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Le votre tesi: Gestione domiciliare del CVC nel bambino

Infermieristicamente aiuta gli studenti con le loro tesi. Pubblichiamo e divulghiamo i vostri questionari in modo da farvi avere più risposte possibili, quindi più dati da utilizzare!

Oggi divulghiamo il questionario di Alessia, studentessa del terzo anno di infermieristica presso La Sapienza di Roma, che sta elaborando una tesi sull'importanza della figura infermieristica sulla gestione domiciliare del cvc al bambino.

 

Un catetere venoso centrale (CVC) detto anche dispositivo per l'acceso venoso centrale, è un device che permette di accedere ai vasi sanguigni venosi di calibro maggiore. A seconda del tempo di permanenza in sede del catetere si distinguono CVC a breve, medio e lungo termine: un CVC a breve termine dura circa 3 settimane, uno a medio termine circa 3 mesi e uno a lungo termine rimane in sede più di 3 mesi.

Il CVC, la cui punta raggiunge il terzo inferiore della vena cava superiore in prossimità della giunzione cavo-atriale, serve a somministrare in modo continuo farmaci, emoderivati, liquidi o nutrizione e di solito viene utilizzato in ambiente ospedaliero.

Alcuni CVC possono essere utilizzati anche per la terapia dialitica o emofiltrazione veno-venosa (es. CVC di Tesio). Un'altra funzione è quella del monitoraggio emodinamico del paziente attraverso la misurazione della pressione venosa centrale.

Anche nel paziente pediatrico gli accessi venosi sono di fondamentale importanza ai fini diagnostici e terapeutici.

Un accesso venoso sicuro, di lunga durata, rappresenta uno dei requisiti fondamentali per il successo delle terapie. La presenza di un catetere venoso centrale (CVC) permette la somministrazione in sicurezza di farmaci ad alta osmolarità e di chemioterapici evitando il pericolo di flebiti, riduce lo stress del paziente da venipuntura ripetuta, permette l'utilizzo della nutrizione parenterale totale (NPT), consente di eseguire trasfusioni ed infusioni continuate di farmaci (come antibiotici, terapia antalgica) e infine la presenza del CVC si rende necessaria per tutte le procedure di raccolta di campioni ematici.

 

Tuttavia la presenza di un CVC si può associare ad importanti complicanze quali malfunzionamenti, infezioni e trombosi che implicano ospedalizzazioni più prolungate, aumento dei costi e talvolta configurano condizioni che richiedono terapia sistemica o ancor peggio la rimozione del catetere stesso. Dal 14 al 36% dei pazienti sviluppa infatti una complicanza nei primi due anni dal posizionamento di un CVC. Il rischio di complicanze correlate al catetere può essere ampiamente modificato dalle modalità di posizionamento del catetere e successivamente dalle modalità di gestione dello stesso.6

 

La gestione domiciliare dell’accesso venoso centrale è fattibile e sicura se avviata nell’ambito di programmi di formazione e mantenimento delle competenze del caregiver e del paziente stesso. La decisione riguardante la possibilità di intraprendere la care domiciliare del catetere venoso centrale deve essere condivisa tra personale sanitario, caregiver e paziente quando l’età dello stesso lo permette.23, In questo processo è l’infermiere l’operatore sanitario deputato non solo alla gestione del CVC a domicilio ma anche all’educazione sanitaria del paziente e del caregiver.

IL questionario di Alessia si rivolge a infermieri ma anche a genitori che si sono trovati a dover gestire tale situazione, aiutiamola cliccando qui e diffondendo il questionario.

 

Crediti

 

Baskin KM, Mermel LA, Saad TF, Journeycake JM, Schaefer CM, Modi BP et al. EvidenceBased Strategies and Recommendations for Preservation of Central Venous Access in Children. J Parenter Enter Nutr. 2019; 43(5):591-614.

 

Rinke M, AR Chen, Milstone AM, Hebert LC, Bundy DG, Colantuoni E et al. Bringing centralline associated bloodstream infection Prevention Home: catheter maintenance practices and beliefs of pediatric oncology patients and families. 2015;41(4):177-185.