Infermiere muore in ospedale per overdose da antidolorifici. Aveva fatto 250 ore di straordinario
Lo scorso gennaio lo hanno trovato morto in bagno, ma la notizia trapela solo adesso, a 9 mesi di distanza. La vicenda riguarda un infermiere filippino, di 35 anni, si chiamava Philip Pengson, lavorava in un ospedale britannico, Royal Surrey County Hospital di Guildford.
Aveva lavorato senza sosta durante il Coronavirus, era stato travolto dallo stress fisico e mentale, dovuto a turni massacranti, fino alla decisione di abusare di farmaci antidolorifici per placare lo sconforto. Decisione che, tuttavia, l’ha portato alla morte.
Sulla sua morte aperta un’inchiesta che ha portato alla luce che l’infermiere aveva fatto 259 ore di straordinario in soli quattro mesi, condizione di lavoro che lo avevano sfiancato.
Il 35enne è stato rinvenuto nei bagni dello spogliatoio maschile privo di sensi. Nonostante i soccorsi, l’uomo è stato dichiarato morto poco dopo, lasciando moglie e due figli.
Una collega ha raccontato che: “Avevo capito che qualcosa non andava. Gli ho spiegato che ero preoccupata per lui perché si assentava per tanto tempo. Mi ha detto che era esaurito e voleva essere lasciato solo”.
Stress post- traumatico da Covid. Un infermiere su 7 ha pensato al suicidio
La pandemia ha messo a dura prova la tenuta mentale di infermieri e medici, e le sequele da stress post traumatico da Covid, sono devastanti.
Uno studio pubblicato sulla rivista Occupational Medicine, ha identificato i tassi di probabile disturbo di salute mentale nel personale che lavora nelle unità di terapia intensiva in nove ospedali inglesi nei mesi di giugno e luglio 2020.
E’ stata esaminata la salute mentale dell'impatto del lavoro nelle strutture di terapia intensiva durante l'ultima parte della prima ondata di ondata di pandemia COVID-19 per il personale del NHS durante giugno e luglio 2020.
Al personale è stata somministrata una breve indagine basata sul web anonimizzata comprendente questionari standardizzati che esaminano la depressione, i sintomi di ansia, i sintomi del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), il benessere e l'uso di alcol.
Settecentonove partecipanti hanno completato le indagini comprendenti 291 (41%) medici, 344 (49%) infermieri e 74 (10%) altro personale sanitario. Oltre la metà (59%) ha riportato un buon benessere; tuttavia, il 45% ha soddisfatto la soglia per la probabile significatività clinica su almeno una delle seguenti misure: depressione grave (6%), disturbo da stress post-traumatico (40%), ansia grave (11%) o problema con l'alcol (7%). Il 13% degli intervistati ha riferito frequenti pensieri di suicidio e di autolesionismo nelle ultime 2 settimane.
Circa il 45% del campione riporta i sintomi di probabile disturbo da stress post-traumatico, depressione grave o disturbo d'ansia grave. Più di uno su sette del personale di terapia intensiva che ha partecipato a questo studio ha riferito di pensare al suicidio o a compiere atti di autolesionismo nelle ultime 2 settimane, con gli infermieri che avevano maggiori probabilità di sviliuppare cattive condizioni di salute mentale e idee di autolesionismo o ideazione suicidaria rispetto ai medici o altro personale sanitario. Infine, anche se circa l'8% del campione sembrava essere a rischio di difficoltà alcol-correlate, questo livello di consumo di alcol non era significativamente associato a esiti di salute mentale peggiori.
da Notizie.it