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Covid: il rischio di contagio attraverso le superfici? Un caso ogni 10 mila

Giuseppe Romeodi
Giuseppe Romeo
Pubblicato il: 08/04/2021 vai ai commenti

CoronavirusProfessione e lavoroStudi e analisi

Il report dei Cdc statunitensi suggerisce l’uso di soli acqua e sapone in situazioni normali. Non ci sono evidenze dell’utilità di disinfettanti in contesti comunitari per la prevenzione del contagio

La rivista Nature aveva già affrontato il tema lo scorso febbraio con un lungo articolo e un editoriale di accompagnamento: il rischio di contagio del coronavirus attraverso le superfici è quasi nullo, nonostante ciò gli sforzi si concentrano ancora su pulizie e sanificazioni. E un appello: dedicare maggiore attenzione alla via di contagio considerata principale, la cosiddetta trasmissione aerea (aerosol), ovvero le goccioline respiratorie grandi e piccole che trasportano particelle virali emesse da persone che starnutiscono, tossiscono, parlano e respirano e che possono rimanere a lungo in un ambiente chiuso poco ventilato. Ora un nuovo report pubblicato dai Centers for Disease and Control Prevention (CDC) degli Stati Unit che ha analizzato i vari studi disponibili ha concluso che la trasmissione del coronavirus attraverso il contatto con una superficie contaminata è molto rara: un caso ogni diecimila.

 

Quando usare acqua e sapone e disinfettanti

I ricercatori hanno stimato la probabilità di contagio con studi quantitativi di valutazione del rischio microbico. « I risultati di queste ricerche suggeriscono che il rischio di infezione da Sars-Cov-2 attraverso la via di trasmissione dei fomiti è basso e generalmente inferiore a 1 su 10.000, il che significa che ogni contatto con una superficie contaminata ha meno di 1 su 10.000 possibilità di causare un’infezione» concludono gli scienziati, che suggeriscono acqua e sapone o detergente per pulire le superfici. L’uso di disinfettanti per l’igiene delle superfici ha dimostrato di essere efficace «nel prevenire la trasmissione secondaria di Sars-Cov-2 tra una persona infetta e altre persone all’interno della famiglia. C’è tuttavia poco supporto scientifico per l’uso di routine dei disinfettanti in contesti comunitari, sia interni sia esterni, per prevenire la trasmissione da Sars-Cov-2 da fomiti .Nella maggior parte delle situazioni, per ridurre il rischio di contagio è sufficiente la pulizia delle superfici utilizzando sapone o detergente. La disinfezione è consigliata solo negli ambienti interni della comunità in cui si è verificato un caso sospetto o confermato di Covid-19 nelle ultime 24 ore».

 

Dove ci si contagia: gli ambienti chiusi

Ma se solo una persona du diecimila si contagia attraverso le superfici contaminate e una su mille si infetta all’aperto, come rivelato da una ricerca irlandese, come si spiegano i milioni di contagiati nel mondo? Ormai è noto che sono gli ambienti chiusi quelli più a rischio di contagio, in particolare bar, ristoranti, palestre e alberghi come ha concluso una ricerca pubblicata su Nature che analizzando gli spostamenti di 98 milioni di americani ha identificato questi come luoghi dove il rischio di contagio da coronavirus è più elevato. «I luoghi critici sono gli ambienti chiusi di dimensioni ridotte e con limitata ventilazione, soprattutto con un tempo di permanenza elevato» ricorda Giorgio Buonanno, professore ordinario di Ingegneria tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (Australia). Si è visto infatti in numerosi studi in tutto il mondo che Sars-CoV-2 si diffonde soprattutto in quegli ambienti chiusi dove si riuniscono molte persone: matrimoni, chiese, palestre, ristoranti, mezzi pubblici, cori, bar, mattatoi, carceri, feste soprattutto quando si parla ad alta voce o si canta senza mascherina».

 
La soluzione

La soluzione? Non è per forza chiuderli, e vale anche per le scuole: si può gestire il rischio di contagio con adeguate strategie di ventilazione e areazione. In un’aula scolastica di medie dimensioni è possibile ricambiare completamente l’aria aprendo le finestre (areazione) in 10-20 minuti, ma con la stagione fredda non è sempre fattibile. «L’ideale sarebbe agire con impianti di ventilazione meccanica controllata: nel caso di ricircolo è consigliato l’utilizzo di filtri HEPA. Quando la ventilazione meccanica non è attuabile perché richiede importanti lavori di ristrutturazione si può pensare a purificatori d’aria portatili che possono essere spostati in vari ambienti. È importante sapere che oggi gli ingegneri sono in grado di stimare il rischio e di gestire qualsiasi ambiente indoor, intervenendo su ventilazione, tempi di esposizione ed affollamento» conclude Buonanno.

 

Link: CDC

Fonte: Corriere