Turni notturni addio? Ecco cosa cambia per gli infermieri over 60 col nuovo contratto
Con l’approvazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2022-2024 del comparto sanità, l’articolo 49 segna un punto di svolta nella gestione delle risorse umane nel Servizio Sanitario Nazionale. Per la prima volta, viene formalmente riconosciuta e normata la necessità di un “age management” strutturato: un insieme di politiche mirate a gestire l’impatto dell’invecchiamento del personale sulla tenuta del sistema sanitario pubblico.
Un’urgenza non più rinviabile
Il testo parte da una constatazione chiara: l’età media dei dipendenti delle aziende sanitarie pubbliche è in costante aumento. Si tratta di un fenomeno che incide in maniera profonda sull’organizzazione del lavoro, sull’efficienza operativa e, non da ultimo, sul benessere psicofisico degli operatori. Infermieri, tecnici, operatori socio-sanitari e amministrativi stanno affrontando un logoramento sempre più tangibile, dovuto a carichi di lavoro spesso insostenibili e a un aumento del burnout.
Il contratto riconosce finalmente che età anagrafica, capacità lavorative residue e condizioni di salute sono elementi da considerare strategici nella programmazione del personale. In altre parole, la gestione delle risorse umane deve smettere di essere cieca di fronte all’età.
Obiettivi concreti
L’articolo 49 elenca tre macro-obiettivi per guidare le politiche di age management:
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Valorizzare la persona lungo tutta la vita lavorativa, ampliando le possibilità di sviluppo professionale anche nelle fasi più avanzate della carriera.
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Prevenire malattie e infortuni, migliorando le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro.
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Sostenere la produttività e l’efficacia organizzativa, attraverso ambienti di lavoro che rispettino le specificità individuali.
Non si tratta solo di parole d’ordine: il contratto impone alle aziende di attivarsi concretamente per raggiungere questi risultati.
Misure operative per chi ha superato i 60 anni
Per i lavoratori che hanno compiuto 60 anni, l’articolo prevede una serie di strumenti operativi che le aziende sanitarie possono adottare in base al confronto con le rappresentanze sindacali. Le misure includono:
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Riduzione del numero di turni notturni e della loro durata;
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Priorità nella trasformazione del contratto da full-time a part-time (in subordine all’art. 52, comma 8);
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Accesso facilitato allo smart working e al lavoro da remoto;
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Possibilità di esonero da turni notturni e reperibilità;
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Impiego in attività di affiancamento e tutoraggio per i nuovi assunti, con una riduzione delle normali mansioni operative.
Questi strumenti rappresentano una concreta opportunità per alleggerire il carico lavorativo in modo mirato, senza espellere dal sistema competenze preziose maturate in decenni di servizio.
Monitoraggio annuale: fine delle dichiarazioni d’intenti?
Un altro passaggio cruciale riguarda il monitoraggio. L’articolo 49 impone alle aziende sanitarie di verificare ogni annol’attuazione delle misure di age management adottate. Non è solo una clausola burocratica: è un potenziale strumento di trasparenza e responsabilizzazione, che potrebbe finalmente dare visibilità agli sforzi (o alle inadempienze) delle singole aziende rispetto a un tema troppo spesso ignorato.
Una sfida aperta per la professione infermieristica
Per il personale infermieristico, tra i più esposti a turni massacranti e usura fisica e mentale, l’articolo 49 può rappresentare una svolta, ma solo se applicato in modo coerente e uniforme su tutto il territorio. Servirà la volontà politica delle direzioni aziendali, ma anche il ruolo attivo dei sindacati e delle organizzazioni professionali per fare in modo che queste misure diventino prassi e non eccezione.
In definitiva, l’articolo 49 apre una porta importante: quella della sanità che riconosce il valore delle sue persone, non solo nei primi anni di carriera, ma fino all’ultimo giorno di servizio. Ora resta da vedere se il sistema sarà in grado di attraversarla.