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La leggenda fake dei feti abortiti per produrre il vaccino. Ecco da dove arriva

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 05/11/2021

AttualitàCoronavirusCoronavirusCronache sanitarie

La Corte suprema Usa ha rifiutato di bloccare l'obbligo di vaccino anti Covid imposto dal Maine agli operatori sanitari, nonostante le obiezioni di alcuni ricorrenti, secondo cui la misura viola i loro diritti di libertà religiosa.

Il Maine ha richiesto l'obbligo vaccinale contro varie malattie contagiose sin dal 1989, consentendo le esenzioni solo per motivi medici ma non religiosi o filosofici in base ad una legge adottata nel 2019, prima della pandemia, e approvata poi con il 73% dei voti in un referendum. In agosto ha incluso anche il vaccino contro il Covid.

Perché rifiutare il vaccino per motivi religiosi

La motivazione per cui, molti credenti cristiani, rifiuterebbero il vaccino, deriva da una fake news: quella che il vaccino sarebbe prodotto usando feti abortiti.

Una storiella che con i vaccini torna sempre,  specie con i vaccini tradizionali come AstraZeneca, Johnson & Johnson, che impiegano un virus del raffreddore inattivato e inerte come trasportatore della sequenza genetica  della proteina spike, contro la quale si vuole generare la risposta immunitaria.

Per ottenere grandi quantità del virus del raffreddore, per produrre i vaccini, è necessario introdurlo all'interno di cellule, affinché possa replicarsi (Dicks et al., 2012). Le cellule utilizzate da AZ sono conosciute con il nome di HEK 293 (Human Embryonic Kidney 293), in italiano cellule renali embrionali umane 293: ottenute nel 1973 da Frank Graham nel laboratorio del prof. Alex van der Eb (Università di Leiden, Olanda), rappresentano una linea cellulare ampiamente utilizzata nella ricerca biomedica. Il procedimento con cui sono state ottenute è stato pubblicato per la prima volta nel 1977 (Graham et al., 1977) e da allora sono distribuite e utilizzate in tutto il mondo.
 
Sono cellule estratte (in gergo, isolate) da un rene embrionale umano e modificate geneticamente in modo tale da ottenere delle cellule capaci di replicarsi indefinitamente (in gergo, trasformate): è quella che viene definita "linea cellulare" e che mantiene gran parte delle caratteristiche di partenza.
 
Quando è necessario utilizzarle vengono messe in coltura a condizioni di temperatura, umidità e nutrienti controllati; quando poi non vengono più utilizzate, si conservano a temperatura estremamente bassa, mantenendosi vitali ma dormienti per anni.

Ciò significa che ogni volta che tale linea cellulare viene adoperata, si utilizzano cellule provenienti da quell'unico isolamento avvenuto nel 1973.

Le HEK 293 non sono le uniche linee cellulari esistenti. Ve ne sono molte, diverse per il tessuto di partenza da cui sono state isolate: tumorali, nervose, connettive (Walz & Young, 2019)... La scelta di quale utilizzare dipende dalle esigenze della ricerca: sono infatti adoperate in molti ambiti, dalle biotecnologie (come quella premiata nel 2020 con il Nobel per la medicina, la Crispr/Cas9) allo studio di malattie oncologiche, immunitarie e neurodegenerative (Stepanenko & Dmitrenko, 2015). Sono insomma uno strumento di lavoro in tutti gli ambiti della ricerca biomedica: basti pensare che non c'è farmaco che non sia stato testato in vitro (su di una linea cellulare) prima ancora che in vivo (con i test sugli animali e sull'uomo). (Focus)