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NurSind: E' ora il tempo della scelta

Emilio Benincasadi
Emilio Benincasa
Pubblicato il: 01/12/2021 vai ai commenti

Punto di Vista

 

Può sembrare controintuitivo ma una delle tragedie della nostra professione è che abbiamo perso il senso del tragico. Questo concetto caro agli antichi greci è fondamentale al fine di comprendere e tenere insieme i pezzi dilaniati che compongono la nostra identità.

 

Recuperare il senso del tragico può indicare quale strada percorrere per modificare schemi di comportamento in una realtà così complessa come quella sanitaria. Ogni ripetizione di uno schema di comportamento non fa che perpetuare il sistema. E, se il sistema è insoddisfacente o dannoso, non fa che accrescere l’insoddisfazione e il danno.

 

 

Per tentare di cambiare, agli infermieri sevono nuove prospettive che possano scardinare la logica stessa che regge tale sistema nel quale la professione oggi è imbrigliata. Occorre ridisegnare la prospettiva di quell'intricato albero che è la sanità del quale anche noi siamo un ramo importante, percorrendo di nuovo la storia di noi stessi.

 

Progetto difficile, che provi a dimostrare come alla professione infermieristica debba essere riconosciuta una condizione che non si lascia imbrigliare da nessuna definizione e che richiede di essere vissuta per essere compresa e non tradita. Deve essere superata la logica del dover apparire come non si è, a quella del poter essere come si è.

 

Ancora oggi, la professione infermieristica è segnata dalla scissione, dallo smembramento doloroso e tragico, che pure tocca a ognuno di noi e di cui tanti infermieri fanno esperienza ogni giorno nel proprio contesto lavorativo.

 

Ad alimentare le insoddisfazioni a danno degli infermieri, gioca un ruolo decisivo il triste panorama di rappresentanza sindacale che perseguita logiche dell'imbonimento spacciandole per quelle della competenza e dell'onesta, rendendo precaria ogni conquista per la professione.

 

Cgil, Cisl, Uil e affini ormai sono diventati incapaci di un sussulto, quanto piuttosto sonnolenti e indifferenti. Una volta precipitati in questa insensibilità, la voce della coscienza si fa afona o indistinguibile. Tutti insieme senza differenza. Perché non c’è differenza.

 

Opporsi a questa grottesca “aristocrazia” sindacale è un dovere per chiunque abbia ancora un minimo di rispetto per se stesso. Questo agire sindacale non rappresenta più niente, se non il servilismo verso il sistema, e la miserrima fame di potere, o delle sue briciole.

 

Oggi le idee te le buttano addosso come coriandoli ma questo non serve. Serve gente che le sappia realizzare. Serve gente che lotti per il giusto e non per il possibile. E’ finito il tempo del chiedere, è iniziato quello di scegliere da che parte stare.