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Tolta la pensione agli infermieri vaccinatori. Sì ad ODG M5S per regolare norma

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 29/04/2021 vai ai commenti

CoronavirusLeggi e sentenzeProfessione e lavoro

“Ieri è stato approvato in sede d'esame del DL COVID 30/2021 il mio ordine del giorno che impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere delle iniziative normative per tutelare le figure dei medici e degli infermieri in pensione che hanno offerto la propria disponibilità per il sostegno alla campagna vaccinale anti Sars-CoV-2”, a dichiararlo sulla sua pagina Facebook è Stefania Mammì (deputato M5S).

La questione

Il Decreto Legge n. 18/2020, così come convertito, all’articolo 2-bis comma 5, ha previsto per fronteggiare l’emergenza il conferimento di incarichi di lavoro autonomo dal 30 aprile 2020 in poi, anche di collaborazione coordinata e continuativa, ai dirigenti medici, agli infermieri e agli operatori socio-sanitari collocati in quiescenza. Tali incarichi, in forza della proroga introdotta dalla Legge di Bilancio 2021, possono proseguire nell’anno 2021 e non oltre il 31 dicembre 2021.

A questi, in forza della retribuzione ricevuta, sarebbe stato sospeso il vitalizio pensionistico, creando non poche contestazioni.

In merito è arrivato il chiarimento INPS del 26 aprile 2021.

Il documento distingue coloro per i quali è prevista la sospensione del trattamento durante il periodo dell’incarico e coloro che invece possono ricevere l’assegno insieme alla retribuzione, facendo chiarezza.

 

Tra i primi rientrano i sanitari collocati in quiescenza con i requisiti per la pensione di vecchiaia, per cui interviene la sospensione, tra i secondi vi sono i dirigenti medici, veterinari e sanitari che rientrano nella cosiddetta “quota 100” e per cui, secondo la legge, i redditi da lavoro autonomo sono cumulabili con la pensione. La nota pubblicata dall'Ente di previdenza fornisce le istruzioni relative agli effetti pensionistici degli incarichi conferiti in tali circostanze eccezionali in materia di sospensione, innanzitutto, della pensione di vecchiaia. Il documento di prassi si riferisce al Decreto legge 14 gennaio 2021, n. 2, convertito con modificazioni lo scorso 13 marzo. Il provvedimento, all’articolo 3-bis permette alle aziende sanitarie, in via eccezionale, di conferire incarichi retribuiti a personale in pensione con scadenza non oltre il 31 dicembre 2022.

 

il documento dell'Inps spiega che nei confronti del personale sanitario collocato in quiescenza con i requisiti per la pensione di vecchiaia, a cui sono stati conferiti incarichi retribuiti dal 13 marzo 2021 in poi per l’emergenza sanitaria, l’INPS sospende il trattamento pensionistico per tutto il periodo di riferimento, ossia a decorrere dal mese in cui viene corrisposta la retribuzione e fino alla scadenza dell’incarico. Saranno le aziende sanitarie a dover trasmettere alle strutture territoriali dell’INPS il contratto di lavoro con decorrenza, durata e i mesi a partire dai quali l’incarico è retribuito, allegando la dichiarazione sostituiva di certificazione sottoscritta dal sanitario interessato.

 

L’ODG del M5S

“I compensi per l'attività di vaccinatori, se il Governo manterrà l'impegno assunto, non dovranno più risultare alternativi al percepimento della pensione per il periodo relativo alla durata degli incarichi”, afferma Mammì.

Il deputato spiega che il caos normativo era stato creato da alcuni senatori della Lega che avevano deciso di presentare un loro emendamento che stabiliva di attribuire incarichi retribuiti fino a dicembre 2022 ma a patto che non fosse erogato il trattamento previdenziale.  Ovviamente questo passaggio aveva creato scoramento tra medici ed infermieri i quali sostenevano che piuttosto che pagare per lavorare, avrebbero preferito fare attività a titolo gratuito, invece di rinunciare alla pensione.

“Chi fa lavoro di trincea conosce la fatica e il sacrificio, soprattutto in piena emergenza sanitaria, per questo l'adesione di queste figure professionali è un bene prezioso che va tutelato nella sua interezza. Parliamo di medici ed infermieri che mediamente a 75 anni hanno scelto di tornare in campo per senso del dovere. Sono categorie fragili esposte ad un rischio alto di contrarre il virus. Sul tema la mia attenzione rimarrà alta durante questo mandato”, conclude Stefania Mammì.