Infermieri e l’Alarm Fatigue: dalla frustrazione alle allucinazioni uditive. Cos’è e come risolverlo
Gli ospedali hanno adottato da tempo nuovi sistemi di notifica degli allarmi per monitorare le condizioni dei pazienti in tempo reale, garantendo che il personale infermieristico possa rispondere tempestivamente alle emergenze. Questi sistemi sono stati progettati per migliorare la sicurezza e l’efficienza delle cure, fornendo informazioni costanti e aggiornate sugli indicatori vitali dei pazienti, come frequenza cardiaca, ossigenazione e pressione sanguigna. Tuttavia, l’elevato volume di allarmi – tra cui molti falsi o non azionabili – ha portato a un fenomeno noto come “affaticamento da allarme,” un problema crescente che mette a rischio la salute e la sicurezza degli infermieri, con ripercussioni sulla qualità dell’assistenza offerta.
Il problema dell’affaticamento da allarme
Il 2019 ha segnato un allarme da parte dell’ECRI Institute, che ha inserito il sovraccarico di notifiche tra i primi dieci rischi per la tecnologia sanitaria nel 2020. Gli infermieri vivono quotidianamente questo fenomeno: costantemente bombardati da segnali acustici, molti dei quali non richiedono un intervento clinico immediato. Questo sovraccarico di informazioni genera desensibilizzazione, ovvero una ridotta reattività agli allarmi, e compromette la sicurezza sia del personale sia dei pazienti, con conseguenze che vanno dal ritardo nella risposta agli allarmi a un pericolo reale di trascuratezza nelle situazioni di emergenza.
L'impatto dell’affaticamento da allarme nella Terapia Intensiva e Oncologia
La ricerca ha ampiamente esplorato l’affaticamento da allarme nelle unità di terapia intensiva (UTI), dove la gestione di pazienti in condizioni critiche richiede interventi continui e rapidi. Gli infermieri in questi reparti vivono un ambiente imprevedibile e frenetico, in cui gli allarmi rappresentano una costante fonte di distrazione e stress. Tuttavia, meno studi hanno indagato sull’impatto di questo fenomeno nei reparti di oncologia, dove gli infermieri affrontano il complesso compito di assistere pazienti con bisogni multidimensionali, trattamenti aggressivi e problematiche come il controllo del dolore e dei sintomi neurologici. La mancanza di ricerche su questo tema in oncologia rappresenta un gap significativo nella comprensione dell'affaticamento da allarme in contesti ad alta complessità assistenziale.
Un’analisi dei risultati dello studio sull’affaticamento da allarme
Uno studio qualitativo condotto in un grande ospedale del Midwest negli Stati Uniti ha esplorato in profondità le esperienze di nove infermieri oncologici sottoposti a questi nuovi sistemi di notifica. Le interviste, svolte in contesti riservati per favorire la sincerità, hanno rivelato cinque temi principali legati all’affaticamento da allarme:
Volume e Frequenza Elevati degli Allarmi: gli infermieri riferiscono di essere sovraccaricati da un numero elevato di allarmi, molti dei quali non urgenti o falsi, che causano una desensibilizzazione crescente. La costante esposizione a suoni di allarme crea uno stato di vigilanza continua, aggravato durante le ore di punta, in particolare nel pomeriggio, quando l’affaticamento da allarme si intensifica.
Interruzione del Flusso di Lavoro: gli allarmi frequenti interferiscono con il lavoro degli infermieri, costringendoli a interrompere procedure e conversazioni con pazienti e colleghi. Questo flusso di lavoro frammentato aumenta il livello di stress, soprattutto quando gli infermieri devono gestire pazienti complessi e delicati.
Sfide con i Dispositivi di Comunicazione Mobile: sebbene i dispositivi mobili facilitino una comunicazione immediata, gli infermieri lamentano l’impossibilità di silenziare gli allarmi in momenti critici, come durante procedure o colloqui sensibili. Inoltre, le chiamate dai familiari o da altri reparti contribuiscono a creare un sovraccarico informativo, poiché gli infermieri non possono sempre intervenire tempestivamente.
Adattamento Positivo e Negativo: alcuni infermieri hanno sviluppato strategie di coping adattive, come isolarsi per qualche minuto o imparare a distinguere i diversi suoni per stabilire le priorità. Tuttavia, molti hanno adottato strategie maladattive, come ignorare gli allarmi meno urgenti, con conseguenze per la sicurezza del paziente. Sintomi fisiologici come tachicardia e sudorazione, insieme a manifestazioni psicologiche come ansia e irritabilità, sono comuni tra gli infermieri, che riportano anche difficoltà a mantenere la concentrazione e livelli di motivazione variabili.
Supporto Sociale: gli infermieri cercano sollievo dallo stress attraverso il supporto reciproco, creando un legame che alcuni descrivono come “trauma bonding.” Questo tipo di sostegno, pur fondamentale per la resilienza collettiva, non è sempre sufficiente, specie nei giorni in cui si riscontra carenza di personale o sovraccarico lavorativo.
Conseguenze dell’affaticamento da allarme: benessere del personale e qualità dell’assistenza
L'affaticamento da allarme compromette seriamente la qualità dell'assistenza sanitaria. Gli infermieri riportano difficoltà nel rispondere adeguatamente alle esigenze dei pazienti, causando ritardi o distrazioni che generano senso di colpa e insoddisfazione. Gli infermieri intervistati hanno descritto come il costante bombardamento di allarmi influisca negativamente sul loro benessere psicofisico, rendendo difficile per loro mantenere la concentrazione e una reattività ottimale alle richieste dei pazienti.
Le conseguenze psicologiche e fisiche includono ansia, frustrazione, insonnia e sintomi da stress cronico. Alcuni infermieri hanno riportato di sperimentare allucinazioni uditive legate agli allarmi anche durante il riposo, impedendo loro di recuperare le energie. Sebbene non vi sia ancora una ricerca che colleghi direttamente l’affaticamento da allarme al rischio di suicidio, il fenomeno va considerato nel contesto del rischio complessivo di burnout e stress lavorativo, già elevato nella professione infermieristica.
Il Modello di Adattamento di Roy: chiave di lettura dell’affaticamento da allarme
Utilizzando il Modello di Adattamento di Roy, lo studio esamina come gli infermieri reagiscono ai molteplici stimoli provocati dal sovraccarico di allarmi. Le interviste hanno messo in luce che la maggior parte degli infermieri vive i fattori contestuali – come l’aumento delle responsabilità e le continue interruzioni – in termini fortemente negativi. Questo atteggiamento evidenzia l’impatto psicologico delle condizioni di lavoro e la difficoltà di adattamento. Inoltre, il legame di sostegno reciproco descritto come “trauma bonding” suggerisce una reazione estrema, indicativa di un ambiente percepito come ostile e difficile da gestire, in cui il supporto reciproco, pur essenziale, non sempre basta a mitigare il sovraccarico.
Proposte e strategie per migliorare la sicurezza del personale e la qualità delle Cure
L’adozione di sistemi di allerta sempre più sofisticati ha migliorato la sicurezza dei pazienti, ma ha avuto anche conseguenze inattese sul personale. Per affrontare il problema, esperti del settore suggeriscono di espandere il cosiddetto "Triplo Obiettivo" per la sanità (migliorare la salute della popolazione, l’esperienza del paziente e ridurre i costi) aggiungendo un quarto pilastro: il benessere del personale sanitario.
Alcune misure raccomandate includono:
Ridurre il sovraccarico cognitivo: implementare filtri intelligenti per ridurre il numero di allarmi non urgenti.
Ottimizzare i flussi di lavoro: riorganizzare i compiti infermieristici per minimizzare le interruzioni, delegando le attività amministrative e non strettamente cliniche.
Supporto psicologico: offrire sostegno professionale per la gestione dello stress e migliorare la resilienza del personale infermieristico.
I risultati preliminari di questo studio forniscono una visione allarmante sulla realtà dell’affaticamento da allarme negli ospedali. L’elevata frequenza di allarmi non urgenti e il conseguente sovraccarico influiscono negativamente sulla salute mentale e fisica degli infermieri, con un impatto sulla qualità dell’assistenza fornita ai pazienti. È essenziale continuare a studiare il fenomeno, sia in oncologia che in altri reparti, per sviluppare soluzioni concrete e sostenibili.
L’affaticamento da allarme è un problema complesso che richiede interventi mirati e basati sull’evidenza, al fine di migliorare l’esperienza lavorativa del personale infermieristico e garantire una maggiore sicurezza per i pazienti.
da: Obisesan, Olawunmi, PhD, RN, CPHQ, MCHES, Barber, Ericka, MSN, RN, Martin, Patricia, DPT, MHS. (2024). Original Research: Alarm Fatigue: Exploring the Adaptive and Maladaptive Coping Strategies of Nurses. AJN, American Journal of Nursing, 124, 24-30. https://doi.org/10.1097/01.NAJ.0001063808.07614.8d