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Simone Cristicchi e il dono di prendersi cura: quando la musica accarezza l’anima

 

Quando è tempo di Festival di Sanremo, in tutta Italia si respira un clima nuovo che anticipa la primavera e ci riavvicina alla voglia di cantare le più famose canzonette e cosi’ anche noi non abbiamo potuto sottrarci dal guardare almeno la prima serata; una fatica ampiamente ripagata almeno dall’ascolto di una canzone, non tanto per le qualità canore del suo autore che francamente, lasciano a desiderare, quanto per la crudezza del tema scelto e la delicatezza con cui è stato raccontato.

Lo aveva dichiarato Simone Cristicchi: “sul palco dell’Ariston porterò una canzone molto intima e poetica, che parla di quando nella vita, con il passare del tempo, diventiamo genitori dei nostri genitori e restituiamo loro tutto l’amore che abbiamo ricevuto. Quando sarai piccola è una canzone che nasce per indagare il rapporto, la relazione che c’è, tra genitori e figli, sul momento in cui questi due ruoli si ribaltano e quindi si diventa genitori dei nostri genitori”. E’ struggente l’esperienza del protagonista del testo, figlio di una madre colpita da emorragia cerebrale, che si trova ad assisterla come meglio può, affidando alle parole l’intimità del suo dolore, ricorrendo alla tenerezza nella speranza di rendere meno drammatico lo scorrere di un tempo che ormai perde le radici della memoria e può ricorrere solo al dono dell’amore, quell’amore incondizionato che una madre dona a un figlio e che questi le restituisce quando vita e malattia ribaltano i ruoli.

Un bellissimo e struggente esempio di cosa voglia dire “prendersi cura”, qualcosa che la nostra professione tenta disperatamente di mettere in pratica e che continua ad aver bisogno di buoni esempi, da chiunque possano arrivare anche da un cantante e dalla sua canzone.

Una riflessione sui ruoli certo ma anche sulla malattia. Le conseguenze dell'emorragia cerebrale, di cui canta Cristicchi, richiamano per certi aspetti, quelle di un'altra temibile malattia: l'Alzheimer. Entrambe compromettono in modo irreversibile le funzioni cognitive e l'autonomia della persona, portando i familiari ad assumere il ruolo di caregiver, in un processo doloroso e carico di responsabilità.

Un recente studio dell’Arizona State University pubblicato il 6 febbraio scorso, spiega che il problema principale che sta alla base del caos molecolare responsabile della malattia, risiederebbe in un malfunzionamento cellulare causato da strutture chiamate “granuli di stress” che bloccano l’attività di proteine essenziali nel funzionamento cellulare e portando al conseguente caos dell’attività genica e contribuendo alla degenerazione delle cellule cerebrali.

La nostra proposta, incentrata sulla rottura della comunicazione tra nucleo e citoplasma che porta a massicce interruzioni nell’espressione genica, offre un quadro plausibile per comprendere in modo completo i meccanismi che guidano questa complessa malattia”, dichiara il Prof. Coleman capo del team di ricerca. “Studiare queste prime manifestazioni dell’Alzheimer potrebbe aprire la strada ad approcci innovativi alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione, affrontando la malattia alle sue radici”.

L’impegno dei ricercatori è encomiabile considerato che solo in Italia questa patologia interessa circa 600.000 persone ma se il conforto di una cura ancora non esiste, le parole di Simone Cristicchi ci regalano almeno un po’ di calore e ci aiutano a sopportare meglio la crudeltà di questo male.

 

 

Andrea Tirotto