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La Francia si prepara alla guerra: ospedali pronti a migliaia di feriti. E in Italia?

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 04/09/2025

AttualitàPunto di Vista

04/09/2025

Cantava De Andrè della guerra e della paura che annichilisce l’umanità, esalta la sua crudeltà e trasforma la terra in un campo di croci. O feriti, stando all’ottimismo del governo francese che con una circolare del ministero della salute del 18 luglio scorso, ha dato disposizione agli ospedali civili francesi di prepararsi ad accogliere un afflusso importante di soldati feriti.

Insomma devono prepararsi alla guerra e completare il piano entro marzo 2026 con la creazione di centri di smistamento regionale per i feriti, in coordinamento con la NATO e l’Unione Europea, con una capacità prevista di 100 pazienti al giorno per 60 giorni, e picchi fino a 250 pazienti al giorno. Insomma l’obbiettivo è quello di prepararsi per non essere travolti dagli eventi come in occasione del covid. Con la differenza che i morti della pandemia non erano frutto della stupidità dell’uomo che ancora oggi ricorre alla guerra per risolvere problemi ma della sua supponenza di fronte alla natura che gli ha ricordato la sua insignificanza di fronte alla potenza che può scatenare.

Il documento richiede anche la formazione degli operatori sanitari su medicina riabilitativa e gestione di disturbi post-traumatici, specialmente in condizioni di scarsità di risorse tipiche di guerra, e invita al loro arruolamento nel Servizio sanitario militare. Associato alla realizzazione del manuale sulle pratiche da adottare in caso di “crisi maggiori” che contiene un capitolo sulla sopravvivenza anche in caso di conflitto armato, si comprende come la Francia non stia lasciando nulla al caso ed abbia preso molto sul serio l’anticipazione.

Cosa accadrebbe se la stessa cura alla preparazione degli scenari più infausti messa in campo dalla Francia fosse anche solo ipotizzata in Italia?

Una risposta non ce l’ho ma mi vengono i brividi solo a pensarci perché non è tanto la questione catastrofi a impensierirmi visto che su questo fronte facciamo scuola in tutto il mondo, quanto il pensiero alla guerra stessa come scenario plausibile che come tutti gli italiani sani di mente, è anni luce lontano da una cultura comune che fa della diplomazia e del dialogo l’unica arma possibile.

Ma se qualcuno a un tratto ci obbligasse a prepararci come in Francia, cosa accadrebbe in ognuno dei nostri reparti? In un contesto sanitario ospedaliero che sopravvive a stento gestendo l’ordinario, la cui fragilità è stata messa in piena evidenza dalla pandemia e tale è rimasta nella sostanza e dove la pratica delle esercitazioni, a cominciare dalle semplici evacuazioni, figuriamoci quelle su maxi afflussi e maxi emergenze, è sconosciuta almeno quanto le giuste dotazioni organiche, come potremmo mai essere capaci di rispondere e prepararci?

 

Andrea Tirotto