Al Festival di Sanremo, Giovanni Allevi commuove e ringrazia Medici ed Infermieri
Ieri sera, durante la seconda serata del Festival di Sanremo, è intervenuto come super ospite Giovanni Allevi, compositore e musicista internazionale. Allevi, che due anni fa ha lasciato il palco a causa di un grave mieloma multiplo, è tornato dopo una lunga assenza sul palco della kermesse canora.
Con un sentito e sofferto monologo, ha commosso tutti presenti, dimostrando una forza e una resilienza straordinarie. È stato un momento di grande emozione, nel quale Allevi ha toccato corde profonde nel cuore di chi lo ascoltava, trasmettendo un messaggio di speranza e determinazione.
È importante sottolineare che durante il suo intervento, Allevi ha espresso profonda gratitudine per il supporto ricevuto dai medici e dagli infermieri durante il suo percorso di guarigione. La sua presenza sul palco è stata un tributo non solo alla sua arte, ma anche a coloro che lo hanno assistito e sostenuto nel momento più difficile della sua vita. Andrea Bottega, segretario Nazionale NurSind ha commentato: “Grazie, Giovanni, per le tue parole commoventi e per la riconoscenza nei confronti del nostro lavoro di infermieri. Con le tue parole e le tue splendide note ci hai commosso e infuso speranza. Siamo noi infermieri ad essere grati a te per l’esempio di forza e delicatezza che hai trasmesso a un Paese intero.”
Il testo del monologo di Giovanni Allevi, compositore, scrittore, filosofo.
All'improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull'applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo.Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se la malattia mi porgesse, assieme al dolore, degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio.…
Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota?! Mi sono sentito mancare! Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti ad un pubblico di quindici, venti persone ed ero felicissimo! Oggi....dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a quindici persone. I numeri...non contano! Sembra paradossale detto da qui. Perché ogni individuo, ognuno di noi, ognuno di voi, è unico, irripetibile e a suo modo infinito.
Un altro dono! La gratitudine nei confronti della bellezza del Creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze d'ospedale. Un altro dono. La riconoscenza per il talento dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. Per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per l'affetto, la forza, l'esempio che ricevo dagli altri pazienti, i guerrieri, così li chiamo. E lo sono anche i loro familiari, e lo sono anche i genitori dei piccoli guerrieri.
Quando tutto crolla e resta in piedi solo l'essenziale, il giudizio che riceviamo dall'esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant alla fine della Critica della Ragion Pratica, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c'è qualcosa che permane! Ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo con questo pensiero. Se le cose stanno davvero così, cosa mai sarà un giudizio dall'esterno? Voglio accettare il nuovo Giovanni. Come dissi in quell'ultimo concerto a Vienna, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l'anima. Il brano si intitola Tomorrow, perché domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello!"