NurSind Asti in difesa degli infermieri: regole chiare e tariffe eque per la libera professione
Al Cardinal Massaia il sindacato chiede all'Asl regole più giuste per il personale infermieristico del blocco operatorio. Montana (NurSind): “Serve un cambiamento per evitare derive privatistiche”
All’ospedale Cardinal Massaia di Asti, il sindacato delle professioni infermieristiche NurSind lancia un appello chiaro all’Azienda Sanitaria Locale: servono trasparenza, equità e adeguamento delle tariffe nella gestione della libera professione intramoenia. Il cuore del problema? Il regolamento attuale, secondo cui i medici possono scegliere fino al 75% della propria equipe chirurgica, lasciando alla rotazione interna solo un quarto del personale disponibile.
La richiesta di NurSind, guidata ad Asti dal segretario Gabriele Montana, è netta: ridurre la discrezionalità medica al 50% e garantire una vera rotazione per tutto il personale infermieristico del blocco operatorio, dagli strumentisti agli infermieri di anestesia. “Parliamo di professionisti che già operano quotidianamente all’interno dello stesso ospedale – sottolinea Montana – e che meritano regole trasparenti eque, sia nella scelta dei turni sia nella definizione delle tariffe”.
Il sindacato aveva chiesto un confronto urgente, che aveva portato alla promessa di una sperimentazione per ampliare la rotazione e monitorare le criticità, con la possibilità di intervenire sul sistema tariffario. Sperimentazione che, però, non è mai partita, nonostante fosse prevista per aprile. Uno stallo che ha riacceso le tensioni.
Dietro la battaglia di NurSind non c’è solo una rivendicazione economica, ma una questione di giustizia professionale e rispetto del ruolo pubblico del servizio sanitario. “Senza regole chiare – avverte Montana – si rischia di trasformare l’intramoenia in un ‘privato puro’ dentro un’azienda pubblica, svuotando di senso l’idea stessa di sanità pubblica”.
Le cifre parlano da sole: l’attività libero-professionale all’Asl di Asti ha generato oltre 5 milioni di euro di ricavi, con un aumento del 10% in un anno, ma il bilancio si è chiuso comunque con una leggera perdita. Un paradosso che apre ulteriori interrogativi sulla gestione e la redistribuzione delle risorse.
La posizione di NurSind si contrappone a quella dell’Anaao, che difende l’intramoenia come alternativa virtuosa al privato esterno. Ma per Montana non basta: “Non si può considerare virtuosa un’attività che si fonda su scelte arbitrarie e su compensi definiti in modo unilaterale dai medici. Le tariffe del comparto devono essere concordate e adeguate al mercato, non imposte”.
Il nodo della libera professione, insomma, non può più essere eluso. Serve un regolamento chiaro, condiviso, che riconosca il ruolo degli infermieri come collaboratori essenziali in sala operatoria e garantisca trattamenti dignitosi e paritari. La posta in gioco, secondo NurSind, è l’identità stessa del servizio sanitario pubblico.
In attesa che l’Asl mantenga gli impegni presi e avvii finalmente la sperimentazione promessa, il sindacato non arretra. E rilancia: “La trasparenza non è una concessione. È un dovere. Per chi lavora e per chi si cura”.