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Effetto placebo. È lecito mentire al paziente? Le alternative ed il metaplacebo

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 22/02/2024

Professione e lavoroStudi e analisi

Nel mondo della cura e dell'assistenza sanitaria, l'effetto placebo si presenta come un'ombra eticamente complessa. L'interrogativo fondamentale che emerge è: è lecito mentire al paziente?

 

Cos’è il placebo?

Il placebo è una sostanza con lo stesso aspetto del farmaco, che però non contiene principi attivi.

Malgrado l’assenza di principi attivi, alcuni pazienti che assumono questa formulazione dichiarano di sentirsi meglio. Altri sviluppano “effetti collaterali”. Questo fenomeno, detto effetto placebo, pare insorga per due motivi. Il primo è una coincidenza del decorso della malattia o del sintomo, poiché molte patologie o sintomi compaiono e scompaiono in assenza di trattamento, pertanto il soggetto che assume placebo potrebbe per coincidenza sentirsi meglio o peggio. In presenza di tali sviluppi, il placebo potrebbe essere erroneamente ritenuto efficace o inefficace in base all’esito. Il secondo motivo è l’aspettativa (a volte detta suggestionabilità). Aspettarsi che il farmaco funzioni induce spesso nel paziente la sensazione di un miglioramento delle condizioni. 

L’effetto placebo si produce principalmente sui sintomi più che sulla patologia effettiva. Per esempio, la formulazione di un placebo non riuscirà mai ad accelerare il processo di guarigione di un osso rotto, ma potrebbe dare l’impressione di un’attenuazione del dolore. Alcuni soggetti sembrano più sensibili di altri all’effetto placebo. I soggetti con un’opinione positiva sui farmaci, sui medici e sugli infermieri sono quelli che, probabilmente, rispondono meglio al placebo.

 

Da una revisione sugli studi condotti sull’uso del placebo tra gli infermieri è emerso che il 50% ammette di aver utilizzato il placebo e le motivazione che li hanno spinti ad adoperare tale pratica sono:

  • l’uso analgesico
  • per calmare il paziente
  • per rispondere ad una eccessiva richiesta di farmaci da parte del paziente
  • per far smettere il paziente di lamentarsi
  • per tutelare il paziente da una eccessiva richiesta di farmaci
  • per determinare se la richiesta del farmaco da parte del paziente sia reale e quindi di natura organica o psicologica
  • per guadagnare tempo prima della regolare somministrazione del farmaco.

La somministrazione del placebo comporta inevitabilmente un atto di menzogna nei confronti del paziente. In alcuni casi, gli infermieri comunicano apertamente di somministrare un farmaco reale, mentre in altri casi tacciono sull'inattività del placebo. Entrambe le situazioni rappresentano una violazione dell'onestà e possono compromettere il rapporto di fiducia tra il paziente e il personale sanitario.

Tuttavia, vi sono situazioni in cui l'uso del placebo potrebbe essere giustificato, come nel caso di proteggere il paziente da dosi eccessive di farmaci. Ma quando il placebo viene impiegato per far tacere le lamentele del paziente, il principio di beneficienza viene meno.

 

Ma c’è un’alternativa all'utilizzo dei placebo stessi, in modo tale da diminuirne l'uso nella pratica clinica e di conseguenza limitarne le conseguenze?

La letteratura suggerisce che l'infermiere, che deve fare i conti con l'uso di placebo al di fuori del contesto sperimentale (dove sono invece accettati), difronte ad ogni singolo caso tenga conto di questi aspetti:

  • informazioni riguardo al dolore e ai suoi effetti nel paziente;
  • il placebo non è la scelta migliore tra le alternative terapeutiche;
  • l'uso di placebo viola il dovere di alleviare la sofferenza;
  • come l'uso di placebo è in conflitto con il valore dell'onestà e del provvedere alle migliori cure in linea con i desideri del paziente.

Esiste, però, un'alternativa che potrebbe ridurre la dipendenza dall'uso del placebo: il metaplacebo. Questo approccio si basa sull'informare il paziente in modo trasparente riguardo alla natura inerte della sostanza somministrata, mentre si spiega il suo possibile effetto positivo sul dolore attraverso meccanismi psicologici. In questo modo, l'infermiere agisce in modo etico e mira al benessere del paziente senza ricorrere alla menzogna.

In conclusione, l'utilizzo del placebo nell'ambito sanitario solleva importanti questioni etiche. Se da un lato può essere considerato un'opzione per limitare l'assunzione di farmaci dannosi, dall'altro richiede un'esame critico dei valori fondamentali dell'assistenza sanitaria, come l'onestà e la beneficenza. L'adozione del metaplacebo potrebbe rappresentare un compromesso etico per mantenere l'integrità del rapporto medico-paziente.

 

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