Mancano 1,6milioni di sanitari in Europa. La soluzione è reclutarli da Paesi terzi
L'Europa si trova di fronte a una crisi sanitaria sempre più grave. La mancanza di personale medico e infermieristico è un problema noto da tempo, ma la sua portata rischia di diventare insostenibile nel prossimo futuro. A sottolineare l'urgenza della situazione è la Commissaria europea per la Salute, Stella Kyriakides, che avverte: “La carenza di personale sanitario e socio-assistenziale rappresenta una sfida significativa”. Tuttavia, poiché la sanità rientra nelle competenze nazionali, la Commissione europea può fare ben poco, se non invitare gli Stati membri a reclutare talenti dall'estero. Ma sarà sufficiente?
Un problema su scala continentale
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), entro il 2024 mancheranno circa 1,6 milioni di operatori sanitari in Europa, una cifra destinata a crescere fino a 4 milioni entro il 2030. Questi numeri fanno paura: l'OMS prevede una carenza di 600mila medici, 2,3 milioni di infermieri e 1,1 milioni di operatori socio-assistenziali. In un continente che già sta affrontando le sfide legate all'invecchiamento della popolazione, la prospettiva è preoccupante. L’aumento della domanda di cure mediche, dovuto al progressivo aumento dell'età media della popolazione, non troverà risposta in un sistema sanitario sempre più fragile e sotto pressione.
Questo scenario non è nuovo per le istituzioni europee. A Bruxelles, infatti, sono ben consapevoli del problema, ma le possibilità di intervento dell’UE sono limitate. La salute pubblica è una materia di competenza nazionale, e la Commissione può solo fornire raccomandazioni e suggerire strumenti di supporto finanziario, come i fondi della politica di coesione o il dispositivo per la ripresa. Tuttavia, la responsabilità di risolvere la crisi sanitaria ricade in gran parte sui governi nazionali.
L'Italia, il paese più anziano d'Europa
Tra i paesi più colpiti c'è l'Italia, che detiene il triste primato di nazione con la popolazione più anziana all'interno dell'Unione Europea. Questo rende il problema ancora più grave. Con una crescente domanda di assistenza sanitaria, la carenza di medici e infermieri rischia di mettere in ginocchio un sistema già sotto stress.
Secondo gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, Mario Mantovani e Ruggero Razza, la questione della carenza di personale sanitario dovrebbe essere affrontata con urgenza. Essi chiedono all'UE di intervenire in modo più incisivo, sottolineando anche la necessità di affrontare il tema dell'immigrazione con un approccio più rigido, riflettendo le posizioni del loro partito. Ma la risposta di Stella Kyriakides è chiara: "Trasformare il rischio di fuga di cervelli in un afflusso di cervelli" è una delle soluzioni più efficaci. Questo significa attrarre professionisti sanitari dall'estero, sfruttando strumenti già esistenti e disponibili per i Paesi membri.
Attrazione di talenti dall'estero: una soluzione temporanea?
L’invito della Commissione europea agli Stati membri a "pescare" talenti dall'estero, quindi, si pone come una soluzione nel breve termine. L'idea è di attrarre personale qualificato da paesi terzi, per colmare le lacune interne. Ma questa proposta non è esente da criticità. Da un lato, potrebbe alleviare la pressione sui sistemi sanitari nazionali nel breve periodo; dall'altro, si tratta di una soluzione temporanea che non affronta le cause strutturali della crisi.
Il rischio di dipendere da personale sanitario straniero potrebbe creare nuove disuguaglianze e accentuare il fenomeno della "fuga di cervelli" dai paesi di origine. Questi ultimi, spesso già afflitti da carenze sanitarie, si troverebbero ulteriormente impoveriti di risorse umane. Inoltre, il reclutamento di medici e infermieri da altri paesi potrebbe non risolvere i problemi legati alla qualità delle condizioni di lavoro e ai salari, che restano tra le principali cause dell’emorragia di professionisti nel settore sanitario.
Investimenti e riforme: la chiave per il futuro
Kyriakides sottolinea, inoltre, l’importanza di riforme e investimenti da parte degli Stati membri. L’Europa offre risorse economiche, come i fondi di coesione e quelli previsti dal Piano di ripresa, per implementare misure specifiche che possano rafforzare i sistemi sanitari nazionali. L’Italia, come altri paesi, dovrà sfruttare queste opportunità per rilanciare il settore sanitario, migliorare le condizioni lavorative degli operatori e rendere la professione più attrattiva per le nuove generazioni.
In conclusione, la crisi sanitaria in Europa, già innescata come una bomba a orologeria, richiede una risposta collettiva e coordinata. Mentre Bruxelles cerca di fornire strumenti e suggerimenti, saranno i governi nazionali a dover mettere in atto riforme e strategie per evitare il collasso dei propri sistemi sanitari. Il tempo stringe e, con la popolazione europea che invecchia rapidamente, le soluzioni non possono più essere rinviate.