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Tribunale boccia ricorso contro obbligo vaccinale. Le motivazioni

Giuseppe Romeodi
Giuseppe Romeo
Pubblicato il: 15/05/2021 vai ai commenti

CoronavirusLeggi e sentenzeProfessione e lavoro

Il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con chi esercita le professioni sanitarie e il diritto alla salute della collettività, prevalgono sulla libertà di chi non intende sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid.

 

Con queste motivazioni il Tribunale di Belluno ha dichiarato inammissibile il reclamo presentato dagli otto operatori socio sanitari delle case di riposo di Belluno e di Sedico, che chiedevano il riconoscimento del diritto a non vaccinarsi senza dover incorrere in ferie forzate o sospensioni.

 

Per la seconda volta la sezione Lavoro del Tribunale, riunita in forma collegiale (Umberto Giacomelli presidente, Paolo Velo giudice e Chiara Sandini giudice relatore) ha rigettato il reclamo dei lavoratori contro l’ordinanza del 19 marzo scorso che aveva respinto l’azione legale contro Sersa e Sedico Servizi, valorizzando l’obbligo del datore di lavoro di tutelare la salute sul luogo di lavoro (ai sensi dell’articolo 2087 del codice civile). I lavoratori, rappresentati dall’avvocato Andrea Colle, avevano provato a ribadire il loro diritto a scegliere se vaccinarsi o meno, al di là del decreto 44/2021, senza dover subire sospensioni non retribuite o peggio il loro licenziamento. Inoltre avevano chiesto al tribunale di sollevare una questione di legittimità costituzionale in merito all’articolo 4 del Dl 44/2021, ritenendolo in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione nella parte in cui prevede l’obbligo di vaccinazione per chi esercita le professioni sanitarie.

 

Sersa Srl e Sedico Servizi avevano parlato di inammissibilità del reclamo, visto la presenza del nuovo decreto legge. Tesi sposata dal tribunale. I lavoratori sono stati quindi condannati a rifondere le spese pari a 2.500 euro.

 

Degli otto dipendenti iniziali ne sono rimasti cinque: uno si è vaccinato e due hanno rassegnato le dimissioni.

 

“È un dispositivo che conferma l’approccio che abbiamo seguito fin qui: la supremazia della tutela della salute pubblica rispetto alla libertà di scelta privata sul vaccino" dice Paolo Santesso, amministratore unico di Sersa, al Corriere delle Alpi. "Libertà che comunque può essere esercitata, scegliendo altre collocazioni professionali”.

 

Fonte: Repubblica