Prelievo per emogasanalisi: quanto ne sappiamo davvero? Compila il questionario
Una studentessa di Infermieristica, propone un’indagine sul ruolo del personale sanitario nella fase pre-analitica: “Errori evitabili possono compromettere diagnosi e sicurezza dei pazienti”
Nel mondo dell’assistenza sanitaria, ci sono pratiche tanto frequenti quanto sottovalutate. Una di queste è il prelievo per emogasanalisi, una procedura fondamentale per valutare in tempi rapidi lo stato acido-base, la ventilazione e l’ossigenazione di un paziente, soprattutto se critico. Ma quanto è sicuro e corretto il processo che porta a questi dati?
A porre la domanda – e a cercare risposte concrete – è Antonella Sanna, studentessa del corso di laurea in Infermieristica, che ha deciso di dedicare la sua tesi proprio a questo tema cruciale ma spesso trascurato.
“Durante i tirocini ho osservato che, pur essendo una procedura molto comune, il prelievo per emogasanalisi viene spesso affrontato con superficialità. E questo comporta rischi reali per il paziente.”
Il cuore della sua tesi ruota attorno alla fase pre-analitica, ovvero tutto ciò che accade prima che il campione venga analizzato in laboratorio: prelievo, identificazione del paziente, manipolazione, trasporto e conservazione. È proprio qui che si annidano la maggior parte degli errori, con conseguenze potenzialmente gravi.
“Un dato falsato può significare una diagnosi sbagliata, una terapia non adeguata, un ritardo nell’intervento. La qualità dell’assistenza passa anche da queste piccole grandi attenzioni,” sottolinea Sanna.
Attraverso il suo questionario, Antonella mira a raccogliere dati sulle conoscenze, le pratiche e le criticità percepite dagli infermieri nel contesto dell’emogasanalisi. Lo scopo? Valutare il livello di formazione e sensibilizzare il personale sanitario su una procedura che, se eseguita con competenza, può fare la differenza tra un intervento efficace e un rischio evitabile.
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