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La tanatoprassi nel Vaticano: come si prepara il corpo di Papa Francesco dopo la morte

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 23/04/2025

AttualitàCronache sanitarie

La scomparsa di Papa Francesco riaccende l’attenzione sulle pratiche post-mortem nel contesto vaticano. Tra queste, la tanatoprassi: una tecnica moderna per la conservazione e la dignità del corpo, anche nel rispetto del culto e della visibilità pubblica del Pontefice defunto.

Città del Vaticano – La morte di Papa Francesco, avvenuta all’età di 88 anni, ha commosso il mondo. Le sue spoglie saranno esposte nella Basilica di San Pietro per il saluto dei fedeli prima dei solenni funerali. In questo delicato passaggio rituale e spirituale, entra in gioco una pratica che unisce scienza, etica e tradizione: la tanatoprassi, una procedura fondamentale nella gestione del corpo del pontefice, soprattutto durante l’esposizione pubblica.

Che cos’è la tanatoprassi

La tanatoprassi è una tecnica di conservazione temporanea del corpo umano, praticata dopo il decesso, che permette di rallentare i processi naturali di decomposizione. A differenza della semplice imbalsamazione, la tanatoprassi moderna è un trattamento igienico-conservativo che consente la presentazione decorosa e naturale del defunto, spesso senza necessità di refrigerazione.

La procedura prevede:

  • La disinfezione profonda del corpo

  • Il drenaggio dei liquidi corporei

  • L’iniezione di liquidi conservanti attraverso il sistema circolatorio

  • Il trattamento estetico del viso e delle mani

  • L’applicazione di cosmetici neutri e cerature protettive

Si tratta di una pratica diffusa in molte parti del mondo, ma ancora poco conosciuta in Italia, sebbene la sua applicazione stia crescendo anche in ambito ospedaliero e forense, soprattutto grazie all’impegno di professionisti specializzati.

Perché viene praticata sul corpo del Papa

Nel caso dei Pontefici, la tanatoprassi è una scelta motivata da esigenze liturgiche, simboliche e pratiche. Il corpo del Papa viene tradizionalmente esposto per diversi giorni all’omaggio dei fedeli, a volte anche all’estero o in luoghi non refrigerati. Garantire una conservazione decorosa, nel rispetto della sacralità e dell’immagine pubblica del Santo Padre, diventa quindi essenziale.

Secondo fonti interne al Vaticano, Papa Francesco stesso aveva dato indicazioni per una gestione sobria e rispettosa delle proprie esequie, ponendo al centro la dignità umana anche nel passaggio della morte. La tanatoprassi, praticata da personale qualificato, ha permesso così di predisporre il corpo all’esposizione nella Basilica Vaticana in condizioni igieniche ottimali, evitando alterazioni che potrebbero turbare i fedeli e comprometterne il culto visivo.

Un tema etico e sanitario

La tanatoprassi non è solo una tecnica, ma un atto di cura e rispetto per la persona deceduta, riconosciuto anche in contesti ospedalieri e nei corsi di formazione post mortem. Gli infermieri e gli operatori sanitari, spesso i primi a confrontarsi con il corpo dopo il decesso, sono coinvolti nella gestione etica e dignitosa della salma.

Inoltre, la tanatoprassi ha una valenza igienico-sanitaria, soprattutto in presenza di patologie infettive o di decessi in luoghi pubblici. Nei casi di esposizione o trasporto internazionale, garantisce la sicurezza di chi entra in contatto con il feretro.

Il cordoglio della comunità infermieristica

In occasione della morte di Papa Francesco, il mondo infermieristico si stringe attorno alla figura di un pontefice che ha profondamente valorizzato la cura come missione. Il suo amore per i sofferenti, il suo rispetto per gli operatori sanitari e il suo sguardo umano sulla morte rimangono un’eredità preziosa.

“La morte è parte della vita: un passaggio, non una fine. E anche lì ci vuole cura,” aveva detto Papa Francesco nel 2022, parlando della dignità del morire.

In questa fase delicata, la tanatoprassi si conferma una scelta scientifica e simbolica: un modo per accompagnare anche l’ultimo viaggio del Papa con professionalità, umanità e rispetto.