolate perdono dall’80 al 90% degli isoflavoni durante la lavorazione.

In ogni caso, sebbene gli integratori di isoflavoni isolati a volte forniscano quantità ben superiori a quelle che sono state a lungo consumate in modo sicuro nelle diete asiatiche tradizionali, questo non è un problema quando si consumano fino a tre porzioni al giorno anche di alimenti a base di soia trasformati.

Concludendo, possiamo affermare che la soia non fa male, anzi! Sul mercato è disponibile una vasta gamma di alimenti a base di soia tale da rendere le abitudini alimentari incentrate sulle piante facili, deliziose e nutrienti.

Non c’è, quindi, motivo di stare alla larga dai cibi a base di soia che possono tranquillamente far parte, insieme ad altri alimenti, di una dieta sana e bilanciata.