Allarme H5N1, rischio nuova emergenza sanitaria globale. L’Italia non aderisce a fornitura vaccino
La minaccia di un nuovo scenario pandemico si fa sempre più concreta. Mentre il mondo cerca di lasciarsi alle spalle la catastrofe sanitaria causata dal SARS-CoV-2, una nuova sfida si profila all'orizzonte: l'influenza aviaria, il cui virus H5N1 sta preoccupando ricercatori e autorità sanitarie a livello globale.
Un salto di specie allarmante
Nel corso del 2024, l’H5N1 – noto per la sua capacità di mutare rapidamente e la sua elevata mortalità – ha iniziato a diffondersi anche tra i mammiferi, colpendo in particolare gli allevamenti di bovini da latte negli Stati Uniti. La situazione è particolarmente critica in California, dove più della metà dei mille allevamenti colpiti sono concentrati. Non meno preoccupante è l'impatto sugli esseri umani: circa 60 casi di infezione sono stati confermati, principalmente tra lavoratori zootecnici e consumatori di latte crudo.
Tre episodi, di cui uno particolarmente grave, hanno tuttavia fatto scattare il campanello d’allarme tra gli esperti. In questi casi, le indagini epidemiologiche non sono riuscite a individuare una chiara fonte di contagio animale, sollevando il sospetto che il virus possa essersi trasmesso direttamente tra persone. Se confermato, questo scenario rappresenterebbe un passo critico verso una diffusione epidemica.
Un passo dalla trasmissibilità umana
A destare ulteriore preoccupazione è uno studio recentemente pubblicato su Science, che ha evidenziato come al virus H5N1 manchi una singola mutazione per diventare facilmente trasmissibile tra esseri umani. Questa scoperta sottolinea l'urgenza di adottare misure di contenimento, prevenzione e ricerca per evitare una nuova pandemia.
L’influenza aviaria non è un problema nuovo, ma l’attuale capacità del virus di adattarsi a nuovi ospiti – inclusi mammiferi come i bovini – rappresenta un’evoluzione inquietante. Se questa mutazione dovesse verificarsi, gli effetti potrebbero essere devastanti, data l’elevata mortalità associata al virus.
La risposta internazionale e il caso italiano
In Europa, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) ha già firmato un contratto per la fornitura di 665.000 dosi di vaccino contro l’H5N1, con un’opzione per ulteriori 40 milioni di dosi. Tuttavia, come riportato in una interrogazione al Governo, dal deputato Della Vedova (Gruppo Misto), l’Italia ha deciso di non aderire a questa iniziativa, lasciando interrogativi sulla strategia nazionale di prevenzione.
Durante la pandemia di COVID-19, è emersa l'importanza di piani pandemici nazionali aggiornati. Tuttavia, il piano pandemico italiano per il periodo 2024-2028, stando a dichiarazioni del ministro competente, è ancora in fase di bozza. Questo ritardo è particolarmente critico, considerando le lezioni apprese durante la gestione della pandemia da SARS-CoV-2, quando piani obsoleti e insufficienti hanno aggravato l’impatto dell’emergenza.
La sfida delle priorità sanitarie
A complicare ulteriormente il quadro, il governo italiano ha recentemente deciso, tramite il decreto "milleproroghe", di condonare le sanzioni per chi non si è vaccinato contro il COVID-19. Questo atto ha suscitato polemiche tra gli esperti di sanità pubblica, che vedono nella vaccinazione uno strumento fondamentale per contenere le epidemie e costruire una cultura della prevenzione.
Domande senza risposta
Alla luce di queste premesse, resta da capire quali strategie l’Italia intenda adottare per affrontare una potenziale emergenza sanitaria legata all’H5N1 o ad altri virus respiratori. Servirà un approccio integrato, che comprenda prevenzione, tracciamento, cura e vaccinazione, insieme a misure di contenimento efficaci.
Il tempo per prepararsi potrebbe essere limitato, e la storia recente ci ha insegnato quanto sia fondamentale agire con tempestività e coordinazione per evitare il ripetersi di una crisi sanitaria globale. Riusciremo a trarre insegnamento dagli errori del passato?