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Ecografia Infermieristica: oltre la venipuntura, tutte le possibili applicazioni

Mi capita spesso di osservare la misera condizione in cui versano professione e categoria. E lo stipendio, la mancanza di percorsi di carriera praticabili, la crisi d’identità, il mancato riconoscimento delle competenze, la loro valorizzazione.

Queste ultime in particolare, sono diventate un mio cruccio personale perché è forse proprio da qui che può passare almeno un piccolo sentiero di riscatto professionale. Infatti, se per l’esercizio di alcune è necessario farsi assegnare a servizi specifici che tipicamente non lavorano sulle 24 ore e la cosa è praticamente impossibile salvo santi in paradiso, altre possono applicarsi durante l’attività quotidiana di reparto ed anzi, trovare in questa collocazione la loro massima possibilità di esercizio.

E’ questo il caso dell’ecografia infermieristica, una pratica che si sta rapidamente consolidando e che sta trovando sempre maggiori elementi di validità clinica.

La letteratura scientifica ha ampiamente consolidato l’uso dell’ultrasonografia quale riscontro strumentale di primo, facile accesso a basso costo, alta ripetitività, economicità e sicurezza per il paziente, essendo sostanzialmente priva di controindicazioni e in qualche caso, detentrice di indici di accuratezza anche maggiore di altri esami più costosi e dannosi. Inoltre, la sua pratica può essere di agevole diffusione contribuendo ad abbattere costi e aumentando il benessere del paziente.

Eh ma l’infermiere, l’ecografo, roba di competenza del medico. E chi ha voglia di infilarsi mai in conflitti sulle competenze mediche Vs infermieristiche? Nessuno ha intenzione di sottrarre la rogna di fare diagnosi a nessuno ma nessuno può impedire ad un infermiere di usare uno strumento quale l’ecografo per osservare, valutare e semplificare la pratica clinica.

D'altronde l’apparecchio è già stato sdoganato per quanto concerne la valutazione del patrimonio venoso ai fini della venipuntura periferica e nessuno si è permesso di dire che misurare il diametro interno di una vena basilica possa configurarsi quale atto medico diagnostico.

Altrettanto valga per lo studio di una vescica, la sua conformazione e il suo contenuto che un infermiere può osservare e valutare richiedendo l’intervento medico al fine di diagnosticare se le due strutture iperecogene che ci rotolano dentro siano per esempio dei calcoli.

Valutazione urologica, reni e vescica, osservazione degli organi addominali quali fegato, pancreas, milza, valutazione di pleura e polmoni, di tiroide e tratti sovraortici sono alcune delle applicazioni che già nei corsi di perfezionamento è possibile imparare quando non si tratti di master.

Certo bisogna sempre tenere bene a mente il confine tra valutazione e diagnosi ben consapevoli che l’osservazione clinica del paziente è sempre la via maestra per ipotizzare problemi che lo strumento ecografico può aiutare o meno a dipanare. Questo è l’ambito e non si tratta per nulla di un campo ristretto, anzi. Se poi si va ad analizzare le applicazioni nell’ambito dell’emergenza urgenza ospedaliera e territoriale, quell’ambiente dove spesso l’addestramento di medici e infermieri coincide (basti pensare a corsi quali ACLS per esempio), l’uso dello strumento ecografico per opera dell’infermiere trova ampio consenso e applicazione ben definita.

La prateria sconfinata dell’assistenza domiciliare, di base e avanzata, può trovare nell’uso di questo strumento importantissime applicazioni al fine di evitare accessi impropri al pronto soccorso e consentire pratiche domiciliari più certe e sicure.

La comunità internazionale è talmente convinta di tutto questo che “Il World Interactive Network Focused On Critical UltraSound (WINFOCUS) è la rete scientifica leader a livello mondiale impegnata nello sviluppo della pratica, della ricerca, dell'istruzione, della tecnologia e del networking degli ultrasuoni point-of-care, rispondendo alle esigenze di pazienti, istituzioni, servizi e comunità che vivono in scenari critici extra ospedalieri e ospedalieri”. Winfocus non fa distinzioni professionali nella sua rete, ritiene che gli ultrasuoni “rappresentano un valore aggiunto per migliorare la gestione, le prestazioni e i risultati” (…) “nell’ambito del triage, la diagnosi, il monitoraggio e il trattamento del paziente critico” in particolar modo ed è impegnata nell’implementazione e diffusione dell’ecografia.

Insomma, sarà pur vero che l’attività in un reparto può diventare alla lunga noiosa e avvilente oltre che faticosa ma se il ritorno di fiamma non può passare da un trasferimento presso qualche servizio, acquisire abilità di un certo livello come quella nell’uso dell’ultrasonografia, supportati e confortati da una rete di professionisti e di confronto facilmente accessibile, può certamente diventare motivo di soddisfazione personale ed emancipazione.

 

Andrea Tirotto