Ostetrica di comunità. Ecco cosa prevede il ddl: il servizio di assistenza domiciliare postnatale
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce fisiologiche l'85% delle gravidanze e sostiene che l'obiettivo della medicina perinatale moderna è garantire la salute di madre e neonato con il minimo intervento necessario. Questo concetto implica la necessità di ridurre gli interventi medici non indispensabili, migliorando al contempo l’assistenza alla donna nel suo percorso di gravidanza e maternità. In questo contesto, la figura dell'ostetrica emerge come centrale, non solo per la sua preparazione clinica, ma anche per la capacità di rispondere ai bisogni fisici ed emotivi della donna durante la gravidanza e il post-partum.
La figura dell'ostetrica: autonomia e centralità della donna
L'ostetrica si pone come figura chiave nella cura delle donne incinte, basando la sua attività su scelte informate, autodeterminazione e continuità dell'assistenza. La sua presenza continua, dal periodo gestazionale fino al puerperio, consente di monitorare l’andamento della gravidanza e prevenire eventuali complicanze, un approccio che le evidenze scientifiche riconoscono come promotore di salute. In molte parti del mondo e anche in alcune regioni italiane, l'ostetrica gode di autonomia professionale consolidata, riconosciuta dalle leggi e dalle pratiche cliniche.
Negli ultimi anni, si è discusso dell'introduzione dell'ostetrica di comunità, una figura professionale che potrebbe affiancare quella del medico di medicina generale, in modo simile al modello francese di "mutuante", per fornire un’assistenza continua e personalizzata alla donna durante tutto il ciclo della gravidanza e nel periodo post-natale.
Un’assistenza integrata tra ospedale e territorio
Attualmente, il 99,7% delle donne italiane partorisce in ospedali o cliniche private accreditate. Tuttavia, il sistema sanitario non riesce a soddisfare pienamente i bisogni delle neomamme, soprattutto nei giorni immediatamente successivi al parto, un periodo che spesso rappresenta una fase di fragilità sia fisica che psicologica. Le linee guida dell'OMS e del NICE (National Institute for Health and Care Excellence) sottolineano l'importanza di garantire la continuità dell'assistenza tra ospedale e territorio, armonizzando i servizi sanitari con quelli sociali.
Uno dei modelli più promettenti in questo senso è il cosiddetto approccio "one-to-one", in cui la stessa ostetrica segue la donna lungo tutto il percorso della gravidanza e dopo il parto. Questo modello, se integrato con l’istituzione di ostetriche di famiglia e comunità, potrebbe offrire un accompagnamento più attento nel delicato periodo post-parto, con particolare attenzione al sostegno dell’allattamento al seno e alla prevenzione delle problematiche post-parto.
Verso un nuovo modello di assistenza
L'istituzione della figura dell'ostetrica di comunità non vuole sostituire i modelli assistenziali attualmente in vigore, ma piuttosto affiancarli per garantire maggiore continuità e qualità nell'assistenza. L'obiettivo è fornire alle donne la possibilità di scegliere tra diversi modelli di cura, tenendo sempre conto delle loro condizioni cliniche e del livello di rischio individuale.
Un ruolo centrale dell'ostetrica di comunità sarebbe quello di monitorare la salute della madre e del neonato nei giorni successivi al parto, riducendo così l'accesso inappropriato al pronto soccorso o a ricoveri ospedalieri non necessari. Ad esempio, l’ostetrica potrebbe monitorare l'involuzione uterina, la guarigione delle suture perineali o laparotomiche, e fornire un supporto psicologico, prevenendo così problematiche comuni come la depressione post-partum.
Cosa prevede il ddl
L'introduzione della figura dell'ostetrica di comunità rappresenta una proposta di legge che punta a migliorare la qualità dell’assistenza alla maternità in Italia, seguendo le raccomandazioni internazionali e promuovendo un modello di assistenza che sia più umano, attento e rispettoso delle esigenze delle donne. Il progetto prevede l’istituzione di un servizio domiciliare postnatale attivato entro 48 ore dalle dimissioni ospedaliere, con la partecipazione di ostetriche e puericultrici, e si propone di rafforzare l'assistenza domiciliare e di garantire un supporto continuativo alle neomamme, riducendo al contempo il ricorso a cure specialistiche solo nei casi strettamente necessari.
Se adottata, questa proposta di legge costituirebbe un importante avanzamento per la salute delle donne e dei neonati, oltre che un riconoscimento del ruolo centrale delle ostetriche nel promuovere un approccio bio-psico-sociale alla maternità.
La proposta di legge, che consta di 5 articoli, prevede all'articolo 1, l'istituzione della figura dell'ostetrica di comunità, che opererà con piena autonomia professionale in collaborazione con le strutture ospedaliere e i presìdi sanitari territoriali. Il suo ruolo sarà focalizzato sulla prevenzione, cura e tutela della salute delle donne, con particolare attenzione alla salute di genere.
Gli articoli 2, 3 e 4 disciplinano l'implementazione di un servizio di assistenza domiciliare postnatale, attivato entro 48 ore dalla dimissione della madre e del neonato dall'ospedale. Tale servizio sarà garantito dalla collaborazione tra ostetriche e puericultrici, per fornire un supporto immediato e qualificato alle neomamme.
L’articolo 5, infine, contiene le disposizioni finanziarie necessarie per l'attuazione della legge, assicurando le risorse economiche necessarie alla sua realizzazione.